venerdì 27 gennaio 2012
Tullio Avoledo scrive per l'universo di Metro 2033
Ho visto questa recensione sul blog "Fantascienza e Dintorni" e ho deciso di riportarvi il link alla pagina.
Non ho ancora letto "Le Radici del Cielo", il romanzo dello scrittore italiano Tullio Avoledo immerso nel mondo creato dall'autore di Metro 2033.
La cosa interessante è che con Metro 2033 è nato un modo di scrivere a più mani dove autori di diversi paesi si chiedono: "Se in Russia ci fosse la guerra nucleare e le persone si rifugiassero nella metropolitana di Mosca, qui cosa accadrebbe?".
Ecco il link alla review!
Le Radici del Cielo - recensione.
mercoledì 25 gennaio 2012
In cammino - 3
precedente
« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente che l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sè, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »
« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente che l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sè, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »
(Mussolini al termine del discorso introduttivo nella seduta del Gran Consiglio)
venerdì 20 gennaio 2012
Articolo sul Manzoni dal blog di Gamberetta
Cari figlioli, vi do in pasto quest'articolo trovato sul blog di "Gamberetta".
Come scrive il Manzoni?
Io, a suo tempo, l'ho trovato interessante.
Ecco il link:
Il Manzoni scrive da cani
Come scrive il Manzoni?
Io, a suo tempo, l'ho trovato interessante.
Ecco il link:
Il Manzoni scrive da cani
martedì 17 gennaio 2012
Impermanenza
Horen Van Berg bussò alla porta di legno e attese.
La Terra era ancora bassa nel cielo e la metà superiore pareva coperta da una palpebra di buio. Le stelle vibravano in quel villaggio sperduto nel Mare di Cydonia.
Horen controllò che sulla cartella i fogli fossero ben posizionati, si aggiustò il tesserino sul risvolto della giacca e bussò. Di nuovo.
Finalmente qualcuno venne ad aprire. Una mano raggrinzita galleggiò dal buio, portandosi un odore di tulipani leggero, leggero.
lunedì 9 gennaio 2012
In cammino - 2
precedente
Due anni dopo l’ora delle “decisioni irrevocabili”, Fausto si trovava a dirigere i tiri di mortaio fra le colline di Menton, accanto a una bellissima villa settecentesca coronata dagli alberi. Era il 22 di Giugno e faceva un caldo secco, mitigato dalla brezza del mare che portava odori tanto simili a quelli della Sicilia, da far sorridere ad occhi chiusi il sergente. C’era il profumo dei limoni, anche se quelli erano striminziti in confronto ai giganti siculi; c’era l’aroma del gelsomino e delle more. Mancavano i fichi d’india e la zagara odorosa che tanto piaceva a quel ventenne alto e biondo come un tedesco.
Due anni dopo l’ora delle “decisioni irrevocabili”, Fausto si trovava a dirigere i tiri di mortaio fra le colline di Menton, accanto a una bellissima villa settecentesca coronata dagli alberi. Era il 22 di Giugno e faceva un caldo secco, mitigato dalla brezza del mare che portava odori tanto simili a quelli della Sicilia, da far sorridere ad occhi chiusi il sergente. C’era il profumo dei limoni, anche se quelli erano striminziti in confronto ai giganti siculi; c’era l’aroma del gelsomino e delle more. Mancavano i fichi d’india e la zagara odorosa che tanto piaceva a quel ventenne alto e biondo come un tedesco.
giovedì 5 gennaio 2012
Lo Spirito Gramo
Un esercito di disperati ondeggiava sulle colline di fronte alla Roccia del Drago, oltre la steppa di Gorodsz. Erano in gran parte umani, anche se fra i loro ranghi si vedevano elfi e piccoli gnomi dalle barbe lunghe e dal cranio massiccio.
Caprone di Corvazia si trovava là in mezzo, ubriaco dalla sera prima, a impugnare uno scudo senza emblemi e reggere una lancia di metallo scheggiato.
Il vento gli scompigliava i capelli in onde d’alga marina e il sole polare lo costringeva a tenere gli occhi chiusi innanzi alla morte.
Aveva sulla bocca e sulla guancia il rossetto di una signora e sul collo, segni di baci ardenti. I calzoni erano legati alla meno peggio, stretti da una corda sotto i rotoli della pancia. All’altezza del cavallo aveva un piccolo strappo di cui non s’era accorto. Il membro virile gli doleva in modo furioso, tradendo l’opera d’una qualche meretrice.
mercoledì 4 gennaio 2012
Canto di lince
Era per via dei libri.
Aveva letto tanto e in modo diligente; aveva assimilato, appreso. Poi gli era venuta voglia di sognare, di vedere le cose “da un’altra prospettiva”, come il padre lo aveva sentito chiamare la follia, tempo addietro.
Ora stava sellando Erwin e si preparava ad affrontare il viaggio.
Da mesi, la moglie lo sentiva ripetere le stesse cose: che i vicini, a un giorno di cavallo, avevano addestrato un piccolo mastodonte e che ora, diventato adulto, lo avrebbero sicuramente ucciso e mangiato.
«Non possono tenerlo.» disse, mentre stringeva il sottopancia dell’asino. «Mangia come venti mucche!» aggiunse.
«Se è vero quel che dici,» intervenne la moglie, stringendosi nello scialle, «come faremo noi? Cosa gli daremo da mangiare?»
Lui scosse la testa.
«Non capisci.» fece.
«Ogni volta che vai dal vicino ho paura: è un viaggio lungo.»
«Non capisci.» ripeté lui.
La moglie fece un sospiro. Non capisco, pensò, sì, è per via dei libri.
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