Di pomeriggio, quando tutti
dormivano, il bambino s’annoiava e voleva giocare. Spesso, allora, dopo che la
mamma l’aveva messo a letto, lui saltava in piedi e camminava per la casa
silenziosa.
Era una grande e bella casa, con
le persiane di legno chiaro bloccate da piccoli oggetti che il nonno chiamava
“Anitaegaribaldi”. Si trattava di teste in ferro montate su una sorta di perno.
Si bloccavano e sbloccavano, trattenendo le ante delle persiane.
Durante il pomeriggio, al bambino
non era permesso di uscire. Il papà aveva detto che bisognava stare dentro. Lui
allora si metteva dietro le persiane chiuse e guardava le lame di sfolgorante
luce entrare dalle scalette.
Dentro quei fasci c’erano una
miriade di cose piccolissime che il bambino chiamava “pelucchi”; sembravano
nuotare nell’aria, lentamente, per poi svanire una volta usciti dai confini del
fascio.
Quel giorno, si mise a disegnare.
Mise un bel foglio bianco – come gli piacevano i fogli bianchi! – sul tavolo da
pranzo e afferrò dalla solita mensola l’astuccio delle matite. Ne scelse una e
pensò a cosa avrebbe disegnato.
Frattanto, dall’altra ala della
casa, spuntò il nonno. Era un uomo robusto, che il bimbo aveva sempre visto in
camicia e jeans.
Aveva degli splendidi occhi
azzurri e un naso bello grosso. La forma del volto ricordava quella del papà,
ma la bocca era diversa, più sottile.
Nel vederlo, il nonno sorrise.
«Qua sei?» domandò. Il suo tono era come un alito di vento brioso che da
leggero si trasformi in una corrente fresca, d’aria di mare.
«Che fai? Disegni?» chiese al
bambino.
Lui annuì «Però non so cosa.»
disse. «Forse disegno il Sole.» aggiunse. Il nonno sorrise e si sedette.
D’un tratto il bambino lo guardò.
«Nonno,» chiese, «com’è che c’è il giorno e la notte?»
«Com’è?» fece il nonno. Poi prese
una mela rossa dal cesto di frutta in mezzo al tavolo.
«Si, com’è?» disse il bambino.
Il nonno alzò la mela, tenendola
nel palmo della mano bianca, dalle ossa fini. «Immagina che l’indice della mia
mano sinistra sia il Sole.» disse, muovendo la mano libera. Con l’altra fece
ruotare la mela. «La Terra
gira,» disse, «e il sole rimane nello stesso punto… non è proprio così, ma ti
aiuterà a capire.»
Con l’indice della sinistra,
puntò la mela, che intanto girava. «Ora pensa: noi siamo su una delle facce
della mela e questa gira, perciò ad un certo punto, ci troviamo illuminati dal
Sole, ma… »
«Ma dopo, no!» disse il bambino,
spalancando gli occhi.
Il nonno sorrise. Il bimbo gli
guardò i capelli, quei bellissimi fili bianchi, sempre pettinati all’indietro.
fine
Ovviamente non l'ho scritto adesso: non ne avrei avuto il tempo.
RispondiEliminaRisale al 2010 e fa parte di una serie di esercizi di scrittura che mi ero messo a fare. Ne ho altri così.
Li ho ritrovati oggi guardando tra le mie vecchie cose.