Che dire...
ah, qui non metto immagini: sono pigro e non ho voglia di cercarle e caricarle.
Non metto nemmeno hyperlink.
in Italia leggono in pochi - e questo è assodato dai vari sondaggi - e leggono stronzate.
La gente non legge fantascienza che, secondo me, è il genere principe della letteratura. La fantascienza (sotto miliardi di nomi) va forte nel mondo anglofono e, come posso constatare da ciò che ci arriva di cinese, anche in quel mondo lì.
In Germania andava bene - spero vada bene ancora - con Perry Rhodan (una saga lunga come una madonna e che credo duri ancora oggi). Nei paesi culturalmente sottosviluppati come quelli del sud Europa (Grecia, Spagna, Italia e Portogallo) va male, nel senso che non se la incula nessuno, così come l'Heavy Metal, per esempio (altra mia grande passione).
Beh, paradossalmente, ho incontrato più metallari (lì si chiamano jevis) in Spagna che in Italia, anche se in Spagna va forte la "maquina" ossia la musica da discoteca tunz tunz.
Nei nostri paesi sottosviluppati non c'è la cultura del rock, non c'è la cultura della liberazione, l'Heavy Metal non attecchisce, ma la gente ascolta tonnellate di cazzate, cazzate e cazzate su cazzate. Ma perché? L'Heavy Metal fa cagare? A me no, ma al pubblico non dovrebbe far cagare più di quanto non faccia cagare il rap-trap che c'è adesso o non facesse cagare la tunz tunz techno degli anni '90.
Boh, in Italia non c'è cultura. Infatti dico "paese sottosviluppato a livello culturale". C'è la cultura dell'Inter o del Milan, di guardare alla pay-tv ventidue milionari che rincorrono un pallone. Che rottura di coglioni, mammamia.
Arriviamo alla letteratura.
Quindi: fantascienza, zero. Un mio caro amico mi ha detto che, durante la sua classe di scrittura (oggi tutte parole che finiscono con "ura") un docente gli ha detto "La fantascienza in Italia non vende". Okay, ho capito, ma se io voglio scrivere di fantascienza come faccio? Devo rinunciare al mio genere preferito per scrivere di partigiani e Mussolini e commissari Montalbani o ispettori De Luca vari per sperare (sperare, eh!) di vincere qualche concorso, farmi vendere e farmi leggere?
Figa, vorrei (perché ho bisogno di soldi) ma non ci riesco. E' più forte di me, non riesco a mettere insieme due frasi o meglio, riesco, ma mi annoio subito e dico "ma che è 'sta merdata?"
Magari quando avrò settant'anni scriverò la storia di un settantenne che si lamenta del governo e che va a mangiare il salame e bere il vino dagli amici (ed è questo il tenore della letteratura italiana odierna) ma ora, no.
Il problema è questo: dal dopoguerra, da quando siamo diventati colonia degli USA e del Regno Unito, alla nostra creatività è stato messo un freno e allora tanti saluti a romanzi come L'Anno 3000 di Paolo Mantegazza, perché l'italiano non crede più in se stesso. L'Italia non crede in se stessa.
Pensateci: siete uno scrittore di fantascienza e dovete scrivere di un'invasione aliena. D'istinto l'ambientereste a New York, in USA o, salcazzo, in Giappone. Vi verrebbe mai di ambientarla a Casorate Primo, magari con un pensionato d'origine napoletana come protagonista? Mai, perché vi verrebbe da ridere. Che reazioni avrebbe un pensionato d'origine napoletana durante un'invasione aliena a Casorate Primo?
Boh.
Ci sono quelli che ci provano, timidamente, più o meno. C'è The Jackal con Addio Fottuti Musi Verdi ma, anche lì, l'invasione aliena non può che essere vista in salsa comico maccheronica italiana, perché gli anglofoni ci hanno limitato la creatività, il credere in noi stessi, il futuro letterario.
C'è il meno timido Lo chiamavano Jeeg Robot, molto bello. Meno timido perché credo sia figlio della notorietà del registra, dei produttori e dei soldi di budget a disposizione.
C'è una serie tv di zombie ambientata in Sardegna. Devo provare a guardarla. E' che hanno rubato anche la fiducia a noi italiani nei nostri connazionali. Io, quando vedo un libro di fantascienza scritto da un italiano sconosciuto, non lo prendo in considerazione - sbagliando - perché d'istinto penso sia una cagata.
In Italia vieni pubblicato e - forse - puoi mangiare col tuo lavoro di scrittore, solo se parli di partigiani, di antifascisti, di commissari che bevono vino e fanno indagini in paesini di chiccazzotesencula, di immigrazione, di servizi segreti, di mafia, di pane e salame.
E allora la letteratura d'evasione? dov'è?
Se mi devo leggere un romanzo con su scritto quello che faccio ogni giorno, cioè andare al lavoro, rompermi i coglioni e pagare le bollette, che cazzo di romanzo è?
Se mi devo leggere l'ennesimo romanzo sull'ispettore che indaga in una Milano fumosa o in un paesino del centro Italia in mezzo a reminiscenze di partigiani e gente che "beve il buon vino" che cazzo di romanzo è?
A me 'ste cose rompono i coglioni. Mi annoiano. Mi sfasciano proprio il cazzo.
Ora, voglio e non voglio fare pubblicità, ma Alessandro Girola e tutti gli scrittori che gli ruotavano e gli ruotano attorno, sono un bello strappo alla regola della limitazione di creatività. Scrivono cose che voglio leggere (anche se compro loro poca roba perché ho pochi soldi) e sono bravi, sono professionisti.
Io, per dirne una, ho l'archivio del PC pieno di romanzi di fantascienza post-apocalittica che ho scritto negli anni e che regolarmente non vengono cagati di pezza ai vari concorsi. Non credo sia perché scrivo di merda (non credo di scrivere di merda) ma per la ragione che ha voluto questo articolo: i romanzi vincitori di 'sti concorsi sono sempre del tipo "La tizia a cui viene un ictus e che deve ricostruire la sua vita" o "Il tizio che scopre i segreti del nonno durante la guerra di Libia" o "Il tizio che spaccia marijuana e viene arrestato dagli sbirri ma ha il padre poliziotto" e chissenefotte, Cristo Dio!
Ok, mi direte: manda i tuoi romanzi ai concorsi adatti per il tuo genere. L'ho fatto alcune volte, ma devi iscriverti, spendere soldi e poi, in alcuni casi, mandarli in cartaceo (fortunatamente casi più unici che rari) e poi c'è che sono pigro: amo scrivere (lo faccio ogni giorno) ma odio iscrivermi ai concorsi, formattare e spedire.
Comunque... tutto ciò per dire...
LEGGETEVI I LAVORI DI:
Alessandro Girola
Moreno Pavanello
tanto per cominciare.
Roba buona, ragazzi.
Ah, e il mio amico Stefano Tevini!
Invece, se volete stare sul tema saggio di cazzi profondi vissuti, vi consiglio S-21 di Piergiorgio Pescali.
Saludos!
Nessun commento:
Posta un commento