venerdì 10 gennaio 2014

Li pecuri de Valle Renia - racconto




Su da Valle Renia, l’aria odorosa di terra e gli sgorbi di vapore che s’alzano dai quarti dei muli; lo sferraglio dell’armatura e degli strumenti legati alla groppa.
Nell’aria gelida che finge inverno, i piedi di Andrea raschiarono la terra e il suo sguardo si posò sul viola delle prime campanule e sul rosso degli steli d’erba ancor bruciati dal freddo.
La schiena di Niccolò della Torraccia era coperta da un mantello e divisa da una spada infoderata. La testa era nascosta dalla cuffia sporca e una lancia enorme scandiva il passo, a mo’ di bastone.
Nella nebbia, come lamenti dei morti, belati di pecore scivolarono flebili sulle ossa della terra, raggiungendo Andrea in quella specie di sonno che consumava in piedi.
Un picchio tambureggiò sul tronco d’un acero enorme, lasciando impassibile Niccolò e attirando l’attenzione di Andrea.
«Quanto ancora, gran siniore?» domandò Andrea, inspirando nebbia.
Niccolò puntò la lancia. «Trovasi colà la Torraccia, frate. Domus mea
Come evocata, essa spuntò dai nodi di bruma. Era alta e sbreccata: a forma di corna di diavolo. Stava al margine più orientale di Valle Renia.
«Lo ultimo territorio cristiano.» disse Niccolò.
Poi rimase in silenzio per lungo tempo.

mercoledì 8 gennaio 2014

Il drago: fenomeno sociale



Prendiamo un maschio adulto di montagna: esso sarà lungo dai sei agli otto metri e arriverà alle due tonnellate. Un drago del genere avrà il dorso di un colore uniforme e possibilmente scuro, questo perché non ha più bisogno di “far paura” agli eventuali predatori, come da cucciolo.
Se n’è parlato un sacco, dei draghi. L’evoluzione li ha fatti adattare ai cambiamenti del nostro mondo e oggi, etologicamente, possiamo chiamare i draghi “terrestri”, proprio come l’uomo o come un coniglio, un cane, un gatto. Terrestre non è un sinonimo applicabile esclusivamente a noi, ma ha uno spettro più ampio. E dunque include il drago.
S’è già detto della particolare vescica dei draghi. La natura li ha dotati di quest’organo che serve ad accumulare gas (idrogeno e metano) liberato dai batteri dello stomaco, batteri speciali, presenti solo nel corpo del drago. Tali batteri sono capaci di trasformare in gas il cibo e la roccia ingeriti dall’animale. È proprio questa vescica, piena d’idrogeno, ad aiutare il drago nel volo, perché in effetti esso non rispetta in alcun modo le proporzioni ala-corpo stabilite dalla natura per volare. Le ali del drago, cioè, sono troppo piccole per il suo corpo e la sua massa. Se non fosse per la vescica riempita d’idrogeno, il drago non volerebbe. D’altronde, esso non sa di non poter volare, un po’ come il bombo.