mercoledì 9 febbraio 2022

Armilla Meccanica, Nel Cielo - recensione del romanzo di Fabio Carta

Di Fabio Carta, nato nel 1975 a Roma, ricevetti, anni fa, il primo romanzo della saga Arma Infero. Ne feci la recensione, anche se non ricordo se lo recensii positivamente o meno. Una cosa che ricordo, però, è la sua profonda capacità di worldbuilding, che è presente anche in questo Armilla Meccanica, Nel Cielo, primo di una serie di libri. Ed è proprio il worldbuilding il punto di forza del romanzo. Dalle pagine iniziali, infatti, si viene travolti dal mondo di Moa-B e del Metrobubble, una città futuristica della ConTrop, cioè la Cornurbazione Tropicale (forse potremmo associarla a una nazione). Piano piano, ci si immerge nella rivelazione della politica e della società di questo angolo della Via Lattea immaginata da Fabio. Un romanzo di fantascienza, quindi in cui uno dei primi personaggi che incontriamo è proprio un nativo del Metrobubble, un umano “transgenere e poli-amoroso”. Credo che questo primo impatto sul lettore sia uno dei punti di forza del libro, perché Fabio racconta del nostro mondo, della sua società in evoluzione, attraverso la lente della fantascienza. Vediamo la Ur-Montagna, che a me ha ricordato tanto una delle città-formicaio della lore di Warhammer 40K, dove Anahata, il transgenere della Metrobubble, ha il suo squallido e sudicio appartamento. Abbiamo anche molto “cyberpunk”, di fatti i personaggi utilizzano dello “smartwear” e interfacce neurali e cibernetiche, con connettori, come nei migliori romanzi del genere. Vediamo anche il Meklord coi suoi mek, dei robot da combattimento, spinti dall’energia dei Lambda-Core, ma sentiamo anche l’eco del ChainCrack, ossia la terribile recessione che, secondo la narrazione di Fabio, travolse tutto quel mondo ricco e ipertecnologico per farlo diventare più simile allo sprawl urbano e multi-planetario di opere alla Altered Carbon, per intenderci. Il ChainCrack mi richiama alla mente un qualcosa relativo alle criptovalute (la grande bolla del nostro secolo) e al loro sistema di blockchain, mentre la presenza di Anahata, fra i protagonisti, assieme alla lore del Meklord e dei mek, mi ha ricordato persino 2700 un grande, e forse dimenticato, fumetto italiano, ideato da Manfredi Toraldo, di impronta fantasy, ma con inserimenti tecnologici.
Che dire, ho apprezzato tutte le 369 pagine di Armilla Meccanica che, tra l’altro, è edito da Inspired Digital Publishing, una casa editrice che pubblica libri di giovani autori in formato digitale. Un plauso, infatti, alla casa editrice per il layout di copertina e interno, cosa che già contraddistingueva le produzioni di Fabio fino dal suo romanzo d’esordio, ossia Il Mastro di Forgia della serie Arma Infero.
Anche se le seguenti informazioni potreste recuperarle dalla sua biografia, mi fa piacere aggiungere che Fabio ha anche scritto e pubblicato un romanzo a quattro mani, Megalomachia, edito da Delos Digital, Collana: Robotica, nel 2016 e ha partecipato a un’antologia steampunk, dal titolo “Penny Steampunk” edita da Vaporosamente, assieme ai grandi della fantascienza moderna italiana, come Dario Tonani (Cronache di Mondo9).
Saludos!

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