Ancora pioggia. Lucio guardò
fuori dalla finestra: c’era una cappa nera, divisa dalla terra per mezzo d’una
striscia di cielo azzurro. Ai margini alti del cielo si vedeva un’aura dorata. Coni
neri, esili, cadevano dalle nubi come lacrime e finivano sulla terra,
incorniciati da sfondi grigi di cateratte colossali e lontane.
Lucio sentì freddo e,
rabbrividendo, tentò di dominarsi, di non cedere allo sconforto.
Quando di un fenomeno
nuovo parlano tutti i media è preoccupante, ma quando non ne parla più nessuno
è peggio.
Cinque anni senza
primavera, né estate: erano raccolti in un trafiletto in fondo al giornale. Sulla
prima pagina si parlava P. Land.
Promised Land
era un pianeta e gravitava come una biglia per bambini nel cielo. Ora stava
proprio lassù, dietro le nubi, assieme a Kaufner, il suo creatore.
Sam Kaufner, classe 2002,
cittadino britannico, proveniva da una facoltosa famiglia ebrea. I giornali
parlavano della sua ascesa al potere nei media, nelle industrie dei servizi.
S’era a conoscenza che
avesse partecipazioni nelle banche di mezzo mondo e possedeva ben tre club
calcistici, due scuderie di formula 1 e quote delle principali aziende belliche
occidentali.
«Kaufner … » disse Flavio,
entrando in ufficio e sbattendo sulla scrivania un giornale, «lo sai che s’è
costruito quel minchia di pianeta per non pagare le tasse?»
Lucio alzò un
sopracciglio: «E gli danno il Nobel per la Pace e la laurea ad honorem in
comunicazione! Mavaffanculo!» disse.
«Sì, ma lo sai che è il
suo pianeta a fare ’sto casino?» domandò Flavio.
«La pioggia?» chiese
Lucio.
«Ma minchia! Non te ne
accorgi? Quant’è che non vediamo l’estate? Ma lo sai che le maree si sono tutte
sballate da quando quella merda è entrata in orbita?» Flavio si piegò in avanti
e giunse le mani all’altezza del mento, poi girò la mano sinistra ed
estroflesse un dito, toccandolo con l’indice della mano destra, e cominciò a
elencare varie catastrofi:
«E lo tsunami e lo
spostamento dell’asse terrestre e la tempesta di ghiaccio in agosto e le api
affanculo e il freddo e l’umidità e tutti i cazzo di terremoti … ma non te ne
rendi conto?»
«Guarda che lo so, Fla, lo
so.» disse Lucio, «è solo che non ce la faccio più … con ’sto cazzo di lavoro, ’sto
tempo di merda!»
«E tutto il casino
economico?» riprese Flavio, facendo due rapidi passi e andando alla finestra. Batté
la punta di un piede contro il vetro e guardò una tromba d’aria nera formarsi
dalle nubi e scendere.
«Sì, beh, chiaro: colpa di
quello stronzo.» disse Lucio, «Sua e dei suoi amichetti, quelli che fanno i
giochini finanziari.»
«Sì ma qui non c’è più
governo, Lucio, non c’è più un cazzo, siamo allo sbando e fortuna che noi
abbiamo un lavoro, fortuna! Tutti gli
amici di quello stronzo hanno trasferito le ditte sul pianeta, ma ti rendi
conto? S’inculano miliardi e non pagano una lira! E ’sto governo che fa?»
«Hey!» la porta si aprì e
nell’ufficio entrò Roberto, ammiccò e disse, in maniera pacata, «Cazzo … ma
Francia e Gran Bretagna hanno dichiarato guerra a Promised Land.» lo disse corrugando un poco la fronte e sfiorandosi
con l’indice la zona tra il mento e il labbro inferiore.
Fine.
Carino! :-D
RispondiEliminaVedo che anche da te l'estate tarda ad arrivare...
Il Moro
Quant'è figa quella roba di Zagooooor!!
EliminaEh Moro hai ragione, qua pare di vivere in cyberpunk dove piove sempre! A un certo punto ho detto: mo' scrivo una storia per esorcizzare 'sto tempo di merda!
Saludos!