Dov'è Joker capitolo 3 by Marcello Nicolini is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.
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Ci vorrebbe il Joker, pensò Batman rinchiuso in una prigione della contea.
«Possibile che nessuno dei supercriminali si sia ispirato a lui?» chiese, ad alta voce. Era seduto sulla branda, ingobbito come un gigantesco pipistrello.
Alfred dormiva della grossa, sull’altra brandina.
«Il Joker appare sul numero uno di Batman del … del ’40. Il suo aspetto è colpa d’una vasca di acqua di scarico inquinata di sostanze chimiche di scarto dov’è caduto a causa mia.» disse.
Alfred si girò di lato e lasciò andare una leggera flatulenza.
Batman si diede un pugno sulla maschera. Non gliel’avevano fatta togliere per qualche misterioso motivo.
Si stava ancora lambiccando il cervello, quando apparve un uomo accompagnato dagli sbirri.
Era molto alto e magro – anche se più in carne di Alfred – e aveva un aspetto singolare. I capelli erano fili biondi pettinati all’indietro e la faccia era lunga, col mento leggermente appuntito. Gli occhi erano azzurri e grandi.
Quando sorrise, il cuore di Batman perse un colpo.
«Il Joker!» si lasciò sfuggire.
«Buongiorno, signor Kane,» disse l’altro, «ah, aprite la cella e fateli uscire.» aggiunse, rivolgendosi ai poliziotti.
«Non è lei a dare ordini qui,» fecero loro. Tuttavia uno degli sbirri si avvicinò alle sbarre della cella, tirò fuori una chiave e aprì.
«Siete liberi,» disse il poliziotto.
«Ho pagato io la cauzione,» riprese il Joker, «ma permetta che mi presenti, signor Kane. Sono Paul Schiff, il suo avvocato.»
«Io non ho un avvocato.» disse Batman.
Schiff circondò le spalle del Giustiziere con un lungo braccio e gli sorrise, mentre gli sbirri andavano a svegliare Alfred.
«Da adesso, sì. Vede, mio padre e il giudice hanno avuto lo stesso rabbino: Mordecai Kahn.» spiegò Paul.
«Mio … padre!» disse Batman.
«Già, perciò il giudice ha fissato una cauzione ridicola, che io ho pagato subito.» fece l’altro.
«Ma come ha fatto a sapere che ero qui?» domandò Kevin.
«Il giudice l’ha detto al rabbino capo che l’ha detto a me.» fece Schiff.
«Grazie. E quanto le devo per la cauzione?» chiese Batman.
«Mille dollari. Me li restituirà con comodo.» fece l’altro.
Il Giustiziere deglutì sotto la maschera: menomale che era una cifra ridicola! Il mio conto in banca ammonta sì e no seicento dollari.
«Hey Spike!» Alfred era stato svegliato dai poliziotti e ora camminava con le mani in tasca dietro Paul e Kevin.
«Lei dev’essere il maggiordomo inglese!» fece l’avvocato.
«Piacere, vuole comprare una vocale?» domandò Alfred.
«Uhm, no.» fece Paul.
«Lei sarebbe perfetto per fare il Joker,» disse Alfred, d’un tratto, studiando il viso di Paul.
«Ah, sì? E chi è questo … Joker?» domandò l’avvocato.
«Beh, ha mai letto Batman?» domandò Alfred.
«No, ma mio padre ne è un grande appassionato e colleziona fumetti. Pagherebbe un occhio della testa per avere un’edizione del ’39.» spiegò Paul.
«Già … » Batman mugugnò, chinando il capo.
«Si da il caso che Spike abbia proprio il fumetto che fa per lei, signor Joker. Il numero ventisette del 1939.» intervenne Alfred.
«Ma davvero?» chiese Paul, alzando un sopracciglio, «Che combinazione! È proprio quel che cerca mio padre!»
«Quando sarà il processo?» intervenne Batman.
«Il 30 di questo mese.» fece l’avvocato, «Il primo processo, mentre il secondo … il quattro.»
«Il quattro Luglio? Mi processeranno il quattro Luglio?» sbottò l’Uomo Pipistrello.
Paul allargò le braccia e sorrise.
«C’est la vie.» disse.
Uscirono alla luce del sole. Batman sudava nel costume. Cercò la sua auto nel parcheggio della stazione di polizia, ma non la vide.
«Dov’è la Batmobile?» chiese all’avvocato.
«Oh, gliel’hanno requisita e hanno annullato la sua patente, signor Kane.» spiegò Paul, «inoltre si ricordi che non può lasciare lo stato fino al processo.» aggiunse.
«Ora, se vuole, le chiamo un taxi.» si offrì Schiff.
«Me lo chiamo da solo, grazie.» disse Batman.
Sfiorò l’orecchio, accese il dispositivo incorporato nella maschera e chiamò il taxi. Poco dopo lui e Alfred furono raggiunti da una Ford della Pacific Cab.
«Mi terrò in contatto con lei, signor Kane!» disse Paul Schiff.
Batman stava per salire in macchina, quando si fermò e si avvicinò all’avvocato.
«Quanto pagherebbe suo padre per … per il fumetto?» domandò.
«Oh,» fece Schiff, «più d’un milione di dollari … signor Kane.» rispose.
L’Uomo Pipistrello deglutì e salì in macchina. Alfred, che aveva sentito tutto, gli sorrise e gli disse:
«Mazel tov!»
A Batman venne voglia di dargli un pugno.
Più tardi, finalmente al 1700 di Rosecrans Street, Kevin si rintanò nella Bat-caverna e si mise al computer. Cercava informazioni su Paul Schiff. Voleva vedere se Schiff fosse o meno un bravo avvocato e quanti processi avesse vinto.
Quel che trovò gli diede da pensare. Perché su un sito – dopo molte ricerche – vide una foto di Schiff con Hal Salazar delle Industrie Salazar.
Salazar era il responsabile dello sviluppo della Teleforce. E la Teleforce aveva creato i “super”, uccidendo per sempre il mondo dei fumetti. Perché Schiff aveva contatti con Hal Salazar?
«Hey Spike!» la voce di Alfred rotolò giù nei recessi della caverna. Batman non rispose.
«Spike!» continuò il maggiordomo.
«Va’ via!» grugnì Kevin.
«Ho trovato notizie sul tuo fumetto sai? Pare che gli esperti gli diano un valore di un milione e settantacinquemila dollari. Dicono che valga così tanto da quando, cinque anni fa, la DC Comics è fallita.» spiegò Alfred.
Per Batman fu un niente arrivare su in casa e prendere il maggiordomo per il collo. Alfred reggeva un portatile Apple che gli cadde di mano.
«Sanguinario Inferno!» esclamò.
«Cos’hai detto?» ruggì l’Uomo Pipistrello.
«Ho detto: “sanguinario … ”.»
«Non quello! Cos’hai detto prima … »
«Oh! Che la DC Comics è fallita cinq … »
«Cinque anni fa … già … e come diavolo riesce a citarmi in giudizio?» domandò Batman.
«Beh, ti fa consegnare la citazione dal fattorino, no?» azzardò Alfred.
«Già … e quel fattorino non mi ha chiesto di firmare nessuna ricevuta. È necessario perché la citazione abbia corso legale … e invece … » la frase di Kevin rimase in sospeso.
Alfred mise una mano sulle dita di Batman e cercò di togliersele di dosso.
L’Uomo Pipistrello lo lasciò andare, mise una mano sotto il mento e iniziò una lenta passeggiata per casa.
Con lo stivale corazzato schiacciò inavvertitamente l’Apple di Alfred.
«Sanguinario inferno!» sbottò il maggiordomo.
«Già … » disse Batman, «La citazione è falsa e probabilmente lo è anche il fattorino.»
Squillò il telefono.
«Vado io!» disse Alfred. Il maggiordomo corse trotterellando in cucina e afferrò la cornetta.
«Ciao. Casa di Batman.» disse. Poi mugugnò qualcosa e rispose una sequela di “sì, certo”, prima di riappendere.
«Beh?» domandò Kevin.
«Oh, è la banca. Chiedono il saldo immediato dei debiti, capo.» sparò Alfred.
«Allora non mi hanno accettato la proroga … » disse Batman con un tono di sconforto nella voce.
«A quanto ammonta il debito?» domandò il maggiordomo.
Batman ci mise un intero secondo per rispondere, poi fu con voce cavernosa che disse: «Un milione e settantacinquemila dollari.»
... continua
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