Come editore e direttore editoriale dovrei passare il
tempo a leggere gli scritti che aspiranti scrittori – che gioco di parole! – ci
sottopongono – ci perché siamo in due, io e il mio socio Valerio Villa.
Come scrittore sono spinto a scrivere.
Come spettatore sono impegnato a guardare Super PowerBeat Down.
Come navigatore d’internet sono impegnato a leggere il
Dottor Manhattan.
Come lettore sono spinto a leggere, leggere e leggere.
Ho iniziato a 14 anni col mio primo libro, “Il Gioiellodella Morte” di MichaelMoorcock – quant’era bello! – e continuo ancora oggi leggendo di tutto, persino
gli Harmony. Ci tengo a precisare che sto leggendo gli Harmony per avere una
conoscenza a tappeto su ogni tipo di letteratura, anche questa, e che non li ho
pagati ma li ho trovati in un cestino della carta straccia in ufficio.
Recensisco la parte “1937” perché è l’ultima che ho letto
in ordine cronologico e la ricordo meglio. Le altre – 1935 e 1936 – avendole lette
mesi fa si sono un po’ troppo sbiadite nella mia memoria.
Premetto che è un prodotto tecnicamente professionale.
Alex scrive bene in maniera fluida e chiara. Il lettore riesce ad avere un
quadro cristallino degli eventi pur essendo la trama molto ingarbugliata grazie
alla sua veste fantapolitica.
Alex è un maestro nel dipanare il filo d’Arianna che lega
ogni protagonista all’altro e ogni vicenda a quella precedente e successiva.
Anche nei momenti in cui non c’è azione, Alex è capace di
tenerci incollati al monitor a leggere.
Prometeo e la Guerra è un prodotto che sarebbe da
ampliare in alcune parti – ci sono passaggi descrittivi abbozzati, dove invece
il lettore “vorrebbe” vedere quel che succede.
I tre libri – a mio parere – andrebbero unificati sotto
il titolo “Prometeo e la Guerra” in modo da ottenere un bel volume.
Alex riesce a dare profondità a ogni personaggio –
perfino alle comparse – e a farci affezionare a loro.
Qui di seguito, alcuni punti dove ho fatto considerazioni
tecniche:
Qui sembra che il generale Dempsey ignori il freddo. Allora
perché ha indossato un trench sopra l’uniforme?
“Vestiva un trench
indossato sopra
l’uniforme
dell’Esercito e aveva un aspetto da tipico gentleman
britannico. Sul
mare, di notte, anche ad agosto spirava una
brezza assai
fresca, ma entrambi la ignoravano.”
Questo passaggio è troppo rapido e scarno. Avrei voluto
vedere le Frecce in volo e invece no.
“Infatti si
levarono in volo alcuni Spitfire dotati di
cervello
assemblistico: niente più che encefali umani impiantati
su una struttura
meccanica ed elettrica, coordinati l’un l’altro
grazie al raccordo
dei conduttori inventati da Ugo Tiberio.
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I caccia fecero il
loro dovere, spazzando via ciò che rimaneva
delle batterie
costiere già impegnare a rispondere al fuoco
di fila di
incrociatori e cacciatorpediniere.”
Tesla fa però un po’ la parte dello scienziato che è contro
la guerra ma costruisce un’arma bellica. Uno stereotipo. Sinceramente mi sta
sulle palle e gli preferisco Von Frankenstein.
László Almásy mi
piace. Mi ricorda Fiennes ne “Il Paziente Inglese”.
Questa scena è bellissima. Bravo Alex! C’è qualche refuso
come il “non c’era dubbio che si trattava”.
“A un certo punto
l’automa tese la mano sinistra, quella
disarmata. Tutti,
Enrico compreso, si ritrassero di qualche
passo. Anche se i
Leoni erano sotto controllo, destavano pur
sempre una certa
impressione. Il comandante Balaban, duca
croato dotato di un
desueto senso di aristocratica superiorità,
fu l’unico a
rimanere immobile, con le mani intrecciate dietro
la schiena. Almásy
tese a sua volta la mano verso la creatura.
Umano e robot si
sfiorarono reciprocamente il dito
indice. Proprio
come facevano Adamo e Dio nell’affresco
michelangiolesco.
Enrico osservò la scena a occhi spalancati.
Non c’era dubbio
che si trattava di un gesto spontaneo da
parte
dell’assemblato. Un gesto emotivo e umano. A dispetto
del fumo acre che
l’automa spurgava dalla schiena e dei pezzi
metallici che
componevano il suo corpo, era senz’altro dotato
di intelletto e
sentimento.
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Il contatto durò
solo un paio di secondi. Quando si voltò,
il conte aviatore
aveva gli occhi lucidi. «Ho visto abbastanza.
Ora sono più
sereno.»”
C’è però poca azione. E alcuni passaggi vengono
descritti, non fatti vedere. Manca il profumo delle cose. Che odori sentono i
personaggi?
L’attacco alla Corsica viene descritto in maniera troppo
sbrigativa.
Anche l’intervento dei Leoni contro i Focke-Wulf è solo
descritto in maniera rapida e non fatto vedere.
Bello l’incontro tra Tesla, Clelia e il supervisore d’assemblati.
Bello anche l’incontro col tenente Westhoff tedesco.
Questo passaggio è molto bello:
“«E gli inglesi?»,
aggiunse poi Westhoff, visto che Clelia
gli dava spago,
ribattendo alle sue considerazioni. «Il loro
fascismo è
ributtante e pericoloso quanto il socialismo, dalla
cui costola tra
l’altro deriva. Il peggior crimine di Mosley è
quello di aver
creato dei futuri dittatori incattiviti con il mondo.
Guardi Mussolini:
un ex maestro di scuola, proprio come lei,
che rischia di
prendere il possesso del Regno d’Italia, insieme
a un gruppo di
picchiatori, di reduci inviperiti e di mezzadri
arricchiti. Che
genere di governanti potranno mai essere?»”
La seconda parte è molto più bella, il ritmo è diverso e
si vedono molte scene d’azione ben descritte, ben congegnate. Il personaggio di
Clelia acquista risalto ed è ottimo l’inserimento – anche se breve – di Maschera,
un assemblato.
I fascisti inglesi sono descritti così bene che fanno
paura!
Bella l’entrata in scena di Guderian e Capitan Germania! Bella
anche la sua “foto”.
Non guasterebbe una foto degli Smilodonti – Buoi.
Mi sono preso male perfino per il povero Mustacchi,
mutilato di un orecchio da un colpo di fucile. Soffrirà sicuramente di acufene!
In conclusione “Prometeo e la Guerra” è ottimo sotto ogni
aspetto. Mi piacerebbe vederlo “riunificato”, scevro di refusi – pochi, certo –
e ampliato in alcune parti. Mi piacerebbe “vedere” le Frecce in volo e i Leoni
in azione.
I “Buoi” – poveretti – hanno poco spazio.
Il finale andrebbe ampliato di molto.
E dulcis in fundo, mi piacerebbe stringerlo tra le mani
come un bel libro di carta.
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