lunedì 20 agosto 2012

Gli spettatori




Il rombo dell’F-35 precipitò come un tuono senza fine sulle teste dei bagnanti ancor prima che l’aereo comparisse alla vista. Il pilota diede uno sguardo al litorale: c’erano cale e calette gremite di gente e ombrelloni colorati. Prima di virare verso Nord e sganciare una bomba atomica su Bari, l’uomo pensò alla prossima licenza.


«Guarda!» fece Eros con una mano di taglio sulla fronte, «un aereo.»
«Dove va?» chiese Erica, alzando la testa e schermandosi gli occhi.
«Bari, credo. È ancora pieno di zombi laggiù.» rispose Eros.
«È sempre pieno!» disse Erica, sorridendo.
«Ci pensi mai a come doveva essere senza di loro?» le chiese Eros. La ragazza fece spallucce: «No, e perché? Ci sono. Tanto vale che ce li teniamo e impariamo a conviverci. Tutti qui lo fanno.» disse.
«E ogni tanto un aereo s’alza e butta una bomba su qualche nido, eh?» fece Eros.
«Eh.» disse Erica.
«E poi è a loro che dobbiamo molte cose,» riprese la ragazza, distogliendo lo sguardo dall’aereo, «la cura per il cancro o per il raffreddore e quella cosa dell’invecchiamento … »
«I leucociti,» fece Eros, «sì.»
«Esatto.» disse la ragazza.
«I vecchi dicono che prima si poteva andare tranquillamente da un posto all’altro o che si poteva prendere casa dove si voleva. Dicono che tutto il pianeta era abitabile.» fece Eros.
«Per i vecchi è sempre meglio il prima che il dopo.» replicò Erica.
Eros riabbassò lo sguardo per posarlo sui bagnanti.
Tra loro c’era uno zombi. Una versione edulcorata, da spiaggia. Aveva il suo elmetto regolare ed era incatenato a un robusto palo per maggior sicurezza. Non puzzava ed il suo aspetto era quello d’un comune bagnante – con tanto di bermuda – fatta eccezione per l’occhio spento. La pelle era stata trattata con sostanze chimiche che ne sopprimevano l’odore e ne bloccavano il processo di putrefazione. Creature come quella costavano – i modelli meno edulcorati partivano da sessantamila euro – e potevano essere soppresse in qualsiasi momento, senza discussione, dalle forze dell’ordine.
«Guarda l’idiota con lo zombi domestico.» disse Eros, scuotendo la testa, «E se si libera e morde qualcuno? Qualche bambino, per esempio?» aggiunse.
«Cosa vuoi che si liberi, col caschetto!» disse Erica.
«Mah, io mi fido mica eh! E poi quei caschetti chi li fa? Ci sarà una ditta che li costruisce, no? Va beh saranno approvati dal governo, ma … non so … e se qualche stronzo usa i caschetti per avere dalla sua parte un’armata di zombi e fa un colpo di stato?» disse Eros.
«Sto per mandarti a cagare.» fece la ragazza, sorridendo.
Eros scosse la testa e sorrise a sua volta. Guardò lo zombi.
C’era un buco di almeno dieci metri attorno a lui e ai suoi padroni. Nessuno osava piantarci l’ombrellone.
I proprietari: una famiglia numerosa che sedeva su sdraio e sedie sotto gli ombrelloni mangiando panini e pasta al pomodoro. Il capofamiglia stava in piedi a bere una bottiglietta d’acqua: aveva un costume a bermuda rosso fiammante e occhiali scuri.
«Guarda come ammira il suo zombi!» esclamò Eros.
«Ma sì, fregatene. Vuol far vedere che ha i soldi.» disse Erica.
«Eh, fregatene!» sbottò il ragazzo.
Erica sorrise e gli diede una spinta: «E non fare il mongolo dai!» disse.
«Gli spaccherei la testa a quel cretino, guarda!» replicò Eros.
«Uffa! Oggi sono gli zombi, ieri erano i pitbull. Dai, su, andiamo a fare il bagno.» propose Erica.
«Sperando che non ci siano bestie in mare!» disse Eros.
«Madonna come sei!» ribatté Erica.
«Beh, è una spiaggia libera.» fece il ragazzo.
«Ma ti pare che allentano la sicurezza? Dai, ci sono le reti e quella sostanza repellente che buttano sempre qua a mare … e le pattuglie di “caramba” … » disse Erica.
«Sì, ma se anche uno zombi entra in acqua e rilascia le sue sostanze schifose, noi potremmo esserne contagiati, lo sai?» fece Eros.
«Senti, io vado.» tagliò corto lei. Eros la vide camminare verso il bagnasciuga e mettere un piede in acqua; Erica si girò e lo guardò sorridendo: «Fredda!» disse.
Eros sorrise e mise i piedi in acqua anche lui.
Poi un bambino cacciò un forte urlo. E il panico raggelò i cuori d’ogni uomo e donna presenti.
Eros tirò Erica fuori dall’acqua e la strinse a sé; scandagliò l’orizzonte cercando il bambino e si fermò su una piccola figura di cinque o sei anni con la maschera e lo snorkel.
«Fuori dall’acqua!» urlò qualcuno dalla spiaggia. Eros vide arrivare due uomini in nero armati di fucile d’assalto. Avevano il volto coperto da un passamontagna e in testa elmetti militari. Sulla piastra del torace c’era scritto “carabinieri”.
Eros sollevò di peso Erica e le fece fare una mezza piroetta, spostandola dalla traiettoria dei due.
In mare, il bimbo si dimenava. Una signora dall’aspetto slavato corse sul bagnasciuga e cominciò a urlare: «Massimo!»
«Mamma!» fece il bimbetto.
Uno dei carabinieri scattò a destra, verso la famiglia con lo zombi domestico.
«Allontanatevi!» disse.
Come fossero stati morsi da uno sciame di vespe, quelli schizzarono via dalle sdraio e si gettarono sulla sabbia. A questo punto il carabiniere diede un ultimo controllo e, sicuro che la zona fosse sgombra, sparò un proiettile. Il caschetto e la fronte dello zombi furono perforati e la creatura cadde di schianto.
Un urlo si levò dalla gola dell’uomo in bermuda rossi: «Figlio di puttana!» disse lanciando la bottiglietta d’acqua al carabiniere.
Il fucile, rapido, si spostò su di lui e il militare disse: «Stia fermo. Conosce la Procedura. Si metta giù.»
Quello fece per replicare, ma da terra una donna lo chiamò: «Stenditi Antonio sennò ammazzano pure a te!»
«Ci provino!» urlò Antonio, «Centoventimila euro m’è costato! Grandissimi cornuti siete!» Antonio indicò lo zombi.
«Si metta giù!» ripeté il carabiniere.
«Cornuti!» disse Antonio, cedendo però a più miti consigli. Adagio, si mise a terra. La donna che lo aveva chiamato lo abbracciò.
A questo punto il carabiniere prese una bomboletta dalla buffetteria e si avvicinò allo zombi. Si inginocchiò e spruzzò il cadavere con lo spray. La sostanza, a contatto con l’aria, scatenò una reazione di combustione. Piccole lingue di fiamma avvolsero lo zombi e ne consumarono il cadavere in sei secondi, poi il carabiniere spruzzò il contenuto di una seconda bomboletta nell’aria, per sterilizzare la zona.
Quand’ebbe finito, si alzò e tornò dal compagno.
L’altro passò vicino ad Eros ed Erica. Davanti a lui c’era il bambino, tenuto sotto tiro. Attorno a loro s’era fatto il vuoto. E tutti erano usciti dall’acqua.
La radio portatile dei militari gracchiava, coprendo le deboli lamentele del bimbo.
Quando infine Eros aguzzò l’orecchio, sentì il piccino dire: «Mamma la medusa!»
«Una medusa!» urlò Eros.
«Eh? Una medusa?» fece Erica. La ragazza si sciolse dall’abbraccio di Eros e si avvicinò al bambino.
«Stia ferma!» le disse il carabiniere.
Frattanto, il secondo uomo – quello che aveva distrutto lo zombi domestico – intercettò la madre e le puntò addosso il fucile.
Eros fece un passo verso Erica, ma si vide preso di mira dal primo carabiniere e alzò le mani.
Erica guardò il carabiniere: «Voglio solo vedere la ferita del bimbo.» disse.
«Signora stia ferma o sparo.» replicò il militare.
«Allora guardi lei stesso!» disse Erica. L’altro annui e si chinò, con i guanti afferrò il braccio del bambino e vide una piccola striscia rossa solcare la pelle abbronzata.
«Medusa.» confermò, un attimo dopo.
Il secondo carabiniere piegò la testa sulla radio agganciata alla spalla e disse: «Ah, qui abbiamo avuto un falso allarme. Un bambino è stato punto da una medusa … sì … confermato … medusa … abbiamo terminato un infetto domestico secondo la Procedura … sì … chiudo.»
Erica vide il militare che tratteneva il bimbo lasciarlo. Sgambettando, quello tornò dalla madre. Il secondo carabiniere si rivolse alla donna: «Lei è la madre di questo bambino?» chiese.
«Sì,» rispose lei, mentre si chinava ad abbracciare il piccolo.
«Dov’è suo marito?» domandò il primo militare.
«Siamo separati.» disse lei.
«Chi si occupa del bambino?» domandò il militare.
«Io.» rispose la donna.
«Signora lei è a conoscenza della Procedura. Suo figlio ha lanciato un falso allarme … è un reato grave, signora.» disse il secondo carabiniere.
«Ma è un bambino, non può sapere … chiuda un occhio.» disse la donna.
«Non può sapere, ma lei sì. Il bambino è sotto la sua responsabilità, perciò è lei, signora, ad aver commesso il reato. Deve venire con noi.» disse il militare.
Il collega, frattanto, chiamava rinforzi alla radio: «Abbiamo un codice zero. Mandate qualcuno a prelevare il bambino.» disse.
«Un falso allarme è gravissimo, signora,» continuò il secondo carabiniere, «lei è passibile di pena di morte.» aggiunse.
La donna sbiancò e svenne.
«Tiriamola su.» disse il carabiniere al collega.
«Figa al bimbo l’ha punto la medusa e fanno fuori la mamma?» sbottò Eros.
Erica fece un passo indietro, poi un altro sino a trovarsi di nuovo accanto a lui.
Eros la abbracciò.
Rimasero in silenzio.

FINE

3 commenti:

  1. Dunque, premetto che a me piace Bari. Ci sono stato e mi ci sono trovato benissimo. L'aereo le sgancia addosso una bomba nucleare perché così serve all'introduzione della mia storia.
    Questa storia è dedicata ad Alex Girola, l'Alex di Due Minuti a Mezzanotte http://2minutiamezzanotte.blogspot.it/
    Lui mi ha fatto un pochino avvicinare al genere "zombi" su cui ho scritto - oltre a questo "Gli spettatori" - un altro racconto: "Zombero!" apparso su bookolico qualche mese fa.

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  2. Mi appresto a correggere l'errore galattico che mi ha fatto notare il mio amico Marco. Ma a onor di cronaca lo dico: avevo messo una rete elettrificata ... in ACQUA ...

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  3. Simpatico, non male... certo ci vuole una bella sospensione dell'incredulità per accettare la pena di morte per un falso allarme, ma nella storia ci sta bene. Lo zombi domestico mi ha ricordato un film che ho visto,avevano tutti uno zombi domestico tenuto docile da un collare... gran film, peccato che non mi ricordo il titolo...
    Il Moro

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