martedì 26 marzo 2013

1. Il castello di Don Manuel - miniserie western




"La Calma" di Harper Jaten. Originale reperibile qui



1.      La señorita in pericolo
Abilene era lontana quattrocento miglia e due cavalli. Seth Corbin aveva sparato all’ultimo dalle parti di Odessa. Quello sui cui era in sella aveva bisogno d’acqua e riposo.
Il sole affondò nel cielo lasciando come un incendio laggiù, verso la California. Seth guardò le ombre dei saguaro sdrucciolare diventando lunghe come uomini e sentì l’odore della terra e delle corone di carrizo.
Aveva bisogno d’un piatto di fagioli e due labbra rosse. Anche una pistola gli avrebbe fatto comodo. Alla cintura aveva un coltello da scotennatore.
Il cavallo stronfiò e nitrì, fiutando l’aria. Subito dopo, Seth sentì un urlo breve, rabbioso, femminile.

Spronò la bestia e fece per impugnare la pistola: la mano scivolò innocua sul cinturone.
Sul fondo di una caldera c’era un albero vecchio e contorto alla cui base un branco di coyote si rifaceva le unghie. Sopra l’albero, Seth vide spuntare una gonnella.
Cominciò a scendere calpestando i cerchi di carrizo, poi diede di sprone al cavallo e si tolse il cappello. Con quello in mano, si mise a urlare.
Gli zoccoli del cavallo produssero il suono di un temporale. un coyote si girò verso Seth e lo fissò con quei suoi occhi affamati.
Seth urlò più forte.
«Aaah!»
Il coyote uggiolò e se la diede a gambe. Un altro lo seguì, mentre un terzo e un quarto rimasero, incerti, a girare attorno all’albero.
Il cavallo roteò gli occhi e nitrì. Uno dei coyote, sulla sinistra, abbassò la testa e scoprì le zanne. L’altro, ancora incerto, si tenne alla larga.
Questo bastò a Seth per avvicinarsi all’albero.
L’uomo si mise il cappello e alzò lo sguardo verso la donna intrappolata. Quella lassù era la più bella donna che avesse mai visto: puro sangue messicano, capelli neri come le ali di un corvo e occhi verdi da ucciderti con uno sguardo.
Seth morì e risorse almeno due volte prima di trovare la parola e dirle:
«Señora, venga giù!»
La donna aveva sì la gonna, ma anche un coltello lungo un piede.
Seth sbirciò mentre quella si girava e posava il suo grazioso piedino nudo su uno dei rami più bassi.
Il cavallo nitrì e fece per impennarsi. Uno dei coyote s’era avvicinato troppo. Dovevano essere affamati, quei bastardi, per farsi sotto così.
Il coyote rinculò e, uggiolando, fuggì via, lasciando alla donna il tempo di scivolare fra le braccia del cowboy.
Seth sorrise e la strinse. La donna sapeva di rose e sudore: sì, aveva un qualcosa di selvaggio che eccitò Seth.
Lei lo guardò corrugando la fronte e disse:
«Gracias.»
Lui sorrise e spronò il cavallo. Uscirono dalla caldera a presentazioni fatte: Seth Corbin, Esmeralda Luna.
I coyote di prima non dovevano essere lontani: un lungo ululato echeggiò nel deserto.
«Dove stavate andando?» domandò Seth a Esmeralda.
Lei aprì la bocca per rispondere, ma si fermò e si girò.
«Ho sentito … » disse Seth, «cavalli!»
Erano in due e venivano dal tramonto. Uno aveva un antico poncho bianco e i baffi che gli sfioravano il mento. L’altro era magro, scuro, e aveva il manico d’osso di un coltello bene in vista.
«gente de Don Manuel!» mormorò Esmeralda a denti stretti, «quiere casarse con migo con la fuerza!» aggiunse.
Seth capiva un po’ di spagnolo e annuì; mise deliberatamente la mano sull’impugnatura del coltello.
Avrebbe voluto un dannatissimo fucile.
Quello magro parlò per primo.
«Gringo, la ragazza è nostra.»
Seth sorrise: «E chi lo dice?» replicò.
Il peon col coltello si mosse nervosamente sulla groppa e guardò il collega.
«Es la mujer de Don Manuel.» disse, con una tremenda calma, l’uomo col poncho.
«No soy de nadie!» ringhiò Esmeralda.
«Non hacer l’idiota, gringo,» il tizio magro non badò alle parole di Esmeralda e replicò, diretto, a Seth, «tu e il tuo cavallo sembrate stanchi e affamati e noi siamo in due.»
«In due senza pistole.» disse Seth.
«Neanche tu ne hai.» fece il peon magro.
Seth sguainò il coltello: «Mi basta questo.» disse.
Il magro guardò Seth negli occhi per un lungo istante. Quando distolse lo sguardo, sputò ai piedi del cavallo. Poi disse:
«Vamos!»
E girò il cavallo. L’altro fece un sorriso a Esmeralda, girò il cavallo e seguì il compare.

Seth e Esmeralda erano soli.
«Señor, grazie per avermi salvata,» disse lei, «ma temo che quei cabrones se la prendano con la mia famiglia, giù alla hacienda.» aggiunse.
«La hacienda?» domandò il cowboy.
«Sì, è verso ovest.» disse Esmeralda.
«Vale,» replicò lui, «andremo a vedere.»
Spronò il cavallo attraverso i saguaro ammantati per la notte. Nel cielo brillava un milione di stelle.
... continua

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