mercoledì 20 marzo 2013

La strana giustizia del cadavere parlante - racconto fantasy




Aula del tribunale.
Città di Eru.
Regione di Ketaia.
Regno di Targoria.
Giorno 22. Mese di Chet.

Parte della trascrizione del processo a:
Lankh di Porta di Tral,
mercenario,
ex-capitano dell’esercito reale.

Trascrizione eseguita dal segretario Neid Aro,
mago reale, in servizio presso l’aula su richiesta del burgravio d’Eru,
Sua Grazia Ella Erben Jarn dei Jarn d’Eru.

«non ho ucciso Manevo, vostro onore,» disse Lankh, alzandosi in piedi e allargando le braccia.
«perché non hai i polsi legati, ribaldo?» domandò il giudice. Lankh stette bene attento a non sorridere e indicò i carcerieri dai lunghi giachi:
«hanno servito sotto di me in battaglia. Vi prego di perdonarli.» disse.
Il giudice si massaggiò le palpebre:
«Manevo è morto e tu hai l’arma del delitto.» disse, «parlare non serve.»
«Vostro onore, io ho – è vero – l’arma del delitto, eppure non l’ho usata per uccidere Manevo. In effetti, nessuno l’ha usata per ferirlo a morte materialmente.» spiegò Lankh.
«L’incantesimo dei maghi è costato ai cittadini duecento e cinquanta talleri: osi dire che non è servito a niente?» fece il giudice.
«Nossignore, ma la formula è incompleta, ossia, andrebbe comparata con altri incantesimi divinatori. Se poteste farlo sulla mia spada, ad esempio – e farlo bene, cioè spendendo più di duecentocinquanta talleri – sapreste che, quando Manevo periva, essa si trovava nel mio pugno, e tale pugno era a due giorni di cavallo da qui, nelle gole di Jihat, dove m’aspettava la morte sotto forma di certe creature nane e fottute, perdonatemi, che quasi riuscirono a uccidermi là.
“Se vedeste, per esempio, la lama della mia spada, che i buoni guardiani m’hanno lasciato portare, notereste come essa sia perfetta, senza dentellature o ruggine. Permettetemi di sguainarla, sotto la vostra supervisione. Il vostro segretario, il mago Neid, sono sicuro stia già lanciando su di me un incantesimo per individuare le mie intenzioni. Ebbene, gli vengo incontro: non desidero far male ad alcuno, ma solo mostrarvi … ecco, vedete? Neid non mi ha incenerito con una palla di fuoco, dunque le mie intenzioni sono buone. La spada è del tipo comune: robusta, senza fronzoli, dalla lama lunga tre piedi e l’elsa a crociera. Sei scellini dall’armaiolo.
“Esaminando il corpo di Manevo, come di sicuro avrete fatto, avrete notato che le tredici ferite sono sì di spada, perché penetrano nel corpo di quasi due piedi, ma presentano occhielli slabbrati e tracce di ruggine, che la mia spada non ha.
«Cosa vorreste dire, Lankh?» domandò, stizzito, il giudice.
«Permettete che vi spieghi,» Lankh posò la spada sul tavolo degli imputati e picchettò la lama con le dita, «due giorni fa mi trovavo nelle gole. Ci ero andato con Jollnir e Anja, quest’ultimo, nonostante il nome femminile, è un ragazzo molto esperto in arti che lo porterebbero subito davanti a voi, vostro onore, mentre Jollnir è quel vecchio dal cappello azzurro e dal gilet di coniglio, quello che gira col bastone con la punta a uncino ricoperta di muschio. Ad ogni modo, ci dirigiamo alle gole, seguendo una mappa che il ragazzo ha preso in prestito a certi suoi amici e portandoci appresso Ebbro, il nostro mulo. Ebbro l’ha allevato la mia famiglia da puledrino, sapete, ed è un animale piuttosto famoso alla Porta di Tral, che poi è il mio quartiere e si trova subito fuori dalle mura. Ebbro soffre di flatulenze, vostro onore e … »

"Ci ero andato con Jollnir e Anja,"

«Risparmiate i particolari e andate avanti, se proprio dovete!» lo interruppe il giudice.
Lankh si concesse un sorriso e disse:
«Vedete, vostro onore, la mia difesa sta appunto nei particolari, perché è esaminandoli che vi renderete conto dell’errore.
“Arriviamo alle gole e seguiamo un percorso accidentato che Anja sembra conoscere e che ci porta ad una macchina composta da una piattaforma e una carrucola. Ebbene, muovendo la carrucola, la piattaforma scende in basso, fino al fondo di una delle gole.

"muovendo la carrucola, la piattaforma scende in basso, fino al fondo di una delle gole."

“Anja dice che siamo sulla strada giusta. Ci caliamo per parecchio. Ebbro è con noi e, nell’attesa, gli metto la museruola col fieno e qualche carota.
“La luce del sole sparisce e il cielo lo vediamo molto, molto lontano. Raggiungiamo il fondo e scopriamo, grazie al bastone di Jollnir, un passaggio tra certe file d’arbusti riccioli che infestano tutta quella zona. È come trovarsi in una specie di miniera e di grotta naturale assieme. Dentro il passaggio, accendiamo le torce.
“Sono stato molte volte in posti del genere da quando ho lasciato l’esercito di Targoria. Ciò che cantano i menestrelli è, perdonate, sterco di vacca. Ci sono poche miniere sottoterra e i nani non scavano più da decenni. Le viscere dei monti e delle colline sono la tana di bestie primitive, che non brillano d’abilità col piccone e vivono in caverne naturali connesse tra loro, magari, da stretti passaggi che s’aprono su burroni di cui non si scorge il fondo. Non si entra in uno di quei posti passeggiando torcia in mano: ci si muove adagio e alcuni tratti li si affronta in cordata, come facemmo noi allora.

"ci si muove adagio e alcuni tratti li si affronta in cordata,"

«Lankh,» disse il giudice, interrompendo di nuovo l’oratore, «andate a stringere.» aggiunse, chiudendo il pugno.
«Sissignore,» annuì Lankh, «dunque: ho speso la somma di cinquecento corone per pagare la maga Flaboria affinché operasse un incantesimo, ben fatto, di divinazione sul corpo di Manevo.»
«Cinquecento corone? Disponevate di una simile somma e non l’avete dichiarata ai gabellieri del re? Il tribunale vi incriminerà per evasione fiscale oltre omicidio! E poi … Flaboria! Avreste potuto domandare a quel vecchio scemo col gilet di coniglio di fare una stupida divinazione!» disse il giudice.
«Vostro onore, lasciatemi spiegare,» ribatté Lankh, «non dispongo di un ingente patrimonio, ma tutto ciò che ho lo porto addosso, come questa spada, quest’elmo e i miei stivali. Dormo nella casa dei miei vecchi o, quando capita, nelle taverne. Non ho un cavallo, ma un mulo.»
«Quello che scoreggia.» ridacchiò il giudice.
«Precisamente.» disse Lankh.
«Ho cambiato a un banco di valute un oggetto particolare per cinquecento corone, corone che ho speso per l’incantesimo. L’oggetto è un uovo di diamante, che ho rinvenuto, come tesoro, nelle gole. Il banco di valute appartiene allo gnomo Selce e, come saprete, si trova a Porta di Tral, ovvero fuori dalle mura. Secondo gli editti reali, Porta di Tral non gode della difesa della guardia cittadina o dell’esercito, ma i suoi abitanti – poveri, ladri, grassatori, contadini a cui il signorotto ha preso la terra – non pagano le tasse.
“Flaboria – che vostro onore obietterà, vive entro le mura – si è offerta, chiamata da Anja che è entrato in città senza beni, di operare l’incantesimo nella baracca dei miei genitori. La maga ha individuato il giorno e l’ora della morte di Manevo con estrema precisione. Il ragazzo è morto due giorni fa all’ora nona. L’incantesimo ci dice anche che Manevo è stato trafitto da lame arrugginite – cosa che del resto sapevamo dalle tracce sul corpo.
“Due giorni fa, proprio alla nona, mi trovavo aggrappato con una mano a un costone di roccia, mentre con l’altra cercavo di estrarre la spada. Appesi alle mie gambe, alle mie cinghie, ai miei stivali, c’erano sei folletti delle gole. Li avrete visti anche voi: alti due piedi, glabri; hanno piccoli occhi rossi che risplendono al buio e vestono delle pelli degli animali che hanno ucciso e mangiato. Sono particolarmente voraci e si sarebbero mangiati anche me, se non fossi riuscito a estrarre la spada e ammazzarne un paio con un fendente ad arco. Gli altri mi mordevano e mi graffiavano, come solo dei folletti incazzati sanno fare.

"Due giorni fa, proprio alla nona, mi trovavo aggrappato con una mano a un costone di roccia,"

«Insomma!» tuonò il giudice, «cosa ci volete dire? Quanto tempo ancora dobbiamo perdere?»
«Vostro onore,» disse Lankh, «permettetemi di fare un salto temporale e di parlarvi, allora, del nostro – mio, di Jollnir, Anja ed Ebbro – ritorno in città, perché prima di tutto entrammo in città, lasciando a Porta di Tral ciò che avevamo recuperato nella gola.
“Sul far della sera, ci imbattemmo in un uomo che veniva aggredito in un vicolo. Uccidemmo l’unico aggressore, che cadde dopo parecchi colpi della mia spada. L’aggressore non era armato e non schivò neppure un colpo, cionondimeno, me ne servirono tre per abbatterlo. Cosa ne si deduce?
«Che fate schifo come spadaccino? Per i diavoli, non lo so!» sbottò il giudice, alzando le mani.
«Che l’aggressore,» riprese Lankh con un sorriso, «era già morto, cioè un morto rianimato dalla negromanzia, cosa evidente anche perché trovammo, nella sua orbita destra, un pezzo di carbone.
“Ora, Jollnir mi dice che, chi vuole animare un morto deve mettere nell’orbita vuota una pietra d’onice purissima. La pietra, al momento dell’incantesimo, viene risucchiata d’ogni energia e diventa carbone. Ed è proprio quella pietra che rinvenni nell’occhio dello zombie, giacché, in gergo stregonesco, è così che si chiama quel tipo di morto ambulante.
“Ebbene, l’uomo che salvammo è un certo Lavenza Ruhn, della banca del tempio di Is. Come voi sapete, il tempio di Is ha filiali ovunque, dentro e fuori Targoria.
«Che c’entra col vostro caso?» tuonò il giudice.
«C’entra, vostro onore,» disse, sorridendo, Lankh, «perché il Lavenza aveva addosso – fu Anja a, uhm, diciamo “trovarla” – una lettera di credito di millecinquecento corone a favore di un certo Vuir, firmata nientemeno che dal nostro Manevo.
“Ora, non vi dice nulla il nome di Vuir? Vi aiuto: egli è il negromante che vive ad Acquescure, oltre le gole di Jihat. Sì, colui che bersaglia la nostra città con le sue orde di morti! Colui per cui il burgravio Ella Erben Jarn ha dovuto assumere un intero reggimento di mercenari – i compagni della morte – che sta a guardia dell’antica porta ovest.

Vuir
“la lettera di credito porta il nome di Castel Kargad come luogo di riscossione, dunque a sudovest, oltre le pianure, presso la Grande Costa. Perché, vi chiederete? Semplice: se vedessimo apparire qui Vuir non esiteremmo a ucciderlo, negromante o no. E, checché ne crediate, il potere dei maghi ha molti limiti; il loro trucco più riuscito è farci credere d’essere invincibili, mentre sono comuni mortali che pisciano e cacano, come me e voi.
“Jollnir mi ha avvertito che quella lettera di credito aveva addosso un incantesimo. Se stretta da mani diverse da quelle dei firmatari o dei loro emissari – e dunque lo zombi, avendo una pietra appartenuta a Vuir era identificato come suo emissario – avrebbe mandato un comando ipnotico al burgravio, una specie di sogno o di visione, che gli avrebbe fatto identificare il momentaneo possessore della lettera come assassino di Manevo. E così è stato, poiché la Guardia di Tral è venuta in casa mia e m’ha portato qui.
“Buona ventura che Jollnir mi avesse avvertito, perché ho avuto il tempo di farmi condurre al cadavere di Manevo dai miei vecchi commilitoni, ho esaminato le ferite e sono andato in cerca di Flaboria per chiederle una divinazione al giusto prezzo.
“Jollnir mi ha detto, per l’appunto, che l’allarme sarebbe scattato nella testa del burgravio in forma di sogno e allora era il crepuscolo. Conoscendo gli orari di Sua Signoria, sapevo che, sogno o non sogno, si sarebbe mosso a mattina inoltrata. Dunque ho avuto il tempo di fare ciò che ho fatto in maniera, e lo vedete, assolutamente legale. Insomma: vistomi a mal partito, dovevo organizzare la mia difesa.
“Chi aveva ucciso Manevo? Mi sono detto: perché non domandarlo a lui! Il buon Anja, in un paio d’ore, è riuscito a procurarsi – al giusto prezzo – una pergamena magica per parlare coi morti. Beh, non so se ci avete mai provato, vostro onore …
«No e non ci interessa. Cosa vi ha detto Manevo?» il giudice scosse la testa, a disagio.
« … dunque … che a trafiggerlo erano stati gli emissari del negromante: scheletri con spade arrugginite, vostro onore. Ora, ecco perché sul cadavere c’erano tracce di ruggine!
“Manevo mi ha altresì pregato di recuperare la sua spada magica e di organizzare un funerale invitando i suoi parenti, ossia i Jarn di Eru.
“Mi ha così svelato la sua identità, dicendo: “Sono Manevo Jarn dei Jarn di Eru, una famiglia mercantile fra le più ricche – e questo lo so – e fui cavaliere di Is, consacrato al tempio a cui la mia famiglia da sempre ha fatto e fa ingenti donazioni in oro sonante” fu quest’ultima frase a farmi nascere dei sospetti.
“Dunque: Manevo è stato trovato cadavere presso il vecchio mulino reale, fuori dalle mura, non distante dalla Porta di Tral. La Guardia di Tral ha rinvenuto il cadavere solo perché era di ronda fuori, date le celebrazioni della festa di Iafen – tutt’ora in corso – che coincide con l’arrivo della bella stagione.
“Dice di essere stato ucciso dagli scheletri di Vuir; poi c’è la lettera di credito, c’è la richiesta del funerale e della spada, spada che, dai vostri divinatorii è stata identificata come l’arma del delitto. E anche questo m’ha fatto pensare.
“Vi ricordo che la spada di Manevo era in mio possesso perché lui mi ha chiesto di trovarla, non perché io sia l’assassino.
“Per ottenere la spada, prima di tutto dovevamo sapere chi l’avesse presa. E qui ci venne in aiuto il sergente Ennis – uno dei miei catturatori e commilitoni. Potreste, per esempio, chiamarlo a testimoniare, visto che si trova in aula.
«Avanti!» concesse, stanco, il giudice.
Si alzò dai banchi un uomo alto, barbuto, con una faccia onesta.
Disse:
«Sergente Ennis, terzo squadrone, prima compagnia, terzo reggimento, prima divisione dell’esercito reale.»
«Cosa avete da dire?» chiese, sfinito, il giudice.
Ennis si schiarì la gola e parlò:
«All’ora decima mi trovavo di ronda con lo squadrone. Ci avevano assegnato il turno di notte. Erano in corso i festeggiamenti e c’era il rischio che la folla attirasse ladri e assassini. Dunque eravamo fuori dalle mura, con gli occhi aperti.
“ci siamo imbattuti, verso ovest, in un gruppo di umanoidi, orchi, che fuggivano di gran carriera. s’erano spinti così a ridosso di Eru, probabilmente, a causa della confusione per Iafen. Forse volevano taglieggiare o rubare. Fatto sta che, quando arrivammo sul luogo del “delitto”, trovammo delle vecchie ossa e delle spade arrugginite.
“Avevamo notato che gli orchi portavano mazze ferrate, che sono letali per alcuni non morti come gli scheletri. Solo uno degli orchi aveva alla cintura una spada. Lo sappiamo perché nello squadrone ci sono tre elfi e di notte ci vedono molto bene.
“Abbiamo notato che gli orchi portavano dei piccoli e massicci teschi appesi al collo. I teschi erano di numero variabile. Le bestie, inoltre, pur avendoci visto, non si sono fermate a combattere.
«Grazie Ennis,» intervenne Lankh, sorridendo. Il sergente annuì e tornò a sedersi.
Il giudice picchiò col martello sul tavolo e disse:
«Siete voi o io a presiedere la giuria?»
«Chiedo perdono, vostro onore,» disse Lankh, «vogliate accordarmi il permesso di andare avanti.»
«Sbrigatevi!» fece il giudice, alzando, svogliatamente, due dita.
«Dunque, i teschi piccoli e massicci, come mi disse Anja, erano di nani e gli unici nani che girano a Eru sono i Fratelli di Kra’nk, ossia la guardia personale del burgravio.
“Sappiamo che sono abili combattenti, e che però furono quasi sconfitti in battaglia due inverni fa, dagli orchi di Rufia. Gli orchi mozzarono le teste ai nani e ancora oggi, mi conferma Anja, il teschio di un Fratello di Kra’nk è considerato segno d’alto rango dagli orchi. Uno della tribù di Rufia porta sempre – se se l’è guadagnato – il teschio di un nano al collo, anche quando fa il bagno … non che abbia mai visto un orco lavarsi.
“Ad ogni modo, gli orchi erano usciti dalle gole già armati di mazze, probabilmente, perché sapevano di dover affrontare gli scheletri. Ennis Kin ne ha visto uno, però, con una spada alla cintura: l’arma di Manevo. Pensateci: orchi che escono la notte dei festeggiamenti, rischiando di incontrare uno squadrone di soldati, e lo fanno già con le mazze in pugno, perché? Ma perché sanno della spada e, secondo me, la devono portare a Vuir con cui hanno preso un accordo.
“E gli scheletri? Beh, una precauzione del negromante, visto che li ha mandati lui a uccidere Manevo. Ora: essi uccidono Manevo e gli prendono la spada, spada che devono portargli, ma Vuir, volendo sviare i sospetti, ingaggia la tribù di Rufia e le fa distruggere gli scheletri, recuperare e portare la spada.
“Errore, perché gli orchi non sono gente affidabile e, subodorato l’affare, si tengono la spada e, mia ipotesi, tirano su il prezzo.
“Qui arriviamo noi: io, Anja e Ebbro. Con gli spiccioli di Jollnir, compriamo un incantesimo di mutaforma. Beh, il mio amico dal gilet di coniglio aveva solo ottocento talleri e per ottocento talleri non si va lontano. Ci si compra una pergamena mutaforma che muta me e Anja in due sensuali odalische ketaiane e il povero Ebbro in una specie d’orrendo orco col naso da maiale alto nove piedi, lui, non il naso.
“Così entriamo nel campo degli orchi, con Ebbro che sbava, ringhia, scoreggia e ci spinge dinnanzi a Rufia, come se ci avesse catturate.

"una pergamena mutaforma che muta me e Anja in due sensuali odalische kataiane"

“Anja individua la spada, mentre io ricevo una sonora palpata sul culo dalle manacce di Rufia. Ebbene, non c’ho visto più. Ho ordinato a Ebbro di far fuori gli orchi e ha obbedito all’istante. Noi, prese le mazze chiodate, ci siamo messe – uhm, messi – a dar manforte. Ho personalmente sfondato il naso, la mascella e un occhio a Rufia con la sfera chiodata della sua stessa mazza.
“Prima di recuperare la spada, Ebbro s’è messo in testa – d’altronde è un mulo – di voler giocare all’orco che terrorizza le fanciulle. Ha pure indossato uno dei teschi di Rufia!
«Mutaforma! Odalische!» sbottò il giudice, «cosa dobbiamo sentire?»
«Vostro onore, vi prego,» disse Lankh, alzando le mani, «mi aggiungo a concludere.»
«Alla buon’ora!» esclamò il giudice.
«Sapete che Manevo Jarn era un paladino della giustizia. Personalmente non l’avevo mai incontrato, ma conoscevo le sue gesta. Non sapevo, però, come tutti voi, associarne il nome al volto, poiché era sempre nascosto da una vecchia celata. Manevo non desiderava gloria, bensì giustizia.
“E, quando i suoi occhi si rivolsero a Eru, vide il marciume. Scoprì, con dolore, che i più grandi responsabili della decadenza d’Eru sono proprio gli Jarn, la sua famiglia. Sappiamo dei loro affari col tempio di Is e …
«Lankh!» tuonò il giudice, alzandosi, «Attento!»
«Con gli ultimi spiccioli,» disse Lankh, senza curarsi dell’avvertimento del giudice, «abbiamo lanciato un incantesimo sulla spada.
“Essa è maledetta! È stata creata da Vuir su commissione proprio di Manevo – da qui la lettera di credito – e attira orde, ripeto, orde di non-morti.
“Si sono messi in marcia con i loro piedi d’ossa fin da quando io ho preso la spada, perché Rufia doveva avere addosso un glifo che lo identificava come “amico” di Vuir.
In quel momento si udì un trambusto fuori dall’aula. Lankh, senza scomporsi, continuò:
«Dovrebbero essere ai cancelli, a sfondare le linee dei compagni della morte, diretti al tempio di Is, gremito da tutti gli Jarn, dove il sommo prete e il burgravio – uno Jarn – presiedono al funerale di Manevo.
«Tradimento!» urlò il giudice, scagliando il martello su Lankh. Egli schivò e balzò sul banco brandendo la spada.
«Io, come Manevo, non ho tradito niente e nessuno! Siete voi che l’avete fatto!» urlò.
«Mozzategli la testa!» ringhiò il giudice.
S’aprirono di botto le porte dell’aula ed entrò un cavaliere armato, con il trifoglio nero della Guardia sullo scudo.

"S'aprirono di botto le porte dell'aula ed entrò un cavaliere armato,"

Lankh riconobbe Sir Fleetwood, il capitano del terzo reggimento, un uomo tutto mustacchi e rabbia.
Il giudice sbiancò in volto e disse:
«Che significa? Venite a dirmi che c’è un’orda di morti ai cancelli?»
«Anche,» fece, sibillino, il guerriero, «ma una specie di mostro dal naso da porco, alto nove piedi, sta sfondando le difese per entrare in aula e raglia come un mulo, mio signore!»
Poi, da fuori l’aula, si sentì una sonora scoreggia.


Fine.   

3 commenti:

  1. Heila!
    Ho beccato, navigando, una piccola galleria d'immagini di Jeff Easley (ah, due non sono di Easley, in effetti), uno dei miei disegnatori preferiti (l'altro è Larry Elmore) e ci ho scritto su una storia!
    :)

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  2. E bravo, questo raccontino mi è piaciuto, anche se non conosco il mondo di Dungeons & Dragons. Poi mi spieghi come ti è venuto un mulo scorreggione dall'immagine di un orco rapitor di fanciulle... XD
    Se posso dire, meglio questo di quello del post precedente.
    Il Moro

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    1. Danke Moro!
      Ah già non è piaciuto neanche a me quello precedente! Volevo per forza scrivere un racconto di fantascienza, ma è uscita fuori una c***ta!
      Certo che puoi dire! Mi servono tutte le critiche, altrimenti rimango sempre allo stesso livello.
      Ahaha! il mulo m'è venuto perché in Dungeons & Dragons ho sempre voluto averlo, ma costava troppo per noi personaggi senza soldi.
      Poi forse quando ho visto l'immagine dell'orco avevo ancora la febbre!

      Saludos!

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