Aula del tribunale.
Città di Eru.
Regione di Ketaia.
Regno di Targoria.
Giorno 22. Mese di Chet.
Parte della trascrizione
del processo a:
Lankh di Porta di Tral,
mercenario,
ex-capitano dell’esercito
reale.
Trascrizione eseguita dal segretario
Neid Aro,
mago reale, in servizio
presso l’aula su richiesta del burgravio d’Eru,
Sua Grazia Ella Erben Jarn
dei Jarn d’Eru.
«non ho ucciso Manevo,
vostro onore,» disse Lankh, alzandosi in piedi e allargando le braccia.
«perché non hai i polsi
legati, ribaldo?» domandò il giudice. Lankh stette bene attento a non sorridere
e indicò i carcerieri dai lunghi giachi:
«hanno servito sotto di me
in battaglia. Vi prego di perdonarli.» disse.
Il giudice si massaggiò le
palpebre:
«Manevo è morto e tu hai l’arma del delitto.» disse,
«parlare non serve.»
«Vostro onore, io ho – è
vero – l’arma del delitto, eppure non l’ho usata per uccidere Manevo. In
effetti, nessuno l’ha usata per
ferirlo a morte materialmente.» spiegò Lankh.
«L’incantesimo dei maghi è
costato ai cittadini duecento e cinquanta talleri: osi dire che non è servito a
niente?» fece il giudice.
«Nossignore, ma la formula
è incompleta, ossia, andrebbe comparata con altri incantesimi divinatori. Se
poteste farlo sulla mia spada, ad esempio – e farlo bene, cioè spendendo più di duecentocinquanta talleri –
sapreste che, quando Manevo periva, essa si trovava nel mio pugno, e tale pugno
era a due giorni di cavallo da qui, nelle gole di Jihat, dove m’aspettava la
morte sotto forma di certe creature nane e fottute, perdonatemi, che quasi
riuscirono a uccidermi là.
“Se vedeste, per esempio,
la lama della mia spada, che i buoni guardiani m’hanno lasciato portare,
notereste come essa sia perfetta, senza dentellature o ruggine. Permettetemi di
sguainarla, sotto la vostra supervisione. Il vostro segretario, il mago Neid,
sono sicuro stia già lanciando su di me un incantesimo per individuare le mie
intenzioni. Ebbene, gli vengo incontro: non desidero far male ad alcuno, ma
solo mostrarvi … ecco, vedete? Neid non mi ha incenerito con una palla di
fuoco, dunque le mie intenzioni sono buone. La spada è del tipo comune:
robusta, senza fronzoli, dalla lama lunga tre piedi e l’elsa a crociera. Sei
scellini dall’armaiolo.
“Esaminando il corpo di
Manevo, come di sicuro avrete fatto, avrete notato che le tredici ferite sono
sì di spada, perché penetrano nel corpo di quasi due piedi, ma presentano
occhielli slabbrati e tracce di ruggine, che la mia spada non ha.
«Cosa vorreste dire,
Lankh?» domandò, stizzito, il giudice.
«Permettete che vi spieghi,»
Lankh posò la spada sul tavolo degli imputati e picchettò la lama con le dita,
«due giorni fa mi trovavo nelle gole. Ci ero andato con Jollnir e Anja,
quest’ultimo, nonostante il nome femminile, è un ragazzo molto esperto in arti
che lo porterebbero subito davanti a voi, vostro onore, mentre Jollnir è quel
vecchio dal cappello azzurro e dal gilet di coniglio, quello che gira col
bastone con la punta a uncino ricoperta di muschio. Ad ogni modo, ci dirigiamo
alle gole, seguendo una mappa che il ragazzo ha preso in prestito a certi suoi
amici e portandoci appresso Ebbro, il nostro mulo. Ebbro l’ha allevato la mia
famiglia da puledrino, sapete, ed è un animale piuttosto famoso alla Porta di
Tral, che poi è il mio quartiere e si trova subito fuori dalle mura. Ebbro
soffre di flatulenze, vostro onore e … »
"Ci ero andato con Jollnir e Anja," |
«Risparmiate i particolari
e andate avanti, se proprio dovete!» lo interruppe il giudice.
Lankh si concesse un
sorriso e disse:
«Vedete, vostro onore, la
mia difesa sta appunto nei particolari, perché è esaminandoli che vi renderete
conto dell’errore.
“Arriviamo alle gole e
seguiamo un percorso accidentato che Anja sembra conoscere e che ci porta ad
una macchina composta da una piattaforma e una carrucola. Ebbene, muovendo la
carrucola, la piattaforma scende in basso, fino al fondo di una delle gole.
"muovendo la carrucola, la piattaforma scende in basso, fino al fondo di una delle gole." |
“Anja dice che siamo sulla
strada giusta. Ci caliamo per parecchio. Ebbro è con noi e, nell’attesa, gli
metto la museruola col fieno e qualche carota.
“La luce del sole sparisce
e il cielo lo vediamo molto, molto lontano. Raggiungiamo il fondo e scopriamo,
grazie al bastone di Jollnir, un passaggio tra certe file d’arbusti riccioli che
infestano tutta quella zona. È come trovarsi in una specie di miniera e di
grotta naturale assieme. Dentro il passaggio, accendiamo le torce.
“Sono stato molte volte in
posti del genere da quando ho lasciato l’esercito di Targoria. Ciò che cantano
i menestrelli è, perdonate, sterco di vacca. Ci sono poche miniere sottoterra e
i nani non scavano più da decenni. Le viscere dei monti e delle colline sono la
tana di bestie primitive, che non brillano d’abilità col piccone e vivono in
caverne naturali connesse tra loro, magari, da stretti passaggi che s’aprono su
burroni di cui non si scorge il fondo. Non si entra in uno di quei posti
passeggiando torcia in mano: ci si muove adagio e alcuni tratti li si affronta
in cordata, come facemmo noi allora.
"ci si muove adagio e alcuni tratti li si affronta in cordata," |
«Lankh,» disse il giudice,
interrompendo di nuovo l’oratore, «andate a stringere.» aggiunse, chiudendo il
pugno.
«Sissignore,» annuì Lankh,
«dunque: ho speso la somma di cinquecento corone per pagare la maga Flaboria
affinché operasse un incantesimo, ben fatto, di divinazione sul corpo di
Manevo.»
«Cinquecento corone? Disponevate di una simile somma e non l’avete
dichiarata ai gabellieri del re? Il tribunale vi incriminerà per evasione
fiscale oltre omicidio! E poi … Flaboria! Avreste potuto domandare a quel
vecchio scemo col gilet di coniglio di fare una stupida divinazione!» disse il
giudice.
«Vostro onore, lasciatemi
spiegare,» ribatté Lankh, «non dispongo di un ingente patrimonio, ma tutto ciò
che ho lo porto addosso, come questa spada, quest’elmo e i miei stivali. Dormo
nella casa dei miei vecchi o, quando capita, nelle taverne. Non ho un cavallo,
ma un mulo.»
«Quello che scoreggia.»
ridacchiò il giudice.
«Precisamente.» disse
Lankh.
«Ho cambiato a un banco di
valute un oggetto particolare per cinquecento corone, corone che ho speso per
l’incantesimo. L’oggetto è un uovo di diamante, che ho rinvenuto, come tesoro,
nelle gole. Il banco di valute appartiene allo gnomo Selce e, come saprete, si
trova a Porta di Tral, ovvero fuori dalle mura. Secondo gli editti reali, Porta
di Tral non gode della difesa della guardia cittadina o dell’esercito, ma i
suoi abitanti – poveri, ladri, grassatori, contadini a cui il signorotto ha
preso la terra – non pagano le tasse.
“Flaboria – che vostro
onore obietterà, vive entro le mura – si è offerta, chiamata da Anja che è
entrato in città senza beni, di operare l’incantesimo nella baracca dei miei
genitori. La maga ha individuato il giorno e l’ora della morte di Manevo con
estrema precisione. Il ragazzo è morto due giorni fa all’ora nona.
L’incantesimo ci dice anche che Manevo è stato trafitto da lame arrugginite –
cosa che del resto sapevamo dalle tracce sul corpo.
“Due giorni fa, proprio
alla nona, mi trovavo aggrappato con una mano a un costone di roccia, mentre
con l’altra cercavo di estrarre la spada. Appesi alle mie gambe, alle mie
cinghie, ai miei stivali, c’erano sei folletti delle gole. Li avrete visti
anche voi: alti due piedi, glabri; hanno piccoli occhi rossi che risplendono al
buio e vestono delle pelli degli animali che hanno ucciso e mangiato. Sono
particolarmente voraci e si sarebbero mangiati anche me, se non fossi riuscito
a estrarre la spada e ammazzarne un paio con un fendente ad arco. Gli altri mi
mordevano e mi graffiavano, come solo dei folletti incazzati sanno fare.
"Due giorni fa, proprio alla nona, mi trovavo aggrappato con una mano a un costone di roccia," |
«Insomma!» tuonò il
giudice, «cosa ci volete dire? Quanto tempo ancora dobbiamo perdere?»
«Vostro onore,» disse
Lankh, «permettetemi di fare un salto temporale e di parlarvi, allora, del
nostro – mio, di Jollnir, Anja ed Ebbro – ritorno in città, perché prima di
tutto entrammo in città, lasciando a
Porta di Tral ciò che avevamo recuperato nella gola.
“Sul far della sera, ci
imbattemmo in un uomo che veniva aggredito in un vicolo. Uccidemmo l’unico
aggressore, che cadde dopo parecchi colpi della mia spada. L’aggressore non era
armato e non schivò neppure un colpo, cionondimeno, me ne servirono tre per abbatterlo. Cosa ne si deduce?
«Che fate schifo come
spadaccino? Per i diavoli, non lo so!» sbottò il giudice, alzando le mani.
«Che l’aggressore,»
riprese Lankh con un sorriso, «era già
morto, cioè un morto rianimato dalla negromanzia, cosa evidente anche perché
trovammo, nella sua orbita destra, un pezzo di carbone.
“Ora, Jollnir mi dice che,
chi vuole animare un morto deve mettere nell’orbita vuota una pietra d’onice
purissima. La pietra, al momento dell’incantesimo, viene risucchiata d’ogni
energia e diventa carbone. Ed è proprio quella pietra che rinvenni nell’occhio
dello zombie, giacché, in gergo stregonesco, è così che si chiama quel tipo di
morto ambulante.
“Ebbene, l’uomo che
salvammo è un certo Lavenza Ruhn, della banca del tempio di Is. Come voi
sapete, il tempio di Is ha filiali ovunque, dentro e fuori Targoria.
«Che c’entra col vostro
caso?» tuonò il giudice.
«C’entra, vostro onore,»
disse, sorridendo, Lankh, «perché il Lavenza aveva addosso – fu Anja a, uhm,
diciamo “trovarla” – una lettera di credito di millecinquecento corone a favore
di un certo Vuir, firmata nientemeno che dal nostro Manevo.
“Ora, non vi dice nulla il
nome di Vuir? Vi aiuto: egli è il negromante che vive ad Acquescure, oltre le
gole di Jihat. Sì, colui che bersaglia la nostra città con le sue orde di
morti! Colui per cui il burgravio Ella Erben Jarn ha dovuto assumere un intero
reggimento di mercenari – i compagni della morte – che sta a guardia dell’antica
porta ovest.
“la lettera di credito
porta il nome di Castel Kargad come luogo di riscossione, dunque a sudovest,
oltre le pianure, presso la Grande Costa. Perché, vi chiederete? Semplice: se
vedessimo apparire qui Vuir non esiteremmo a ucciderlo, negromante o no. E,
checché ne crediate, il potere dei maghi ha molti limiti; il loro trucco più riuscito
è farci credere d’essere invincibili, mentre sono comuni mortali che pisciano e
cacano, come me e voi.
Vuir |
“Jollnir mi ha avvertito
che quella lettera di credito aveva addosso un incantesimo. Se stretta da mani
diverse da quelle dei firmatari o dei loro emissari – e dunque lo zombi, avendo
una pietra appartenuta a Vuir era identificato come suo emissario – avrebbe mandato
un comando ipnotico al burgravio, una specie di sogno o di visione, che gli
avrebbe fatto identificare il momentaneo possessore della lettera come
assassino di Manevo. E così è stato, poiché la Guardia di Tral è venuta in casa
mia e m’ha portato qui.
“Buona ventura che Jollnir
mi avesse avvertito, perché ho avuto il tempo di farmi condurre al cadavere di
Manevo dai miei vecchi commilitoni, ho esaminato le ferite e sono andato in
cerca di Flaboria per chiederle una divinazione al giusto prezzo.
“Jollnir mi ha detto, per
l’appunto, che l’allarme sarebbe scattato nella testa del burgravio in forma di
sogno e allora era il crepuscolo. Conoscendo gli orari di Sua Signoria, sapevo
che, sogno o non sogno, si sarebbe mosso a mattina inoltrata. Dunque ho avuto
il tempo di fare ciò che ho fatto in maniera, e lo vedete, assolutamente
legale. Insomma: vistomi a mal partito, dovevo organizzare la mia difesa.
“Chi aveva ucciso Manevo? Mi
sono detto: perché non domandarlo a lui! Il buon Anja, in un paio d’ore, è
riuscito a procurarsi – al giusto prezzo – una pergamena magica per parlare coi
morti. Beh, non so se ci avete mai provato, vostro onore …
«No e non ci interessa. Cosa
vi ha detto Manevo?» il giudice scosse la testa, a disagio.
« … dunque … che a
trafiggerlo erano stati gli emissari del negromante: scheletri con spade arrugginite,
vostro onore. Ora, ecco perché sul cadavere c’erano tracce di ruggine!
“Manevo mi ha altresì
pregato di recuperare la sua spada magica e di organizzare un funerale
invitando i suoi parenti, ossia i Jarn di Eru.
“Mi ha così svelato la sua
identità, dicendo: “Sono Manevo Jarn dei Jarn di Eru, una famiglia mercantile
fra le più ricche – e questo lo so – e fui cavaliere di Is, consacrato al
tempio a cui la mia famiglia da sempre ha fatto e fa ingenti donazioni in oro
sonante” fu quest’ultima frase a farmi nascere dei sospetti.
“Dunque: Manevo è stato
trovato cadavere presso il vecchio mulino reale, fuori dalle mura, non distante
dalla Porta di Tral. La Guardia di Tral ha rinvenuto il cadavere solo perché
era di ronda fuori, date le celebrazioni della festa di Iafen – tutt’ora in
corso – che coincide con l’arrivo della bella stagione.
“Dice di essere stato
ucciso dagli scheletri di Vuir; poi c’è la lettera di credito, c’è la richiesta
del funerale e della spada, spada che, dai vostri divinatorii è stata
identificata come l’arma del delitto. E anche questo m’ha fatto pensare.
“Vi ricordo che la spada
di Manevo era in mio possesso perché lui
mi ha chiesto di trovarla, non perché io sia l’assassino.
“Per ottenere la spada,
prima di tutto dovevamo sapere chi l’avesse presa. E qui ci venne in aiuto il
sergente Ennis – uno dei miei catturatori e commilitoni. Potreste, per esempio,
chiamarlo a testimoniare, visto che si trova in aula.
«Avanti!» concesse,
stanco, il giudice.
Si alzò dai banchi un uomo
alto, barbuto, con una faccia onesta.
Disse:
«Sergente Ennis, terzo
squadrone, prima compagnia, terzo reggimento, prima divisione dell’esercito
reale.»
«Cosa avete da dire?»
chiese, sfinito, il giudice.
Ennis si schiarì la gola e
parlò:
«All’ora decima mi trovavo
di ronda con lo squadrone. Ci avevano assegnato il turno di notte. Erano in
corso i festeggiamenti e c’era il rischio che la folla attirasse ladri e
assassini. Dunque eravamo fuori dalle mura, con gli occhi aperti.
“ci siamo imbattuti, verso
ovest, in un gruppo di umanoidi, orchi, che fuggivano di gran carriera. s’erano
spinti così a ridosso di Eru, probabilmente, a causa della confusione per
Iafen. Forse volevano taglieggiare o rubare. Fatto sta che, quando arrivammo
sul luogo del “delitto”, trovammo delle vecchie ossa e delle spade arrugginite.
“Avevamo notato che gli
orchi portavano mazze ferrate, che sono letali per alcuni non morti come gli
scheletri. Solo uno degli orchi aveva alla cintura una spada. Lo sappiamo
perché nello squadrone ci sono tre elfi e di notte ci vedono molto bene.
“Abbiamo notato che gli
orchi portavano dei piccoli e massicci teschi appesi al collo. I teschi erano
di numero variabile. Le bestie, inoltre, pur avendoci visto, non si sono
fermate a combattere.
«Grazie Ennis,» intervenne
Lankh, sorridendo. Il sergente annuì e tornò a sedersi.
Il giudice picchiò col
martello sul tavolo e disse:
«Siete voi o io a
presiedere la giuria?»
«Chiedo perdono, vostro
onore,» disse Lankh, «vogliate accordarmi il permesso di andare avanti.»
«Sbrigatevi!» fece il
giudice, alzando, svogliatamente, due dita.
«Dunque, i teschi piccoli
e massicci, come mi disse Anja, erano di nani e gli unici nani che girano a Eru
sono i Fratelli di Kra’nk, ossia la guardia personale del burgravio.
“Sappiamo che sono abili
combattenti, e che però furono quasi sconfitti in battaglia due inverni fa,
dagli orchi di Rufia. Gli orchi mozzarono le teste ai nani e ancora oggi, mi
conferma Anja, il teschio di un Fratello di Kra’nk è considerato segno d’alto
rango dagli orchi. Uno della tribù di Rufia porta sempre – se se l’è guadagnato
– il teschio di un nano al collo, anche quando fa il bagno … non che abbia mai
visto un orco lavarsi.
“Ad ogni modo, gli orchi
erano usciti dalle gole già armati di
mazze, probabilmente, perché sapevano di dover affrontare gli scheletri. Ennis
Kin ne ha visto uno, però, con una spada alla cintura: l’arma di Manevo. Pensateci:
orchi che escono la notte dei festeggiamenti, rischiando di incontrare uno
squadrone di soldati, e lo fanno già con le mazze in pugno, perché? Ma perché
sanno della spada e, secondo me, la devono portare a Vuir con cui hanno preso
un accordo.
“E gli scheletri? Beh, una
precauzione del negromante, visto che li ha mandati lui a uccidere Manevo. Ora:
essi uccidono Manevo e gli prendono la spada, spada che devono portargli, ma
Vuir, volendo sviare i sospetti, ingaggia la tribù di Rufia e le fa distruggere
gli scheletri, recuperare e portare la spada.
“Errore, perché gli orchi
non sono gente affidabile e, subodorato l’affare, si tengono la spada e, mia
ipotesi, tirano su il prezzo.
“Qui arriviamo noi: io,
Anja e Ebbro. Con gli spiccioli di Jollnir, compriamo un incantesimo di
mutaforma. Beh, il mio amico dal gilet di coniglio aveva solo ottocento talleri
e per ottocento talleri non si va lontano. Ci si compra una pergamena mutaforma
che muta me e Anja in due sensuali odalische ketaiane e il povero Ebbro in una
specie d’orrendo orco col naso da maiale alto nove piedi, lui, non il naso.
“Così entriamo nel campo
degli orchi, con Ebbro che sbava, ringhia, scoreggia e ci spinge dinnanzi a
Rufia, come se ci avesse catturate.
"una pergamena mutaforma che muta me e Anja in due sensuali odalische kataiane" |
“Anja individua la spada,
mentre io ricevo una sonora palpata sul culo dalle manacce di Rufia. Ebbene,
non c’ho visto più. Ho ordinato a Ebbro di far fuori gli orchi e ha obbedito
all’istante. Noi, prese le mazze chiodate, ci siamo messe – uhm, messi – a dar manforte. Ho personalmente
sfondato il naso, la mascella e un occhio a Rufia con la sfera chiodata della
sua stessa mazza.
“Prima di recuperare la
spada, Ebbro s’è messo in testa – d’altronde è un mulo – di voler giocare all’orco
che terrorizza le fanciulle. Ha pure indossato uno dei teschi di Rufia!
«Mutaforma! Odalische!»
sbottò il giudice, «cosa dobbiamo sentire?»
«Vostro onore, vi prego,»
disse Lankh, alzando le mani, «mi aggiungo a concludere.»
«Alla buon’ora!» esclamò
il giudice.
«Sapete che Manevo Jarn
era un paladino della giustizia. Personalmente non l’avevo mai incontrato, ma
conoscevo le sue gesta. Non sapevo, però, come tutti voi, associarne il nome al
volto, poiché era sempre nascosto da una vecchia celata. Manevo non desiderava
gloria, bensì giustizia.
“E, quando i suoi occhi si
rivolsero a Eru, vide il marciume. Scoprì, con dolore, che i più grandi
responsabili della decadenza d’Eru sono proprio gli Jarn, la sua famiglia. Sappiamo
dei loro affari col tempio di Is e …
«Lankh!» tuonò il giudice,
alzandosi, «Attento!»
«Con gli ultimi
spiccioli,» disse Lankh, senza curarsi dell’avvertimento del giudice, «abbiamo
lanciato un incantesimo sulla spada.
“Essa è maledetta! È stata
creata da Vuir su commissione proprio di Manevo – da qui la lettera di credito –
e attira orde, ripeto, orde di non-morti.
“Si sono messi in marcia
con i loro piedi d’ossa fin da quando io ho preso la spada, perché Rufia doveva
avere addosso un glifo che lo identificava come “amico” di Vuir.
In quel momento si udì un
trambusto fuori dall’aula. Lankh, senza scomporsi, continuò:
«Dovrebbero essere ai
cancelli, a sfondare le linee dei compagni della morte, diretti al tempio di
Is, gremito da tutti gli Jarn, dove il sommo prete e il burgravio – uno Jarn – presiedono
al funerale di Manevo.
«Tradimento!» urlò il
giudice, scagliando il martello su Lankh. Egli schivò e balzò sul banco
brandendo la spada.
«Io, come Manevo, non ho
tradito niente e nessuno! Siete voi che l’avete fatto!» urlò.
«Mozzategli la testa!»
ringhiò il giudice.
S’aprirono di botto le
porte dell’aula ed entrò un cavaliere armato, con il trifoglio nero della Guardia
sullo scudo.
"S'aprirono di botto le porte dell'aula ed entrò un cavaliere armato," |
Lankh riconobbe Sir Fleetwood,
il capitano del terzo reggimento, un uomo tutto mustacchi e rabbia.
Il giudice sbiancò in
volto e disse:
«Che significa? Venite a
dirmi che c’è un’orda di morti ai cancelli?»
«Anche,» fece, sibillino,
il guerriero, «ma una specie di mostro dal naso da porco, alto nove piedi, sta
sfondando le difese per entrare in aula e raglia come un mulo, mio signore!»
Poi, da fuori l’aula, si
sentì una sonora scoreggia.
Fine.
Heila!
RispondiEliminaHo beccato, navigando, una piccola galleria d'immagini di Jeff Easley (ah, due non sono di Easley, in effetti), uno dei miei disegnatori preferiti (l'altro è Larry Elmore) e ci ho scritto su una storia!
:)
E bravo, questo raccontino mi è piaciuto, anche se non conosco il mondo di Dungeons & Dragons. Poi mi spieghi come ti è venuto un mulo scorreggione dall'immagine di un orco rapitor di fanciulle... XD
RispondiEliminaSe posso dire, meglio questo di quello del post precedente.
Il Moro
Danke Moro!
EliminaAh già non è piaciuto neanche a me quello precedente! Volevo per forza scrivere un racconto di fantascienza, ma è uscita fuori una c***ta!
Certo che puoi dire! Mi servono tutte le critiche, altrimenti rimango sempre allo stesso livello.
Ahaha! il mulo m'è venuto perché in Dungeons & Dragons ho sempre voluto averlo, ma costava troppo per noi personaggi senza soldi.
Poi forse quando ho visto l'immagine dell'orco avevo ancora la febbre!
Saludos!