domenica 20 maggio 2012

Due coni gelato



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Due coni gelato by Marcello Nicolini is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Unported License.
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A Mosca sulla Piazza Rossa c’era un chiosco dei gelati e una giovane mi chiese di comprargliene uno.
Andai dal gelataio e dissi: «Dvie moroshnaja.» e cioè “due gelati”. Lui era grasso e aveva un piccolo cappello bianco in testa. Mi diede ’sti due coni alla panna, minuscoli e chimici che io presi con aria trionfale, perché avevo ordinato da solo la mia prima cosa in Russia. Portai i coni alla ragazza con un sorriso e la guardai. Lei prese il suo e cominciò a mangiarlo.

mercoledì 16 maggio 2012

L'uomo che guarda dopo la pioggia


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L'uomo che guarda dopo la pioggia by Marcello Nicolini is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Unported License.
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La prima volta m’è successo camminando in un parco dopo la pioggia. D’autunno, vedere le foglie rosse schiacciate da pozze d’acqua è come ammirare un quadro. Ricordo d’aver avuto un lavoro a quel tempo e di aver perso Giulia. Non che fossimo fatti l’uno per l’altra, non che mi dispiacesse che ci fossimo lasciati. Non capivo come mai succedeva sempre. Se ne andavano tutte, senza spiegarmi nulla. Andatevene pure se vi piace, ma almeno ditemi, fatemi sapere. C’è qualcosa che non va in me? O in voi? Possibile che ci sia qualcosa che non vada in tutte voi?
Dunque qual è la risposta?
Pensavo alla barzelletta del tizio che va in contromano in autostrada e alla radio sente che c’è un pazzo che va in contromano in autostrada. “Uno? Ce ne sono migliaia!” dice.
E guardai una di queste pozze. Stava tra le radici d’un albero, ai margini del viale che percorrevo. Era il 1973.

martedì 15 maggio 2012

Caro disilluso


«È un peccato trovarvi bella?»
«Non sopporterò le vostre parole!»
«Non le sopporto neanche io.» l’uomo finì di bere, si alzò, prese il fez e non aggiunse altro. Rimase con in mano il cappello, finché, vinto, sbuffò adagio, si girò e uscì dalla sala da tè.
«Stupido.» disse. Ripensò alle lettere di Anna, che gli rivelava d’avere un altro. Ripensò a Francesca che gli aveva detto “sei inaffidabile”; a Giulia, che gli aveva detto di volere un vero uomo.
«Signore.»
La donna lo stava chiamando. Egli si fermò, fece un sospiro, si girò. Lei era lì con uno sguardo di fuoco e le linee del viso tirate.
Lui si passò una mano sulla faccia: «Dite.» la esortò.
Lei aprì la bocca, la richiuse, la riaprì, prese fiato e disse: «Andrete in battaglia?»
E che significava?
Un po’ stupito, rispose di sì. Ci sarebbe andato presto.