giovedì 22 marzo 2012

Tomos


Mio padre aveva un Tomos blu. Un motorino iugoslavo, bello. Ci portava me e mia sorella a fare i giri nel parco pieno d’alberi e d’erba in via Sangalli, accanto alla scuola elementare Citterio, che poi era la mia scuola. Il motorino aveva un rombo suo, una specie di forte lamento continuo di nota sinusoidale che mi faceva felice e io stavo aggrappato alla schiena di papà che era larga, forte e avvolta in una maglietta chiara. Qualche volta mettevo la gamba sul tubo di scappamento e mi bruciavo. Qualche volta sentivo il cuore in gola per un sobbalzo su una pietra. Qualche volta passavamo sotto i rami d’un albero basso e mi sentivo le foglie in bocca.

mercoledì 21 marzo 2012

In cammino - 11 - finale

Fausto sudava nell’uniforme grigio-verde della Polizia Repubblicana.
Nonostante il freddo.
In alto, sulle mura, spuntavano gli elmetti d’acciaio dei tedeschi. Fausto li guardò, occhi azzurri in occhi azzurri.

mercoledì 14 marzo 2012

In cammino - 10

precedente

Angela guardava una cinciallegra dal capo nero e lucido ripetere il suo canto di tre sillabe, sulle mura di Bergamo.
Era caduta la neve e la strada da casa all’ufficio sembrava coperta da un morbido piumone bianco. Il sole splendeva fioco, come quando lo si guarda da sott’acqua e gli alberi si muovevano nella danza portata dal vento.

mercoledì 7 marzo 2012

In cammino - 9

precedente

Per Fausto, Angela fu una scoperta: lui che era così misurato e calmo, si trovava davanti una persona forte, risoluta, combattiva.
Un pomeriggio, mentre passeggiavano lungo le mura, lei gli disse: «Quando era incinta di me, se andavano in macchina, mamma diceva a papà “Corri! Corri più forte!” e lui correva.» poi, un sorriso, «Credo di avere la velocità nel sangue, ecco.»