piccoli, simpatici, amici |
C’era un clima di attesa,
che ai più sembrava l’unico baluardo contro la fine. Oltre le mura del
castello, le tenebre e la nebbia nidificavano nel silenzio come i semi del
male.
L’umidità scendeva
gocciolando sugli elmetti, sulle svastiche, sulle teste di morto abbarbicate
alle uniformi grigie delle SS.
Le grandi lenti
fotoelettriche insinuavano le loro braccia bianche nel buio, guidando gli occhi
d’una sentinella.
La “Porta”, era di nuovo operante,
e i gerarchi stavano dando l’ultimo saluto alla terra d’Asgard, per tornare in
Germania. A Hitler premeva di più la situazione sul Fronte Orientale, che
qualche scaramuccia tra barbari con spade e frecce.
Eppure, neanche mille
russi, neanche un milione di feroci siberiani dai visi informi come pezzi di
cuoio avrebbe potuto fare ciò che gli ustmerc fecero quella notte. Di questo,
Karl Maria Wiligut, detto Weisthor, il Mago, ne era sicuro.
Gli ustmerc, dei suoi
ricordi, scendevano come un serpente di fuoco, fatto di mille torce e calavano
sul castello.
Le SS difendevano quel
pezzo di Reich con tutti i mezzi a disposizione.
Reinhard Heydrich,
impassibile, fumava una sigaretta osservando lo sfacelo, mentre Taubert, il
castellano, e Karl Wolff, l’unico vero soldato là in mezzo, gridavano ordini,
coi loro elmetti in testa, e sparavano personalmente ai disertori.
Wiligut si affacciò sulle
mura. Gli ustmerc circondavano l’intero perimetro.
Il Mago vide uscire dalle
loro file degli uomini e donne emaciati, scheletrici, coperti dalle divise da haftlinge.
Questi avanzavano, cercando di arrampicarsi sulle mura. Guardavano i tedeschi
con occhi dalle iridi straordinariamente verdi.
Una squadra d’elite di SS
difendeva il settore Nord. Sparavano a colpo sicuro, riempiendo i camminamenti
di bossoli.
C’era il rumore automatico
delle armi, le urla dei comandanti, il ringhio dei barbari.
Un ustmerc a cavallo ebbe
il cranio aperto da un colpo di fucile. Fu, per Wiligut, come veder esplodere
una bolla di pus. Da quell’uovo bianco uscirono schizzi di materia lattiginosa,
piena di filamenti.
Le SS spararono agli
haftlinge, facendoli a pezzi.
Poi si udì un urlo. Fu vomitato
dalle foreste immerse nella nebbia e percorse il castello come una corrente
gelida d’odio.
Le enormi fotoelettriche
tremolarono. Le lampade aumentarono l’intensità di luce per un attimo, poi si
spensero. I filamenti di tungsteno: bruciati.
Poi: un’esplosione. Per Wiligut
fu come il terremoto: un’onda gli passò sotto i piedi e una forza lo spinse in
avanti, a terra, nascosto dietro il parapetto. Batté la mascella e si morse la
lingua. Un sibilo gli invase le orecchie e il muro prese a girare, adagio,
inesorabile.
Qualcuno gridò qualcosa.
Wiligut vide un bossolo
vuoto cadergli accanto all’indice della mano destra.
Fece forza sul bastone
runico e si alzò. Guardò in basso e vide una cosa strana: gli ustmerc avevano
formato un cuneo, come fossero rondini in procinto di migrare, e stavano
sciamando proprio sotto le mura. Assieme a loro, si muovevano ranghi di
haftlinge del campo di concentramento.
L’aria era elettrica. Wiligut
sentì un formicolio alla mano destra e vide i peli sul dorso rizzarsi e
ondeggiare come alghe sott’acqua.
«Hanno fatto breccia!»
urlò qualcuno.
Il significato di quelle
parole si fece strada nella mente del Mago. Wiligut si girò e diresse lo
sguardo sul cortile interno.
C’era un viavai di cavalli
e muli e un abbaiare di ordini.
Cavalieri SS sparavano in
sella, cercando di smussare il cuneo nemico.
«Herr Wiligut!» qualcuno lo afferrò per un braccio. Karl si alzò e
vide gli occhi d’acciaio di Wolff spuntare da sotto l’elmetto.
«Venga con me!» disse il
generale.
Karl si fece persuadere.
Il generale Wolff
raggiunse un piccolo reparto di SS, e con queste si aprì la strada a forza di
raffiche di mitra.
Taubert e Heydrich non si
vedevano da nessuna parte.
Quando, infine, Wiligut
ebbe il coraggio di guardare, vide lassù, sul Picco Inaccessibile, il castello
in fiamme.
Si sentì come se avessero
dato fuoco a casa sua.
E giurò vendetta, con ogni
mezzo.
No, neanche mille russi, neanche un milione di feroci
siberiani avrebbe potuto fare ciò che gli ustmerc fecero quella notte.
Nessun commento:
Posta un commento