mercoledì 5 giugno 2013

La notte degli ustmerc - racconto della serie "Asgard - dall'altra parte del portale"



piccoli, simpatici, amici
L’Artiglio trattenne il respiro.
C’era un clima di attesa, che ai più sembrava l’unico baluardo contro la fine. Oltre le mura del castello, le tenebre e la nebbia nidificavano nel silenzio come i semi del male.
L’umidità scendeva gocciolando sugli elmetti, sulle svastiche, sulle teste di morto abbarbicate alle uniformi grigie delle SS.
Le grandi lenti fotoelettriche insinuavano le loro braccia bianche nel buio, guidando gli occhi d’una sentinella.
La “Porta”, era di nuovo operante, e i gerarchi stavano dando l’ultimo saluto alla terra d’Asgard, per tornare in Germania. A Hitler premeva di più la situazione sul Fronte Orientale, che qualche scaramuccia tra barbari con spade e frecce.
Eppure, neanche mille russi, neanche un milione di feroci siberiani dai visi informi come pezzi di cuoio avrebbe potuto fare ciò che gli ustmerc fecero quella notte. Di questo, Karl Maria Wiligut, detto Weisthor, il Mago, ne era sicuro.

Gli ustmerc, dei suoi ricordi, scendevano come un serpente di fuoco, fatto di mille torce e calavano sul castello.
Le SS difendevano quel pezzo di Reich con tutti i mezzi a disposizione.
Reinhard Heydrich, impassibile, fumava una sigaretta osservando lo sfacelo, mentre Taubert, il castellano, e Karl Wolff, l’unico vero soldato là in mezzo, gridavano ordini, coi loro elmetti in testa, e sparavano personalmente ai disertori.

Wiligut si affacciò sulle mura. Gli ustmerc circondavano l’intero perimetro.
Il Mago vide uscire dalle loro file degli uomini e donne emaciati, scheletrici, coperti dalle divise da haftlinge. Questi avanzavano, cercando di arrampicarsi sulle mura. Guardavano i tedeschi con occhi dalle iridi straordinariamente verdi.
Una squadra d’elite di SS difendeva il settore Nord. Sparavano a colpo sicuro, riempiendo i camminamenti di bossoli.
C’era il rumore automatico delle armi, le urla dei comandanti, il ringhio dei barbari.
Un ustmerc a cavallo ebbe il cranio aperto da un colpo di fucile. Fu, per Wiligut, come veder esplodere una bolla di pus. Da quell’uovo bianco uscirono schizzi di materia lattiginosa, piena di filamenti.
Le SS spararono agli haftlinge, facendoli a pezzi.
Poi si udì un urlo. Fu vomitato dalle foreste immerse nella nebbia e percorse il castello come una corrente gelida d’odio.
Le enormi fotoelettriche tremolarono. Le lampade aumentarono l’intensità di luce per un attimo, poi si spensero. I filamenti di tungsteno: bruciati.
Poi: un’esplosione. Per Wiligut fu come il terremoto: un’onda gli passò sotto i piedi e una forza lo spinse in avanti, a terra, nascosto dietro il parapetto. Batté la mascella e si morse la lingua. Un sibilo gli invase le orecchie e il muro prese a girare, adagio, inesorabile.
Qualcuno gridò qualcosa.
Wiligut vide un bossolo vuoto cadergli accanto all’indice della mano destra.
Fece forza sul bastone runico e si alzò. Guardò in basso e vide una cosa strana: gli ustmerc avevano formato un cuneo, come fossero rondini in procinto di migrare, e stavano sciamando proprio sotto le mura. Assieme a loro, si muovevano ranghi di haftlinge del campo di concentramento.
L’aria era elettrica. Wiligut sentì un formicolio alla mano destra e vide i peli sul dorso rizzarsi e ondeggiare come alghe sott’acqua.
«Hanno fatto breccia!» urlò qualcuno.
Il significato di quelle parole si fece strada nella mente del Mago. Wiligut si girò e diresse lo sguardo sul cortile interno.
C’era un viavai di cavalli e muli e un abbaiare di ordini.
Cavalieri SS sparavano in sella, cercando di smussare il cuneo nemico.
«Herr Wiligut!» qualcuno lo afferrò per un braccio. Karl si alzò e vide gli occhi d’acciaio di Wolff spuntare da sotto l’elmetto.
«Venga con me!» disse il generale.
Karl si fece persuadere.
Il generale Wolff raggiunse un piccolo reparto di SS, e con queste si aprì la strada a forza di raffiche di mitra.
Taubert e Heydrich non si vedevano da nessuna parte.
Quando, infine, Wiligut ebbe il coraggio di guardare, vide lassù, sul Picco Inaccessibile, il castello in fiamme.
Si sentì come se avessero dato fuoco a casa sua.
E giurò vendetta, con ogni mezzo.
No, neanche mille russi, neanche un milione di feroci siberiani avrebbe potuto fare ciò che gli ustmerc fecero quella notte.

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