giovedì 18 giugno 2020

Contatto - racconto di fantascienza

NdA: questo racconto mi è stato ispirato dal cartone animato "Cristoforo Colombo", dopo la cui visione mi sono posto delle domande... ecco il perché dell'immagine in "copertina"


Era stato avvistato un oggetto nell'orbita lunare, un oggetto che, due giorni dopo, si avvicinò rapidamente alla Terra. Gli osservatori lo videro dividersi in tre e i satelliti ne intercettarono il segnale.  
Ai notiziari dissero che si era sempre trattato di tre oggetti, visti come uno solo data la distanza. Le principali potenze mondiali si prepararono come se stessero andando in guerra.  
I notiziari, nelle ore successive, dichiararono che non si trattava di asteroidi, ma di oggetti in grado di cambiare rotta da soli e in maniera repentina.  
La stazione spaziale internazionale mandò la prima immagine alla Terra: gli oggetti erano dischi volanti grandi, ciascuno, come una metropoli. 
Sulla stazione c’erano due equipaggi di tre persone: due cosmonauti russi, un astronauta italiano e due astronauti statunitensi. L’italiano era, per quel turno, il comandante in capo.  
I dischi si fermarono in orbita bassa terrestre e, da ognuno, si staccarono navicelle più piccole, tre per la precisione, che si diressero verso la ISS. 
«Stanno attraccando» disse uno degli americani.
  
«Com'è possibile?» 
«Hanno preso il controllo dei nostri sistemi di aggancio e… stanno facendo da soli!» 
Due minuti dopo, la prima navicella allungò un tubo trasparente che aderì al boccaporto alla perfezione. Le altre navicelle fecero lo stesso, attraccando alla stazione tutte quante. Il boccaporto si aprì subito, senza decompressione, facendo scattare gli allarmi di bordo.  
Apparve un gruppo di uomini vestiti con tute spaziali avveniristiche, con degli stendardi fatti di luce e dei foderi metallici da cui uscivano le impugnature di pugnali o spade. 
Si tolsero i caschi, rivelando visi umani, in tutto e per tutto uguali a quelli dei terrestri. Il capo era un uomo biondo, dagli occhi azzurri e aveva una spada al fianco. Impugnò uno stendardo e sorrise, piantandolo nel pavimento della stazione. Il palo bucò il pavimento, ma qualcosa nel palo stesso sigillò il foro all'istante. 
Il biondo si rivolse a uno dei suoi, un tipo coi baffi, e gli disse qualcosa. Quelle furono le prime parole pronunciate dai visitatori spaziali, parole in una lingua che non aveva eguali sulla Terra. Il baffetto annuì e avanzò di un passo, facendo apparire, in aria, un ologramma pieno di lettere irriconoscibili. 
Il biondo cominciò a parlare con tono stentoreo, facendo come se gli astronauti della ISS non ci fossero. Il biondo parlò e baffetto scrisse e lo fece con un’aria solenne. 
«Cosa state dicendo?» esordì l’italiano. 
«Cosa dite?» fece uno degli americani.  
Il biondo continuò e poi smise. Si girò verso gli altri e disse qualcosa. Gli portarono un grande cerchio di metallo con un puntale. Il biondo lo prese e disse qualcosa, per poi conficcare il puntale vicino allo stendardo. 
«Cosa sta dicendo?» fece uno dei tre russi.  
Il biondo piegò la testa di lato, poi sorrise e disse qualcosa al baffetto. Il baffetto parlò. 
«Sua eccellenza l’ammiraglio Krafudakian Krolekian ha rivendicato questo territorio nel nome dell’impero galattico di Tariin e nel nome del Grande Cerchio di Mafughefullian e gli ha dato il nome della cerchiatissima regina Fubella 
Baffetto aveva parlato in un inglese passabile. 
«Ma ho capito bene?» fece il comandante, l’italiano, guardando astronauti e cosmonauti. 
«Hai capito bene» gli disse baffetto, in un inglese già migliorato. 
Gli astronauti si guardarono l’un l’altro. 
I visitatori, intanto, entrarono nella ISS e ne presero possesso. Lo fecero in maniera pacifica, coi sorrisi sulle labbra, ma in breve tempo esautorarono l’equipaggio. 
Dopo qualche ora, anche il biondo aveva imparato l’inglese, solo ascoltando i terrestri. Gli alieni stavano anche imparando rudimenti di russo e di italiano.  
Astronauti e cosmonauti, nel frattempo, impossibilitate le comunicazioni con la Terra, parlavano tra di loro. 
«La regina Fubella… ma è pazzesco» commentò l’italiano. 
Il biondo, che era nei paraggi, sorrise loro, poi parlottò coi suoi uomini. Uno di loro arrivò con una specie di forziere ipertecnologico, lo aprì e lo mise nelle mani dell’ammiraglio, che lo mostrò ai terrestri. Il forziere era pieno di pietre preziose in grande quantità. 
«Queste sono per voi» disse, sempre sorridendo. 
«Ci vuole corrompere?» chiese l’italiano.  
«No. È un regalo. Prego, prendete» disse l’ammiraglio. 
«Quelle cosa sono?» La domanda l’aveva fatta uno dei russi, indicando le spade. L’ammiraglio prese la propria e la fece uscire dal fodero. La lama era fatta di luce e sembrava uscita da Guerre Stellari. 
La piantò per terra. 
«Questa è una spada. Mi fu regalata dalla regina Fubella per il viaggio.» 
Il russo s’inginocchiò. 
«Ma com'è possibile? Ma di cos'è fatta? È luce? Cos'è?» 
L’ammiraglio ridacchiò, poi la prese e la rinfoderò.  
Due minuti dopo, i visitatori se n’erano andati, usciti dalla stazione e saliti sulle navicelle che, adesso, si dirigevano verso i dischi volanti. 
Un’ora dopo, attonito, l’equipaggio vide i dischi dirigersi verso la Terra. 

Fine 

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