sabato 5 gennaio 2013

La questione del Ritmo!

ma la Ritmo color carta da zucchero da ladro ve la ricordate?
Questo mio primo articolo del 2013 lo dedico al ritmo; cioé, ovviamente non alla Fiat. Prima o poi, però dovrei fare un racconto stile "The Fast and The Furious" dove dei tamarri fanno lo sparo a bordo di Ritmo e Uno Abarth col braccio fuori, che ne dite?
E siccome noi non abbiamo Vin Diesel, ci metto Vin Miscela.


mi fa cinquemila lire di miscela?

La questione del Ritmo (e basta!) ritmo m'è venuta in mente leggendo Stefano Re.
In queste vacanze mi sono divorato "I Vendicatori" di Riccardo Baccamano - che poi è uno pseudonimo di Stefano Re - e ho cominciato a leggere "Desperation".
Poco prima di partire avevo letto "La Bambina che amava Tom Gordon".

ebbene, all'ennesima inquadratura da film, ho chiuso il libro (Desperation) e ne ho aperto un altro: "Il Segreto d'Orbae" che mi ha regalato mia sorella :)

Mi sono accorto del taglio ormai canonico di tutti i nostri libri. Sto parlando comunque di bei libri, di libri che si fanno leggere e che piacciono alla gente, quindi elimino già la spazzatura e le scopiazzature.

tutto ciò è oltremodo disdicevole
E il verdetto è questo: sembrano dei film. Che può andare bene, per un certo tempo, ma dopo un po' stanca.
E allora bisogna spezzare il trantran e cambiare ritmo.

Se Stephen King mi dice che il sedile anteriore sinistro della Caprice della polizia municipale dello sbirro cattivo di Desperation è incurvato, bombato, sotto il suo peso e che la sua testa enorme striscia contro il tettuccio;
Se mi racconta vita morte e miracoli di un personaggio che fa morire al capitolo successivo oppure nello stesso paragrafo;
Se ci mette - in "L'Acchiappasogni - dieci pagine a descrivere come si ribalta il fuoristrada di due dei protagonisti e quante birre cadono sul sedile posteriore e quante su quello anteriore ...

il ritmo è lento, molto lento.

il pregio è che vedi tutto come i fotogrammi di un film.
Il difetto è che niente è lasciato all'immaginazione. Niente. Sai anche dove si trova l'ultimo capello del marito della zia del nipote di Billy, il protagonista. Sai che macchina ha, quanti soldi ha in banca, come gli piace fare l'amore, se fa la pipì in piedi o seduto, se ha mai letto libri di Markus Heitz o meno.

Senti l'odore che fa il suo corpo, sai che cosa prova quando muore.
Okay, va benissimo.

Ma ... e l'immaginazione?

Col c***o che lavora! La mente è intorpidita, rimbambita dallo star dietro ai dettagli e dal vedere fotogrammi su fotogrammi.
Il cervello vede la macchia di sporco sulla scritta "Sheriff" dell'auto dello sbirro o la suola consumata della scarpa di una comparsa.

Ad un certo punto, io - lettore - dico: Chissenefrega!

Chissenefrega di tutti 'sti dettagli. E se la storia è basata sui dettagli, ovvero, se essi sono indispensabili, chissenefrega pure della storia. Leggo qualcos'altro.

Il punto è che scrivere così è diventato un canone, ormai.
Questo è lo stile tipico di scrittura degli anglosassoni. Coprono il lettore di dettagli, che sono utili, per l'amor di Dio, ma a leggere una storia tutta basata su queste cose uno si stanca, dopo un po'.

Ma perché - dico io - dobbiamo copiare tutto da quel mondo? Ho capito, è il nuovo Impero Romano, ma attenti a non perdere la nostra identità regionale per diventare "cives", okay?

scrivendo come loro magari venderemmo di più, okay, ma che p***e!

questa è una cosa che noto anche in alcuni scrittori tra i blogger della "Cerchia" che leggo (e che mi piacciono) e che noto anche in me stesso.

a mio parere, è una cosa forse non da eliminare, ma quantomeno da dosare con molta cura.

Perché la tradizione degli scrittori moderni dell'Europa latina, invece, è quella d'avere un ritmo leggermente più accelerato. Un ritmo che lascia meno spazio ai dettagli e più all'immaginazione.

E ho detto moderni, perché se andiamo a prendere Dumas, quello ti descrive pure quanti erano i nasturzi sulle fioriere del balcone del padre del Conte di Montecristo.

Prendiamo Pennac, per esempio: la storia inizia, va avanti come un piccolo fiume, si snoda agile tra le rocce, raggiunge il suo acme e fluisce via lasciandovi un piacevole ricordo.

Oppure anche questo "Il Segreto d'Orbae" di Francois Place:

la copertina è molto carina!

il ritmo è accelerato, i dettagli sono essenziali e veniamo rapiti dalla fantasia, dall'estasi del "cosa succederà dopo" senza che l'autore ci dica quanto pesa lo yak del protagonista.

pesa 130 kg, ma in realtà è un demone di Altair IV

Tra l'altro ricordo che nel saggio "On Writing" - che mi ha prestato tempo fa il mio socio Vale - Tabitha King, la moglie di Stefano Re, leggendo tutto uno sproloquio vita-morte-e-miracoli su un personaggio secondario, disse a Stefano qualcosa del tipo: "Chissenefrega! Perché tutta 'sta storia me la devo sciroppare io?" e Re le diede pure ragione.

Va beh ...

Dunque quel che, a mio parere, bisognerebbe fare per alleggerire la lettura - e alleggerire non significa essere banali - è premere sul pedale del ritmo, accelerandolo un poco; dare meno dettagli noiosi; evitare, se è possibile, le descrizioni da scena di film americano e dare peso alla storia!

E poi è molto importante lo spostamento spaziale. Fate fare un viaggio ai vostri protagonisti!
Ho notato che le storie ambientate sempre nello stesso luogo ristagnano e puzzano dopo un po'.
Il viaggio già accende l'immaginazione del lettore.
Il viaggio è una scommessa sull'ignoto.

Attenzione, ho parlato di anglosassoni e non di nordici. Quelli hanno un ritmo ancora diverso. Sempre lento, ma introspettivo, con pochi dettagli. Gli scritti dei nordici tendono a farvi provare sensazioni, più che altro. I loro dialoghi sembrano avere una logica inconcludente. Vi fanno sentire odori, suoni, stati d'animo e ad essi legano la storia che vogliono raccontare.

Senza dubbio interessanti, ma anche loro da intervallare a qualcosa che vi metta meno alla prova,

perché in fondo un libro è pur sempre una specie d'evasione, no?

Parlando di viaggio, vi saluto con questa canzone!

Saludos!

2 commenti:

  1. Credo che il ritmo vada variato in funzione del momento, di ciò che si sta raccontando. Un maestro in queste cose è Lansdale, secondo me, che passa da un ritmo serrato a dettagliate descrizioni di particolari, senza mai far scendere l'interesse del lettore.
    Il Moro

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    Risposte
    1. Hey Moro!
      Lansdale è uno spettacolo! Dosa il ritmo talmente bene che non mi accorgo di aver incamerato i dettagli che fornisce alle volte perché così vuole la storia.
      Anche Ken Follett più o meno riesce a fare la stessa cosa, ma se guardi Stephen King, lui è solo dettagli.

      Saludos!

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