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domenica 4 dicembre 2022

Troll - recensione

Sono contento che, in un mondo di podcast, videoblog e cose del genere, sopravviva il mio vecchio blog (cioé questo qui) e mi piace pensare che, ogni tanto, qualcuno lo legga e che a questo qualcuno, giovi. Come sapete, sono caotico nell'esposizione, saltando di palo in frasca, ma va bene così. Oggi voglio recensire il film Troll, del 2022. Un film norvegese. Allora, devo dire che i film e le serie norvegesi (ne ho visti un po') sono proprio carini; i norvegesi fanno un po' gli americani, pur infilando, nei loro prodotti d'intrattenimento, spizzichi della loro cultura, del loro folclore e della loro vita di tutti i giorni - e questo mi piace. Troll è una cosa del genere: è un monster movie alla King Kong dove non si scade nel banale ma, alla buona dose di "americanismo" si affianca quel "flavour" da elfi-bambini un po' svampiti e dispettosi che ho riscontrato essere tipico delle narrazioni video norvegesi che mi è capitato di guardare. Se vedete, che ne so, Lillyhammer, riscontrerete questa cosa, e non perché sia una serie comica, ma perché pare sia intrinseco, nelle produzioni norvegesi, prendersi sul serio, ma fino a un certo punto. La Norvegia ci ha dato, per esempio, film d'orrore come Dead Snow che è molto sopra le righe (può piacere e non piacere) ed è un prodotto abbastanza godibile. In Troll abbiamo un inizio da tipico monster movie, cioé degli umani che disturbano il mostro di turno (in questo caso facendo degli scavi per un tunnel della metropolitana) e il gigantesco troll esce fuori dalla montagna, cominciando a calpestare quel che c'è da calpestare. Si riunisce l'unità di crisi del governo, che cerca di capire che cos'ha di fronte e come risolvere la situazione.
I personaggi sono pochi e, per quanto abbozzati, sono abbozzati bene. Non c'è proprio il classico ruolo delle produzioni americane, mi spiego... abbiamo la dottoressa eroina che, però, non è la power girl schiacciamaschi. Abbiamo il capitano militare che, però, non è il figo cowboy risolviproblemi di cui l'eroina si innamora. Poi abbiamo il comprimario pasticcione, che non ha lo stesso ruolo che nei film americani, ma, per assurdo, è più in sintonia e d'aiuto all'eroina, rispetto al capitano militare.
In più, in questo film i problemi vengono risolti coralmente, con l'aiuto di tutti i (pochi) personaggi. Tutti loro hanno uno scopo, che aiuta a trovare la soluzione al problema. Devo dire che i norvegesi, quando fanno film o serie TV, sembrano degli americani, ma con i piedi leggermente più per terra... non so se mi spiego. Troll è un film perfetto per Netflix; è godibile, non è pesante e funziona. Guardatelo, se vi va. Saludos!

sabato 4 giugno 2022

Top Gun Maverick - Recensione

Beh, ragazzi, che dire... era il maggio 1983 e io avevo quasi sei anni (essendo di dicembre '76) e il giornalista Ehud Yonai se ne usciva con l'articolo "Top Guns" descivendo la vita di un pilota della marina e un aviatore navale, rispettivamente pilota e RIO (Radar Intercept Officer) della U.S. Navy addestrati a volare su un F-14 Tomcat. Da quell'articolo, che era solo quello, un articolo che parlava di quella giornata un po' strada di Yonai a cui avevano messo il seggiolino posteriore di un F-14 sotto il culo a dodicimila metri d'altezza sulla California.
Da quello, lo sceneggiatore Jack Epps Jr. tirò fuori lo script di Top Gun e il resto è storia. 1986, lo script di Epps e Jim Cash (altro sceneggiatore con cui Epps lavora di solito in coppia) viene trasformato in un film per il cinema, con Tom Cruise come protagonista. Io non ho nemmeno dieci anni e lo vado a vedere: me ne innamoro. Continuo a dire che il mio personaggio preferito sia Mad Max e chi mi conosce lo sa, ma il mio FILM preferito è lui, Top Gun. Quel film dell'86 fa ciò per cui era stato creato: gettare un occhio sulla U.S. Navy e fare arruolare tanti ragazzi nelle sue fila; beh, avrei voluto arruolarmi anch'io ma siccome sono italiano, sarei dovuto andare all'Accademia Aeronautica (e quindi sarei diventato parte dell'Aeronautica Militare, non della Marina). I miei genitori non erano d'accordo, all'epoca, perciò mi persuasero a fare un altro percorso di studi e tutto se ne andò a farsi benedire. La passione, però, mi è rimasta e negli anni mi sono documentato, ho studiato e imparato una grande quantità di nozioni sulla marina militare americana dell'epoca (e anche qualcosa su quella moderna) sui lanci dalla portaerei, sui bulloni d'arresto, sulle catapulte, sulle manovre coi jet eccetera. Conosco gli O'Club, lo slang da aviatore navale e parecchie delle procedure di sicurezza sulle portaerei o delle procedure pre-volo e voglio, prima o poi, volare su un fighter jet e magari, chissà avendo i soldi in futuro, prendere il brevetto di pilota sui piccoli aerei da diporto. Top Gun dell'86 come film non era il massimo, perché quasi non aveva una trama ed era solo una lunga e adrenalinica pubblicità sulla U.S. Navy. Ebbe talmente tanto successo che si pensò subito a un seguito che per varie controversie non venne mai girato all'epoca (e menomale, altrimenti sarebbe stata una cazzata immane). La Marina aveva nuovi sistemi d'arma che non voleva sbandierare in pubblico e altri problemi. Quando seppi che avrebbero girato, nel '20 o '21, il seguito, rabbrividii, perché pensai sarebbe uscita fuori una gran cazzata. Però Top Gun mi ha sempre intrigato come mi intrigava osservare lo status in itinere di quel fantomatico seguito. Prodotto da Tom Cruise, interpretato da Tom Cruise e così via.
Perché sono andato a vederlo al cinema? Da ragazzo ero un assiduo frequentatore dei cinema ma, da grande e con le piattaforme in streaming (per non parlare della pandemia) vado solo al cinema per cose che mi interessano moltissimo e che voglio vedere sul grande schermo. Ho visto Mad Max nel 2015, Mazinger Z nel 2017, Blade Runner 2049 nel 2019 e ora, bam! Top Gun nel 2022. Sapevo che Tom Cruise non aveva voluto controfigure (come al suo solito) e che non era stata usata CGI. Sapevo che era stato addestrato a volare su un jet e che le smorfie da accelerazione G e tutto il resto, che avrei visto nel film, erano reali. Già questo mi aveva convinto ad andare al cinema per guardarlo ma, in più, Top Gun Maverick ha una trama! E' un film ben scritto, col giusto spazio per i protagonisti, i comprimari e le comparse e, a differenza del primo, ha dei tempi comici. I tempi comici sono ben distribuiti e arrivano al momento giusto; durano il giusto e non rovinano l'atmosfera del film. Il film si prende sul serio in una maniera talmente perfetta da non sembrare un'americanata patriottica o un film di guerra: sembra un pezzo di storia vera di persone vere, come me e voi. Nel film c'è una missione da compiere, che fa da fulcro attrattore per tutti i personaggi, una missione che è importante ma che non ruba la scena a nessuno. I nemici sono volutamente anonimi, spersonalizzati e non importa neanche a quale nazione o gruppo di cattivi appartengano, perché devono essere lì per rappresentare la paura dell'ignoto e perché tutto il punto di vista è quello dei piloti che non vengono presentati come superman spacconi americani ma come uomini, coi loro difetti e con la loro volontà per colmarli. C'è anche qui lo spaccone, ma è così umano che gli si vuole bene. Tom Cruise è talmente nel personaggio e il personaggio è così ben rappresentato che, conoscendolo, ho previsto una o due sue scelte... non perché fosse prevedibile, ma perché mi pareva di guardare un mio amico, uno che conosco bene e che so che in quella data situazione farà questo invece di quello. Era umano e non un freddo ingarbuglio di scritte monodimensionali buttate giù da uno sceneggiatore. Aveva la sua "voce", i suoi modi di fare peculiari e così via.
Tutti sono ben caratterizzati, per il tempo che calcano lo schermo, tutti. Ed Harris fa una comparsata nei panni di un ammiraglio che prende Maverick per le orecchie. Beh, per quei dieci, quindici minuti, Ed Harris è uno spettacolo e così lo è Jon Hamm, che interpreta l'ammiraglio che assegna a Maverick la missione di cui parlavo prima. Jon Hamm sta nel film esattamente quanto deve, non un minuto di più, non uno di meno e il suo personaggio non ha sbavature, è incisivo quanto basta e non va nel dimenticatoio.
Stessa cosa per Jennifer Connely. Anche il cameo di Val Kilmer è studiato abbastanza bene, anche se forse è la parte più debole del film, ma mi ha fatto piacere rivedere Tom Kazansky, cioé Iceman. I piloti che Maverick addestra, compreso il personaggio di Miles Teller, che veste i panni del figlio di Goose, hanno il loro giusto tempo sullo schermo a seconda che siano presonaggi principali o secondari (perdonate il gioco di parole). Insomma, vi dico che perfino mia moglie, a cui non piace questo genere di film e a cui non piace Tommaso Crociera nato a Siracusa, ha detto che è un bel film.
Vedere gli F-18 in azione è bello e anche sentire che sono caccia vecchi, di generazione obsoleta, che non possono competere contro quelli di quinta generazione che ha il nemico e che in caso di combattimento, sarebbe meglio scappare. Anche l'artificio con cui agli americani è impossibile mandare una squadriglia di tecnologici F-35 (anche loro caccia di quinta generazione) a fare la missione è azzeccato, perfetto e verosimile. Ragazzi, che dire! Nel 2015 George Miller ci aveva mostrato come si faccia un film d'azione, colpendoci con Mad Max Fury Road. Nel 2022 Tommaso Crociera ci mostra cosa si prova a volare a Mach 10 su un vecchio F-18 assieme ai nostri gregari. Poi, volete mettere riascoltare "Danger Zone" di Kenny Loggins? Sono felice che gli anni '80 stiano ritornando, perché sono i miei anni, sono gli anni che amo e che mi è dispiaciuto lasciare. Saludos!

mercoledì 9 febbraio 2022

Armilla Meccanica, Nel Cielo - recensione del romanzo di Fabio Carta

Di Fabio Carta, nato nel 1975 a Roma, ricevetti, anni fa, il primo romanzo della saga Arma Infero. Ne feci la recensione, anche se non ricordo se lo recensii positivamente o meno. Una cosa che ricordo, però, è la sua profonda capacità di worldbuilding, che è presente anche in questo Armilla Meccanica, Nel Cielo, primo di una serie di libri. Ed è proprio il worldbuilding il punto di forza del romanzo. Dalle pagine iniziali, infatti, si viene travolti dal mondo di Moa-B e del Metrobubble, una città futuristica della ConTrop, cioè la Cornurbazione Tropicale (forse potremmo associarla a una nazione). Piano piano, ci si immerge nella rivelazione della politica e della società di questo angolo della Via Lattea immaginata da Fabio. Un romanzo di fantascienza, quindi in cui uno dei primi personaggi che incontriamo è proprio un nativo del Metrobubble, un umano “transgenere e poli-amoroso”. Credo che questo primo impatto sul lettore sia uno dei punti di forza del libro, perché Fabio racconta del nostro mondo, della sua società in evoluzione, attraverso la lente della fantascienza. Vediamo la Ur-Montagna, che a me ha ricordato tanto una delle città-formicaio della lore di Warhammer 40K, dove Anahata, il transgenere della Metrobubble, ha il suo squallido e sudicio appartamento. Abbiamo anche molto “cyberpunk”, di fatti i personaggi utilizzano dello “smartwear” e interfacce neurali e cibernetiche, con connettori, come nei migliori romanzi del genere. Vediamo anche il Meklord coi suoi mek, dei robot da combattimento, spinti dall’energia dei Lambda-Core, ma sentiamo anche l’eco del ChainCrack, ossia la terribile recessione che, secondo la narrazione di Fabio, travolse tutto quel mondo ricco e ipertecnologico per farlo diventare più simile allo sprawl urbano e multi-planetario di opere alla Altered Carbon, per intenderci. Il ChainCrack mi richiama alla mente un qualcosa relativo alle criptovalute (la grande bolla del nostro secolo) e al loro sistema di blockchain, mentre la presenza di Anahata, fra i protagonisti, assieme alla lore del Meklord e dei mek, mi ha ricordato persino 2700 un grande, e forse dimenticato, fumetto italiano, ideato da Manfredi Toraldo, di impronta fantasy, ma con inserimenti tecnologici.
Che dire, ho apprezzato tutte le 369 pagine di Armilla Meccanica che, tra l’altro, è edito da Inspired Digital Publishing, una casa editrice che pubblica libri di giovani autori in formato digitale. Un plauso, infatti, alla casa editrice per il layout di copertina e interno, cosa che già contraddistingueva le produzioni di Fabio fino dal suo romanzo d’esordio, ossia Il Mastro di Forgia della serie Arma Infero.
Anche se le seguenti informazioni potreste recuperarle dalla sua biografia, mi fa piacere aggiungere che Fabio ha anche scritto e pubblicato un romanzo a quattro mani, Megalomachia, edito da Delos Digital, Collana: Robotica, nel 2016 e ha partecipato a un’antologia steampunk, dal titolo “Penny Steampunk” edita da Vaporosamente, assieme ai grandi della fantascienza moderna italiana, come Dario Tonani (Cronache di Mondo9).
Saludos!

martedì 4 gennaio 2022

Godzilla Punto di Singolarità - Recensione

Ecco, su Netflix, questa nuova serie sul lucertolone nipponico, nato dalla mente di Honda, nel '54, quando era ancora viva, nei giapponesi, la paura della bomba atomica. Godzilla Punto di Singolarità è stato creato dagli studi di animazione Bones e Orange su licenza Netflix e con regia di Atsushi Takahashi. La serie è uscita a fine marzo su Netflix Japan e da aprile a fine giugno negli altri paesi. L'animazione torna allo stile tradizionale e ricorda quella "anime" degli anni Novanta. E' lontana dalla bellissima computer grafica di Godzilla Planet Of Monsters, di Ultraman o di altri prodotti simili, ma non per questo meno bella. Ho trovato una bella novità la riscoperta dei tratti "imperfetti" dei contorni dei personaggi e oggetti presenti sulla scena. Rimarchevole l'aver ripescato il robot Jet Jaguar (che personalmente non ho mai visto prima, ma che so sia stato lanciato in uno dei film sul lucertolone e creato a seguito di un contest negli anni Settanta). Godzilla, poi, quando si vede, è bellissimo da far paura o meglio, d'una bellezza spaventosa. In un certo senso, mi ricorda il primo Godzilla, del film di Honda della Toho. Lo trovavo oscuro e distruttivo, con quel suo raggio atomico che veniva sparato dalla bocca come una linea laser di infinita potenza. Il lucertolone di Netflix fa la stessa cosa, caricandosi di potenza atomica con le scaglie, aprendo la bocca e cominciando a produrre cerchi di luce che poi si concentrano in quel raggio sottilissimo, ma devastante.
Perché, però, Godzilla Punto di Singolarità è un prodotto mediocre? Per colpa di tutto il resto. I personaggi potrebbero anche salvarsi, se non continuassero a blaterare incessantemente di nozioni matematiche e chimiche inventate, incomprensibili, noiose e futili. Tutta la storia si basa su di esse e sulle scoperte dei due protagonisti, Yun Arikawa e Mei Kamino (dal design preso dalla Arale di Akira Toriyama). Ore e ore di cosiddetto "technobabble" assolutamente inutile, che non ha neanche la pretesa di coinvolgere lo spettatore, perché lo perde subito, dopo le prime frasi.
Concetti come gli archetipi e il viaggio nel tempo delle loro particelle, sono buttati lì e mischiati a formule incomprensibili. Dai disegni (che sembrano solo scarabocchi) del professore (scomparso) che stava studiando il fenomeno della "Catastrofe" che poi, credo, sarebbe l'arrivo di Godzilla, Mei Kamino tira fuori delle formule matematiche per avanzare di un passo nel risolvere la situazione. Davvero, fidatevi: tutto quel parlare è fastidioso, a un certo punto, anche perché i protagonisti non smettono mai e poi mai. Continuano a tirare fuori formule e teorie per tutte le puntate di tutta la serie, inframmezzate, ogni tanto, dall'apparizione di un mostro o del robot Jet Jaguar.
Peccato, anche perché, in questo anime, si vede la riapparizione di Anguirus, un mostro presente nel secondo romanzo di Godzilla, che possiedo, assieme al primo, in un'edizione in lingua inglese. Per chi volesse leggere il romanzo, si chiama Monster Godzilla di Shigeru Kayama ed è stato pubblicato, per la prima volta, da Iwatami Bookstore, nel 1954. Ho adorato Anguirus, nel romanzo, e mi è piaciuto anche rivederlo qui, nella serie, alle prese con Jet Jaguar. Peccato, davvero. Se non fosse che abbiamo bisogno dei personaggi umani per dare una dimensione più appetibile allo spettatore e in cui lo spettatore si riconosca, questa serie avrebbe anche potuto funzionare solo con Godzilla che distrugge Tokyo o che incenerisce "i" Rodan (che qui sono più d'uno e assomigliano a piccoli pterosauri). A far risorgere Godzilla, in anime, ci avevano già provato la Toho Animation e la Polygon Pictures, assieme a Netflix, con quel prodotto visivamente splendido, ma dalla storia ingarbugliata e assurdamente complessa di Godzilla Planet Of Monsters, nel 2017, e ora ci hanno riprovato Bones e Orange studios.
Per me è bocciato.

lunedì 25 gennaio 2021

Cyberpunk 2077 - recensione tardiva


Allora, ragazzi...

sembra che uno una canzone su YouTube non la possa ascoltare senza prima beccarsi la pubblicità all'inizio; che palle. Io ormai metto sempre il muto nei primi secondi, così la pubblicità non la ascolto. Cazzo, volevo sentire i White Lies e mi sono dovuto beccare le minchiate pubblicitarie, va beh. La canzone To Lose My Life parte con un basso della madonna e invece: pubblicità. Ma sucate.

Allora, Cyberpunk 2077...

Sapete tutti dei problemi al lancio, del fatto che girasse o giri male sulle consolle tipo PS4 e bene sul PC e su PS5 e robe varie. 

Sapete forse delle scuse di uno dei fondatori e dei rimborsi richiesti e del fatto che Sony l'abbia tolto dallo store.

Attenzione, io non sono uno di quelli che difende CD Project Red o il gioco.

sabato 9 gennaio 2021

Il Gioco di Andrea Sabbatini - Recensione

copertina de Il Gioco, di Andrea Sabbatini. Disegno di Davide Scianca


Cari ragazzi,

il mio blog ha pochi lettori, pochi ma buoni. Non può raggiungere folle oceaniche, ma credo raggiunga le persone giuste, le persone che voglio diffondano il verbo della buona narrativa scritta e editata bene.

lunedì 5 ottobre 2020

The Walking Dead World Beyong AMC non ci siamo - Recensione



Una volta c'era la tivù spazzatura. Ora il fenomeno si è evoluto. Abbiamo tante tivù a pagamento, tantissime piattaforme che offrono tutte, più o meno, lo stesso servizio, ovvero tonnellate di serie tivù, cartoni animati e film.

E' aumentata, quindi, l'offerta e sono aumentate anche le schifezze proposte. Prima eravamo limitati alla tivù di stato e a quelle private sul tubo catodico, e poi, in digitale, e le schifezze erano minori, perché minore era la proposta. 

La tivù del passato non è migliore di quella del presente, anzi, credo che quest'ultima sia la migliore. Puoi scegliere davvero qualsiasi cosa, ovunque, in qualsiasi lingua e formato. E' chiaro che, ribadisco, aumenta la probabilità che ci siano delle schifezze.

venerdì 4 settembre 2020

Arma Infero #1 di Fabio Carta - Recensione


La copertina del libro col disegno degli zodion fatto dall'autore


In periodo di lockdown da covid-19 l'autore, Fabio Carta, mi ha gentilmente omaggiato di una copia, in formato elettronico, del primo romanzo della serie il Mastro di Forgia.

Sono ben 640 pagine (in formato pdf) che ho iniziato a leggere, se non sbaglio, a marzo e che ho finito nei giorni scorsi. 

L'ho letto adagio e attentamente per fare una recensione più obiettiva possibile.

giovedì 21 maggio 2020

V WARS - recensione

Allora, un mio amico continuava a dirmi: guardati Dark, guardati Dark e io, siccome avevo guardato la prima puntata, un anno fa, e mi sembrava lenta (grazie, è una serie tedesca e non è Alarm fur Cobra 11) l'avevo lasciata stare.
Errore.
Al posto di Dark, avevo cominciato a guardarmi una vagonata di serie che si erano rivelate più o meno dozzinali.

A un certo punto mi ero messo a guardare Zoo che, raga, è la PEGGIOR SERIE che esista al mondo. Sì, vado di assolutismi. Zoo è la PEGGIOR SERIE. E' l'Alex l'Ariete delle serie, per fare un paragone.

Ho mai fatto una recensione su Zoo? Non ricordo. Devo guardarmi i vecchi articoli del blog, ma credo di no. Non ne valeva neanche la pena.

il dottor salcazzo
C'è una serie che le si avvicina molto, ed è V WARS.

martedì 14 gennaio 2020

L'Ultima Torcia - recensione e partita

copertina della scatola


Devo dire che questo Natale e queste feste in generale sono state particolari, perché mi hanno fatto riscoprire il mio amore di gioventù, ossia i giochi da tavolo.


Mi ero perso nel mondo dei videogiochi e mi rincoglionivo ore e ore sulla Playstation, giocando a giochi uno uguale all'altro, perché, parliamoci chiaro, ormai i giochi sono quasi tutti cloni.


Beh, tornerò a giocare ai videogiochi, eh... e, ad ogni modo, sto aspettando il seguito del mio videogioco preferito su tutti: The Last Of Us.


Non ho mai fatto mistero che questo sia il mio videogioco preferito, il più bello (per me) che sia mai stato pubblicato nella storia dei videogiochi.


Comunque,


mitico Zombicide!




avevo Zombicide prima stagione e ci avevo giocato un po' di partite, prima con mia moglie e poi con mia moglie e varie coppie di amici. Mi divertiva moltissimo, perché ho scoperto di essere un appassionato di giochi da tavolo collaborativi.


Se non sapete cosa sia Zombicide, cercatelo su internet. Ve lo consiglio.


Poi, per lungo tempo (anni) l'avevo abbandonato, fino a riscoprirlo questo Natale.


L'Ultima Torcia. Finalmente una nana figa




Io e mia moglie siamo andati in un negozio di giochi e videogiochi e guardando tutte quelle scatole colorate e impilate, ci siamo presi bene. Abbiamo comprato Jumanji in legno [bella la confezione, ma il gioco è un gioco dell'oca basico con ostacoli vari (e quindi, per chi ne mastica, un American) che però sarebbe molto più carino e meno noiosetto se giocato in quattro]


poi abbiamo comprato Dixit (molto bello! Vi consiglio anche questo!) abbiamo comprato un'espansione di Dixit e poi abbiamo comprato il mitico Labirinto Magico! mammamia che bello!


Pensate che io, da adolescente, avevo I Maestri del Labirinto, ossia quello più figo, con regole aggiuntive, ma ultimamente mia sorella è andata a far razzia in casa dei miei e se l'è fottuto :) assieme al nostro Hero Quest, che però ha detto mi ridarà :)


P.S. Anche a Hero Quest non vedo l'ora di rigiocare :)


ve la ricordate la pubblicità di Hero Quest di fine anni 80?




Dunque,


la scatola rossa!




da patito dei giochi di ruolo della prima ora [mio padre mi comprò la Scatola Rossa di Dungeons & Dragons (poi, ahimè, rivenduta e mi taglierei le mani) nel 1990 all'allora Grazzini 3 di viale Monza se non sbaglio] mi ero allontanato da quell'ambiente quando lo avevo visto diventare una roba da matti, con libri da duemila pagine pieni di regole, manuali su manuali aggiuntivi dai costi esorbitanti e torme di imbecilli che litigavano attorno a un tavolo.
Lì avevo detto: basta, non fa per me.


Ultimamente mi ci sono riavvicinato (al gioco di ruolo) ma, per cominciare, lo vedevo come collezionismo, ossia comprare delle belle scatole di gioco da tenere lì sullo scaffale. Ho comprato Shadow Of The Demon Lord che sembra bello, ma di cui non sono ancora riuscito a capire le regole perché mi sembrano complesse (ormai nel mio cervello non c'è più molto spazio :) e perché sono scritte in piccolo.
Mi piacerebbe giocarci, ma non ho davvero sbatti di leggermi tutta la pappardella.
E rimane sullo scaffale.


bellissima questa foto e bello anche il pugnale tagliacarte :)


poi, ho scoperto (durante le feste) il canale YouTube di Corydan. Se siete appassionati di giochi da tavolo e/o giochi di ruolo, guardatelo. E' un ragazzo toscano che spiega i giochi con una chiarezza e un'immediatezza rare e con un tono di voce che non annoia. Si vede che è molto appassionato e farà di sicuro appassionare anche voi.
E' grazie a lui che ho scoperto L'Ultima Torcia, gioco della Serpentarium (editrice di Sine Requie, per esempio) che ha una confezione vecchia scuola come la Scatola Rossa (che invece qui è nera :) e che dentro ha già i dadi (a 4, 6, 8, 10, 12 e 20 facce anch'essi tutti neri) e tre manuali (delle stesse dimensioni di quelli della Scatola Rossa) ossia uno del Regolamento, uno del Bestiario e uno delle Avventure.


dadi! quanto siete belli!




le avventure all'interno del manuale o della scatola erano una cosa che i giochi di ruolo avevano perso alla fine degli anni 90 e nei primi anni 2000, di sicuro per far vendere più prodotti. Mi ricordo che, nei primi anni 2000 o sul finire dei '90, ti compravi manualoni che costavano un sacco di soldi e dove poi c'erano regole su regole e manco un'avventura. mamma che palle.


invece qui: poche regole, spiegate bene e un intero manuale di avventure. pochi mostri, spiegati bene e ognuno col proprio disegno e una progressioni non a livelli ma ad acquisto di abilità.


contenuto della scatola




non si accumulano migliaia di punti esperienza come in D&D, ma pochi, cioè uno o due per sessione per personaggio.


La salute è nell'ordine delle decine (cioè i punti ferita dei personaggi) e non aumenta. Puoi sempre essere ucciso da un goblin.



salve sono un goblin



Non si prendono punti avventura per i mostri uccisi.


i personaggi, però, hanno una mortalità bella alta, altro che Cyberpunk 2020.


io e mia moglie abbiamo giocato ieri sera con me come Master e abbiamo fatto la microavventura introduttiva e la seguente (Le Grotte del Male) usando però due personaggi a testa, in modo da non doverci interrompere in caso di morte di un PG.


il Master (io) è stato imparziale e non ha ritirato mai alcun lancio di dado, anzi, si è attenuto a quel che dicono gli autori del gioco: siate inflessibili, perché qui i personaggi muoiono.


Shadow Of the Demonlord




Beh, questo è bellissimo, perché spinge il giocatore a pensare a come muoversi e a cosa fare.


Anche lei, giocatrice di ruolo assolutamente neofita, mentre soleva annoiarsi da giovincella alle sessioni di D&D o Martelli da Guerra a casa di amici invasati (quelli che litigano davanti al tavolo) si è divertita, perché il gioco è semplice e, nelle meccaniche strategiche e di immediata comprensione, è affine a uno Zombicide.


E' stata proprio una bella scoperta questo L'Ultima Torcia e credo che possa servire ad avvicinare al gioco di ruolo (quello sano e divertente) anche chi ne è stato lontano fino ad ora o chi non ne ha mai sospettato l'esistenza.


ultime cose,
andatevi a vedere il video di Corydan su L'Ultima Torcia (se volete saperne di più)
mi dispiace non poter mettere foto della partita di ieri, ma non ho pensato di farle, perciò incollerò quelle del prodotto prese da internet.


Saludos!

venerdì 11 ottobre 2019

Che succede alla CLASSE MEDIA? - Pensiero e Recensione

Stile caotico, ormai ci siete abituati...


Ho fatto un ottimo corso di comunicazione, contenuto in due corsi: RSU Primo e Secondo livello.
Dopo anni (dal 2007) ho deciso di rientrare in maniera attiva nel sindacato. Non ho mai stracciato la tessera, comunque, perché, sin dal mio primo giorno di lavoro, nel 1996, nel sindacato ci ho creduto e ci credo anche ora. Provate a pensare un'azienda non sindacalizzata, una con zero storia sindacale, una dove il datore di lavoro fa il "padrone". Io non riesco a immaginarla perché, per fortuna, ho sempre lavorato in grosse realtà con una forte presenza sindacale. Ho iniziato come metalmeccanico, nel 1996, pur lavorando in un'azienda di telecomunicazioni, perché allora, noi TLC eravamo inquadrati sotto i metalmeccanici, non esistendo un contratto ad hoc TLC.


Ma di cosa sto parlando?

lunedì 22 luglio 2019

RDR2 e videogames openworld - recensione/pensiero





Nel 2010 (mi pare) dopo aver comprato la mia prima PS3 usata (aspettate, forse era il 2012), il primo gioco che ho preso è stato Skyrim. All'epoca, i giochi di ruolo mi piacevano tanto e in quello mi ci ero buttato anima e corpo. Facevo con felicità tutte le missioni, primarie e secondarie, girando per il mondo di Skyrim, fregandomene dei lunghi caricamenti all'ingresso delle città e, in generale, godendomi quell'esperienza.

giovedì 27 giugno 2019

L'attacco dei giganti - recensione opinioni






Non so se ci avete fatto caso, ma il mio post su Evangelion è sparito.
Ora o sono io un idiota e ho toccato qualcosa, cancellandolo per sbaglio
o
sono sonnambulo e l'ho cancellato di notte
o
ho due personalità antitetiche che in più si stanno sul cazzo a Vicenza

martedì 19 febbraio 2019

Legends Of Tomorrow episodio Moonshot - piccola recensione con opinioni personali





Alors,


tempo fa, su Netflix, ho cominciato a vedere questa serie sugli eroi minori della Detective Comics. Molto bella la prima stagione: gli eroi (denominati "Leggende") combattevano contro Vandal Savage. Tra di essi trovavamo Captain Cold (interpretato magistralmente da Wentworth Miller) e Heat Wave (interpretato da Dominic Purcell). Loro due, assieme ad Atom, alias Ray Palmer (interpretato da Brandon Routh) sono le leggende che mi piacciono di più.




Arriviamo alla seconda stagione.

venerdì 28 settembre 2018

Shadow Of The Tromb Raider - recensione

Alors,


Tromb Raider l'avevo iniziato sulla PS3 nel 2013, non appena uscì il remake della Crystal Dynamics (si scrive così?)
Figo. Era ambientato su quell'isola misteriosa dove poi si trovava la regina Himiko, da cui hanno preso la regina Himika di Jeeg, no?
La Himiko era questa qui sotto (ora metto l'immagine)


visto che l'ho messa? I codini dei tipi sono come quelli dei mostri Haniwa, ricordate?
ed era vissuta nel periodo Yayoj del Giappone, cioè tipo nel II secolo dopo Cristo [quando comunque già, nell'emisfero occidentale, i romani spaccavano tutto ed erano gli U.S.A. dell'antichità (o gli U.S.A. sono i romani della modernità)].

sabato 21 luglio 2018

Lost In Space - Recensione



C'è poco da dire su 'sta serie tv di Netflix.


Fa cagare.


So che è tirata fuori da una serie degli anni '60 in cui la famiglia Robinson vagava nello spazio alla ricerca, boh, del pianeta perfetto (salcazzo) e cose così.
Magari per gli anni '60 poteva essere figo, ma adesso è banale, soprattutto per il modo in cui è stata realizzata 'sta serie. E poi, ehi, anche il Doctor Who è nato negli anni '60, ma provate a considerarmi banale quello! Il Doctor Who, anche adesso, è attuale più che mai, è bellissimo ed è sempre vario (per quanto non mi piaccia l'incarnazione di Capaldi e preferisca Tennant, ma, ehi, ogni fan del "dottore" ha il suo dottore preferito, no?).

lunedì 21 maggio 2018

I miei videogiochi preferiti! - Recensione barra articolo



Allora, come disse Pipino: Sarò breve.
Da tempo volevo fare questo articolo sui miei videogiochi preferiti e sulla mia storia da videogiocatore di Play Station.

La Play mi piace un sacco. L'ho comprata nel 2013, preferendola alla Xbox 360 semplicemente perché mi piaceva di più per partito preso.


martedì 24 aprile 2018

Kingdom Bug Deliverance - Recensione

il protagonista, Henry.
 
Dunque parliamo di Kingdom Come Deliverance. Già dal titolo... Tradotto in italiano, proprio se lo metto su google translator, viene fuori: Il regno viene liberazione.
E poi, che palle, ci sono duecento altre cose che si chiamano Kingdom Come, una su tutte, la canzone dei Manowar. Madre de Dios!

Ad ogni modo...

mercoledì 18 aprile 2018

I Guerrieri di Wyld - recensione

copertina italiana
Allora, come sapete, io aggiorno il blog a cacchio, quando mi torna la voglia di farlo. Ogni tanto di metto racconti, ogni tanto recensioni, ogni tanto pensieri, lamentele e cose così.
Non ha una vera e propria destinazione d'uso, questo blog, ma è un angolo di rete che contiene una parte di me. Buono così.

Vi voglio parlare di un libro appena uscito nelle librerie nella sua versione italiana. Si tratta de I Guerrieri di Wyld, Editrice Nord, di Nicholas Eames.

lunedì 7 novembre 2016

Mafia 3 - recensione

Rega' la vedete la macchinazza qui sopra? E' la Samson Drifter di Lincoln Clay, il protagonista di Mafia 3. E' una macchinazza pesante, con un raggio di sterzata larghissimo, una macchinazza che sgomma come nei migliori telefilm americani degli anni 70, una macchinazza il cui 8 cilindri si sente come una fabbrica metalmeccanica a pieno ritmo.