martedì 12 novembre 2013

S.G.C. (ovvero sti gran cazzi)



Ma quant'è figo Henry Faber!, pensai la prima volta che vidi il film Eye of the Needle, tratto da Storm Island di Ken Follett.

L'Henry Faber del film è interpretato da Donald Sutherland, ed è un uomo snello, molto fine, con baffi ben curati e occhi azzurri belli e espressivi. Ha un portamento perfetto, è calmo e educato. Come quello del libro, è un assassino. Una spia tedesca.

Innamorato del personaggio, mentre ero alla Rassegna della Microeditoria di Chiari (BS), dopo aver completato un altro capitolo della traduzione di un bel libro che comincia per "L" e finisce per "mancer" (e questa volta la traduzione la faccio io e non la delego a terzi) mi sono messo a fare un esercizio di scrittura dei miei, ossia: ho aperto un foglio word e mi sono messo a scrivere. Ovviamente, avendo in mente Faber, la storia è risultata una specie di Storm Island dove le spie della Seconda Guerra Mondiale combattono, però, con la magia. Uau, che novità!

Allora. scrivo due capitoli al volo e Stefano Tevini, che è uno dei nostri autori, mi chiede: "Che scrivi? Ancora la traduzione?" gli faccio: "Ma no. Un esercizio, una cazzata." lui prende, legge e mi fa:
"Ben scritto. Ma c'è davvero bisogno di una cosa del genere?"

Ecco la domanda.


Ha un doppio taglio, ergo: se ogni volta che scrivi te la fai e ti rispondi "no" (e se vuoi essere rigoroso, devi rispondere "no" al 100% delle cose che scrivi) allora dedicati ad altro... capito Markus?

eh? ... nein, zkuza, non riesko a zvitare la lampadinen


Se invece vuoi "usare" la domanda, essa può tornarti utile.

Come?

Facendo a te stesso più domande. Una è: dico di essere un gran lettore di roba varia, ma poi a conti fatti leggo sempre lo stesso tipo di storie?
M'è venuta in mente oggi, perché, esponendo il problema delle storie clone al mio amico Marco Soldo, lui mi ha risposto: "Leggi altro." e con ragione! Forse non sono un lettore così vario come penso.

Altra domanda: perché le storie sembrano tutte uguali? E allora Vlad Sandrini mi risponde di leggermi e studiarmi David Siegel (lo sceneggiatore) e la sua teoria dei Due Obiettivi e della Struttura in Nove Parti. Lo sto facendo adesso e, se non l'avete fatto, vi suggerisco di agire! Siccome Siegel, mi dice Vlad, aveva un blog che ormai è scomparso, la sua teoria si trova solo su archive.org, che è un sito sterminato.
Ma noi abbiamo già il link su Siegel, perché Vlad, a suo tempo, ha fatto una mega-ricerca su archive.org e mi ha (e ci ha, se deciderete di darci un occhio) facilitato le cose.

Vlad mi ha anche detto di studiare Vogler. Senza cercare su Wiki, vi dico che Vogler (se non erro) è uno sceneggiatore della Disney e ha tirato fuori lo schema, comune a tutte le storie, che vuole il personaggio "in crescita" dall'inizio alla fine. Leggetevi la entry su di lui, comunque, mi eviterete di farmi venir fuoco alle dita a forza di battere sui tasti.

E poi, ci sarebbe anche da leggere La Poetica di Aristotele e Vladimir Propp, il filologo catalogatore delle fiabe russe.

E Vlad mi dice: "Pensi di aver scritto la storia innovativa, fuori dagli schemi, spettacolare e i filologi ti ci trovano lo schema e te la catalogano pure" (le parole non erano esattamente queste, ma il senso, sì).

Allora, tutto questo per dire cosa?

Dobbiamo provare a scrivere (non assieme, ma ognuno per i cavoli suoi, se vuole) una storia che nessuno ha mai scritto. Giusto per non avere gli scaffali pieni di clonitolkien, clonifollett, cloniking (cazz'é, il menù del McDonald?).
Come lo famo?
Leggendo una vagonata di robe varie, diverse ed eventuali (magari anche gli Harmony) e
padroneggiando la Two Goal Plot, la Nine Act Structure, il Viaggio dell'Eroe e la Poetica.

Vero, Markus?

a me freka kazzo! Io lascio skrittura e difento fan di fasko rossi.

11 commenti:

  1. Ciao Marcello,
    il tuo post è interessante e pone problemi utili. Verissimo che se prendi un qualsiasi romanzo lo puoi condensare in poche battute: lui/lei si trova davanti ad un ostacolo/mancanza, grazie ad un aiutante (più o meno magico) risolve il problema, strada facendo magari si innamora e tutti vissero felici e contenti. Gira e rigira è quello che succede in tutte le fiabe e Propp le ha destrutturate in modo esemplare distinguendo in modo sottile la fiaba dal mito che hanno strutture diverse. Ragionando in questo modo tra l’altro è facile dimostrare che da un punto di vista strutturale i romanzi polizieschi, tanto i classici alla Holmes quanto i più moderni CSI hanno la struttura ripetitiva e consolatoria della fiaba. Se ti interessano un po’ di elucubrazioni in tal senso ne trovi nel mio blog alla voce CSI… Chiaramente lo schema funziona anche con i Promessi Sposi o con Delitto e castigo che però non puoi liquidare come semplici belle fiabe. A questo proposito secondo me è interessante la lettura di Opera aperta di Eco che cerca di delineare il quid che differenzia un romanzo stile Harmony dai Promessi Sposi. Ovvero la struttura non è tutto. Individuati gli assi portanti di un romanzo vanno studiati i personaggi, le loro caratterizzazioni e sicuramente l’evoluzione dei personaggi all’interno della narrazione (accidenti quante z) nonché il linguaggio, lo stile etc… Pensare di scrivere qualcosa fuori dagli schemi credo sia impossibile. Nei romanzi gialli ad esempio l’assassino ha ricoperto tutti i ruoli: protagonista, antagonista, autore, manca solo il lettore… anche se ho conosciuto un biblista che scherzando asseriva che la Bibbia è un colossale giallo dove l’assassino è proprio il lettore…
    Cristina

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    1. Interessante questa cosa della Bibbia! Mi hai messo un piccolo tarlo in testa, tanto che domani andrò sicuramente ad approfondire l'affermazione dei tuo biblista.
      Quindi tu dici che uscire dallo schema è impossibile, ma l'unica cosa è dare un taglio diverso - magari più completo - o un punto di vista diverso allo schema stesso. Seguendo la tua affermazione, in effetti, guardo CSI e vien fuori che gli episodi mi piacciono, eccitano la mia immaginazione, anche se possiamo facilmente scomporli e ricondurli agli schemi di Siegel, Vogler, Propp e Aristotele.
      Andrò a leggere la entry sul tuo blog! :)

      Saludos!

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    2. Tra l'altro, per approfondire la mia replica, ho letto l'interessantissimo post nel tuo blog CSI-multimedia, relativo alla Poetica d'Aristotele e alla narrazione di storie tipo CSI. Trovandolo interessantissimo (come molti altri tuoi post) mi piacerebbe che ci fosse la possibilità di linkarlo con un tastino su facebook, posto che: so benissimo cosa tu pensi di facebook :)

      Saludos!

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    3. Sono molto contenta che tu abbia trovato interessante il post!
      Contro i link, anche se su Facebook, non ho nulla... anzi :)

      Ciao

      Cristina

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  2. Ho studiato il viaggio dell'eroe e Propp, Siegler mi manca! Vado a dare un'occhiata e ringrazio per il link :)
    Mi permetto di consigliare anche io qualche libro che ho trovato illuminante: Story di McKee e La sceneggiatura di Syd Field, sono anche questi libri di sceneggiatura ma sono utilissimi, almeno per me si sono rivelati indispensabili, per ogni tipo di scrittura.

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    1. Grazie Ilaria!
      A quanto pare questo post (invece dei soliti raccontini) ha generato risposte utili a tutti! Vi chiedo dunque, se ne aveste voglia, di segnalarlo ai vostri conoscenti scrittori (può esser loro utile :)

      Saludos!

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  3. Io te lo ripeto, piuttosto che studiarti Aristotele, varia un po' le tue letture. Chessò, prenditi un libro a caso di Vonnegut.

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    1. A parte Mattatoio numero 5, mi dai qualche titolo suo?

      Gracias.

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    2. Pesca a caso, che va bene uguale.

      O se proprio non vuoi affidarti al caso, La Colazione dei Campioni. Oppure Le Sirene di Titano.

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  4. E comunque, in generale secondo me tutta la premessa di questo post è errata.
    Tutte le storie sono già state raccontate, e non ci sarà mai "bisogno" di un'altra storia.
    Non ci sono molte possibilità: puoi scrivere per raccontare una storia, puoi scrivere per dire qualcosa o puoi scrivere per fare entrambe le cose.
    Tutte e tre le possibilità hanno uguale dignità. Nel primo caso, scrivi narrativa da intrattenimento. Nel secondo, scrivi un saggio. Nel terzo, fai una cosa molto più difficile (literary fiction, o come la vuoi definire).
    Nel primo caso, non c'è bisogno di chiedersi "Ma c'è davvero bisogno di una cosa del genere?"; c'era davvero bisogno di una versione leggermente fantasy della guerre delle due rose? Secondo me, no, ma secondo qualche milione di persone evidentemente sì.
    Se scrivi un saggio devi chiedertelo eccome (ma si suppone che se hai intenzione di scriverlo, evidentemente ritieni di avere cose intelligenti da scrivere).
    Se vuoi fare la via di mezzo, ok, allora può avere senso chiederselo. E volendo, puoi anche fregartene.

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    1. In effetti questa risposta è molto sensata e getta una nuova luce, un nuovo punto di vista su tutta la faccenda... e, inoltre, mi offre una scappatoia "legale" e "morale" (e io, nel campo dello scrivere, tengo molto a questi due aspetti) per scrivere quel ca**o che voglio, senza dovermi porre troppe domande. Il punto è che, siccome il mio tempo libero per scrivere è tendente allo zero, mi pongo la domanda "ce n'è bisogno" più che altro perché vorrei cercare di impiegarlo (questo poco tempo) per creare qualcosa che davvero serva, in un modo o nell'altro, ergo serva per il fatto che sia originale (impossibile) o per il fatto che faccia divertire o per il fatto che parli di un tema trito e ritrito, ma sotto un punto di vista nuovo, ecco.

      Saludos

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