mercoledì 21 novembre 2012

L'isola delle ombre bianche - Daniele Imperi - Recensione






Avevo promesso a Daniele Imperi di recensire questo suo racconto – Daniele è il creatore e curatore del sito pennablu.it – già dal 16 settembre.
Tra l'altro, andate a fare un giro sul suo blog perché è molto interessante!
Cominciamo!

Daniele ci porta a Longyearbyen, sull’isola di Spitzbergen nell’arcipelago delle Svalbard. Le Svalbard fanno parte della Norvegia, ma sono fra l’Oceano Artico, il Mare di Barents e il Mar di Groenlandia, quindi parecchio a nord.
Sono anche la casa degli orsi polari. Mi pareva d’aver letto, da qualche parte, che se si visitano le Svalbard, bisogna firmare un documento dove si dichiara di sollevare l’amministrazione locale da qualsiasi responsabilità in merito all’attacco da parte degli orsi polari, ovviamente dopo che vi è stato fatto un briefing sulla pericolosità di questi animali e dopo che vi si è dotati di fucile con tranquillanti.

questa è la strada principale di Longyearbyen!

Non sono mai stato alle Svalbard, però, quindi riporto solo notizie lette o sentite.
Tra l’altro alle Svalbard, sull’isola di Spitzbergen, proprio vicino alla cittadina di Longyearbyen, c’è lo “Svalbard Global Seed Vault” ovvero il “Deposito sotterraneo globale dei semi di Svalbard”.
Se volete saperne di più, andatevi a leggere l’articolo su Wikipedia; ad ogni modo questo Global Seed Vault raccoglie i semi di tutte le colture mondiali, di modo che, se ci fosse una guerra devastante e la nostra vegetazione fosse compromessa, tramite questa banca potremmo ricominciare a coltivare quel che abbiamo perduto.

lo Svalbard Global Seed Vault! Ha un profilo da trasporto jawa, non credete?

Torniamo all’ “isola delle ombre bianche”.
Il racconto si apre con una certa Astri che siede nell’ufficio del governatore delle Svalbard, Par Mangerud. Astri è sotto choc e non sappiamo perché.
Daniele ci dice che, subito dopo essere uscita dall’ospedale – evidentemente è accaduto qualcosa di grave – Astri era andata dal governatore su richiesta di quest’ultimo.
Ci sono stati ben cinque morti nel territorio del governatore e lui, ovvio, vuol vederci chiaro.
Astri e il governatore iniziano a parlare quasi subito dopo la breve introduzione. Qui ci sarebbe stata bene una descrizione di Par Mangerud e dell’eroina del racconto; peccato, perché avrebbe rallentato un pochettino il ritmo – non di molto – concedendo al lettore qualche secondo per gustarsi la storia e chiedersi “chissà che succede”.
Poco male, lo stile fluido e senza intoppi di Daniele ci tiene comunque incollati sulla pagina, bramosi di sapere che cavolo possa essere successo ad Astri.

Qui parte la storia, che è un lungo flashback di Astri. È ambientata nel Luglio del 2011.
Astri, assieme al suo collega Bjorn, fa da guida a gruppi di scienziati sull’isola di Kvitoya – sempre facente parte dell’arcipelago delle Svalbard – oltre l’80° parallelo.
Del gruppo fanno parte:
Tom Andrews, un biologo americano,
Kent Albertsson ed Eva Karlsson, due naturalisti svedesi,
Nicola Testi, un geologo italiano.
Quattro persone.

Poco dopo le presentazioni, quel che avevo letto a proposito del pericolo degli orsi polari si concretizza nelle parole di Astri. La ragazza avverte gli scienziati che, quando il gruppo si accamperà, bisognerà stabilire dei turni di guardia a causa degli orsi.
In nave i sei partono per recarsi sull’isola. La nave è anche piena di turisti.
Il capitano chiama Astri e Bjorn e da loro una brutta notizia: non potranno proseguire con la nave per Kvitoya a causa del ghiaccio. Viene deciso di sbarcarli in una località con i gommoni e lasciare che cerchino d’approdare con quelli a Kvitoya.

la M/S Expedition, la nave su cui i protagonisti - e Daniele Imperi stesso - hanno viaggiato!

L’oceano appare loro come “una sterminata distesa bianca” e in alcuni casi devono rompere il ghiaccio con gli arpioni per passare.
Ma quando stanno per superare una sorta di canale che si  è creato fra due grossi blocchi di ghiaccio, sentono qualcosa tuffarsi in acqua.
Gli scienziati e le guide vedono solo un’ombra bianca, niente più.

Durante tutto il viaggio, gli avvistamenti delle ombre bianche aumentano, senza che gli uomini possano riuscire a spiegarsene la natura.

D’un tratto, mentre sono accampati, Nicola Testi esce per raccogliere dei campioni e non fa più ritorno al campo.
Quando ne ritrovano il corpo, alcuni giorni dopo, lo vedono raggrinzito e incartapecorito come una vecchia mummia.
Personalmente mi è venuta in testa l’immagine del film “La Mummia” con Brendan Fraser. Sì, quando Imhotep – o come cavolo si scrive – succhia il malcapitato di turno fino a ridurlo tipo “prugna secca”.
Intanto Astri sente una voce che le parla in testa e che le dice che Nicola è parte del tutto adesso, è il “pioniere del soffio che si annida nel freddo”.

Dopo quell’episodio, la situazione precipita rapidamente. Astri vede un’ombra bianca davanti a sé e spara due colpi. Bjorn va a controllare, pensando a un orso, ma non trova nulla.
Quelli del gruppo cominciano a credere che Astri si sia immaginata tutto.

Dunque i membri della spedizione cominciano a morire uno a uno, cthulhianamente, e il loro assassino – o i loro assassini – si palesa/no come “ombre bianche, forme indefinibili che non appartenevano a questo mondo”.
Beh, questa descrizione ad una prima lettura potrebbe sembrare buttata lì e noiosa. In realtà ha un suo potenziale, perché gioca sul non far vedere quello che ti fa paura così da averne paura … mi sono spiegato, no?
Come il far vedere l’ombra del mostro e non il mostro stesso. Però questo “indefinibili” indebolisce tutta la frase; mentre “ombre bianche” e “che non appartenevano a questo mondo” eccita la nostra fantasia, “indefinibili” la affossa, dunque è una frase piena di alti e bassi, che ci da una visione spaventosa delle creature e subito dopo ce la smorza rendendole “indefinibili”. Questa, ovviamente, è una mia opinione.

Daniele è stato veramente sulle isole Svalbard e lo dice nella nota a fine racconto. Durante il suo soggiorno ha visto sul serio movimenti furtivi di qualcosa che si tuffava in mare.

Dunque,
Imperi scrive bene, ci fa vivere le Svalbard e Kvitoya sia perché c’è stato lui stesso, sia perché è bravo a cogliere quel che serve al lettore per visualizzare la scena.
Lo stile è scorrevole, i personaggi assolutamente verosimili e molto meno stereotipati di quanto si pensi rispetto al tipico gruppo di scienziati dei racconti fantastici/horror.
Però la storia non gira fino in fondo. Quando ho terminato di leggerla, ho detto “peccato. Era tutto lì?”.
Ombre bianche che calano sugli scienziati? Niente colpi di scena? Morti preannunciate.
Nemico indefinibile.
E la trama?
Si può riassumere in: gruppo di scienziati va in spedizione e viene fatto fuori da ombre bianche.
Sono così, diciamo, duro perché mi è piaciuto molto leggere Imperi, mi sono piaciuti i personaggi, mi sono innamorato dell’ambientazione vista dai suoi occhi …
Però mi aspettavo ...
... un qualcosa di più articolato, ecco.

Ad ogni modo, ho visto che alcuni racconti di Daniele sono ambientati in regioni scandinave e che prendono spunto da tradizioni e saghe nordiche, di cui anch'io sono appassionato.
Ho letto, su questo argomento, "I Figli dell'Inverno" basato su una leggenda islandese.
Lo recensirò più avanti. Nel frattempo ve lo consiglio.


Alla prossima!


Saludos!

2 commenti:

  1. Grazie della lettura e della recensione, intanto. :)

    Riguardo al documento da firmare: a me non hanno dato niente da firmare :D
    Riguardo alla storia: alla fine neanche a me convinceva molto il racconto. Forse in futuro parlerò ancora di quelle ombre bianche.

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    1. Ecco, infatti era una cosa che avevo solo letto da qualche parte, riguardo alle Svalbard. Nel 2005 sono andato in Norvegia e sulla guida Lonely Planet - se non sbaglio - avevo letto questa storia del documento da firmare.
      Eh, non vedo l'ora di rileggere un bel racconto sulle Svalbard!

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