mercoledì 24 dicembre 2014

Dopo aver visto Tenacious D (che non c'entra un c***o) - Recensione

il plettro del destino di Tenacious D

Sono un editore.
Ma questo non è un articolo per glorificarmi. Dico solo che sono contento del lavoro che faccio.
Abbiamo iniziato ormai anni fa (tre tipo?) io e Valerio Villa. Eravamo assieme alle superiori e ci legavano il Metal, i giochi di ruolo (mocca ai giochi di ruolo) e i libri!
Fortunatamente non siamo diventati malati di giochi di ruolo (anche se io da poco e dopo undici anni ho ricominciato a giocare a un gioco di ruolo a cui non avevo mai giocato, ossia Warhammer, e mi sono e mi sto divertendo molto) ma siamo diventati un impiegato (io) e un libero professionista (lui).

Io mi sono ammalato di sparatutto in prima persona sulla PS3, ma questa è un'altra storia.

Si è unito a noi, nel corso degli anni, Stefano Tevini, prima come autore e poi come editore. Quindi siamo tre soci come i tre porcellini.

Non so quale dei tre sia io.

illustrazione di Bob Dob

Tenacious D del titolo non c'entra una minchiazza, ma l'ho appena visto e mi è piaciuto tantissimo.

Questo per dire cosa...


Io e i soci abbiamo pubblicato un po' di libri, libri che abbiamo letto durante la lavorazione, correggendo i refusi, modificando alcune parti in accordo con gli autori e dando le ultime riletture finali. Libri che, almeno io, non ci siamo goduti come si fa con un libro comprato in libreria.

Fin qui, okay.

Adesso ho messo in stand-by Stephen King (la saga della Torre Nera) per dedicarmi a un mio progetto personale: leggere tutti i libri della Ponga Edizioni. Per vedere che impressione mi fanno e perché devo (come voi, figlioli miei) sempre leggere qualcosa.

Ho cominciato con L'anello d'oro di Cristina Bruno.

cover di Roger Webber

E' ambientato in Russia, a Mosca, e nelle città che compongono quella parte chiamata Anello d'oro. E' una spy-story alla Da Silva, ed è davvero un bel libro. La Bruno devo dire che scrive in maniera pulita, liscia, fluente. I personaggi vengono fuori da sé, tratteggiati in maniera non pensante da poche e ricorrenti cose, tipo lo "Mhm" di Ksenjia. Ksenjia lo usa per dire sì, per dire "forse", per dire molte cose. Beh, questa può sembrare una cosa semplice, stupida, ma fa moltissimo in un romanzo. Parlavamo io e Valerio dell'ultimo James Bond, uscito lo scorso anno, credo, dove Daniel Craig, arrivando su un treno dopo una caduta e un'esplosione, perde un secondo per allacciarsi il polsino della camicia. Ragazzi se non è tratteggiare un personaggio questo!
Stessa cosa fa la Bruno e la fa bene.
Non voglio raccontarvi il libro intero, ma ci sono due cose che in maniera massiccia lo differenziano dalle spy-story odierne (e per la maggior parte scadenti) che trovate in libreria (ho detto odierne, badate!):
La Bruno ha una conoscenza di programmazione di software professionale e la dona anche ai suoi protagonisti, ossia Peter Sullivan e Ksenjia Basmakova. Questi due qui, cari lettori, ve li vedrete programmare davanti ai vostri occhi. Giuro! E non in maniera incomprensibile. Questi due risolveranno situazioni con programmi scrambler, con CD-ROM di decrittazione e cose del genere. Ma non vi faranno chiudere il libro come aveva fatto per me Lisbeth Salander della trilogia svedese di cui non ricordo il nome. Loro vi accompagneranno a intuire i misteri della programmazione e dell'hacking senza rompervi le palle e i loro CD-ROM e i loro scrambler saranno parte della storia, saranno vostri amici!

Cosa mi sono fumato? Niente, o meglio, una normale sigaretta.

C'è poi un altro aspetto della storia della Bruno: la scena di sesso. Dunque, ragazzi, come sappiamo, tutte le scene di sesso di tutti i romanzi (tranne quella di Ali sull'acqua di Ken Follett) sono scritte dal rumeno che sta in stazione centrale a Milano e che poi le distribuisce ai vari autori di film (anche a Hollywood) e di romanzi. Quella della Bruno, no. Provate a leggerla per credere. Penso farebbe impallidire la gente che ha scritto la roba dei colpi di spazzola e le sfumature di grigio. Non è porno, ma è vera. E' una cosa incredibile. Io di solito odio le scene di sesso, perché mi annoiano, e le leggo così, a cazzo, sperando finiscano presto. Quella della Bruno me la sono letta bene.

Nel mio programma, il secondo libro della Ponga Edizioni da leggere è stato Laenur di Vlad Sandrini.
Questo è un fantasy. Il fantasy ormai - a mio parere personale - è un genere talmente di merda che bisognerebbe cancellarne il nome, in modo che dei bei romanzi fantastici possano essere scritti senza che scadano nella merda. Okay? Io considero fantasy La torre nera, per esempio.
Tolkien? Pace all'anima sua. Che due coglioni però. Mi ha accompagnato quand'ero ragazzo, ma mo' basta.

cover di Roger Webber

I protagonisti del libro di Vlad (ben corto e non appartenente ad alcuna ca**o di saga per fortuna) sono Vael Dahur e Melei non-ricordo-il-cognome: due sciamani dell'Ordine degli Sciamani di Tolliman. Vlad, correggimi se sbaglio. Sul disegno in copertina vedete una scena del libro. Siamo su un passo montano e Vael Dahur, lo sciamano, è quello con in mano la spada. Accanto a lui c'è uno dei due muli che lui e Melei si sono portati per il viaggio e dietro, vicino a un albero, c'è proprio Melei, l'altra sciamana, allieva di Vael. In primo piano, di spalle, c'è quella che credo sia Irinne, il capobanda del gruppo di quattro orcoidi gwaiwu che dalla città di Laenur (ecco il titolo del libro) città che è in montagna e ha un bel lago di cui non ricordo il nome, sono scesi verso la valle per rapire Melei. Il bello di questi gwaiwu (non li chiamo "orchi" per non offendere loro e Vlad) è che hanno fatto di testa loro. Sono una banda di ladri e briganti e dalla sicura città di Laenur, dove umani e gwaiwu vivono assieme più o meno pacificamente, hanno deciso di rapire la sciamana perché hanno sentito che a un certo stregone gioverebbe averla con sé. Quindi, ansiosi di guadagnare quattrini (perché hanno sentito che lo stregone paga bene) hanno detto "perché no! rapiamola!". Sono i primi "orchi" che fanno di testa loro e che non sono carne da macello di qualche stregone umano o di qualche "Sauron". Hanno personalità ben diverse fra loro, hanno obiettivi ben chiari per la loro vita futura. Hanno accordi e disaccordi fra di loro. A mio parere sono proprio loro quattro l'elemento portante di tutta la storia e non sono neanche i protagonisti. Dove s'è mai visto in un fantasy? E non mi citate Thrall di WoW, perché quello è un orco, punto. Anzi, peggio, è un umano travestito da orco. Questi sono esseri diversi dagli umani, sia socialmente che culturalmente, ma diversi dagli orchi. Leggete per credere. In particolare leggete di uno di loro, Tsuhen. Tizio spettacolare, a mio parere.
Ma torniamo al fantasy e in particolare, alle spade. Da decenni il fantasy ci rompe i coglioni sugli oggetti, sulle spade, sulla loro importanza, prendendo a piene mani dalle saghe nordiche e dai poemi cavallereschi. Eccheppalle!
Vlad dona importanza alle persone, alle loro azioni, al pensiero, al pensiero laterale, alla società, ai poteri della mente, che fa sembrare verosimili. La spada che vedete in mano a Vael viene tirata fuori in quell'unica occasione, dicendo che Vael la prende dalla soma, dove teneva le armi per il viaggio. Quella spada non ha nome, non ha storia, non ce ne frega niente di lei, eppure taglia qualcosa a qualcuno. Ma perché uno sciamano sa usare la spada? I cultori di Dungeons & Dragons storcerebbero il naso. Beh, Vael da giovane era un soldato; ha combattuto in guerra e solo dopo, con l'evoluzione della sua persona, si è unito agli sciamani. E' entrato nell'Ordine e ha studiato. Fa delle cose da L'occhio del drago di King (lì le faceva il mago Flagg). Ma io credo che il vero "protagonista" in quanto personaggio che ha un'evoluzione nel corso del libro, sia Tsuhen. Leggere per credere.

Laenur l'ho letto tutto in un pomeriggio. Non finivo mai di staccare gli occhi dalle pagine.

cover di Pelle d'Inkiostro

Adesso il mio progetto continua e sono arrivato al terzo libro, ossia Cielo e ferro di Bonera e Frusca. Questa è un'antologia, un'antologia di fantascienza. La prima che pubblichiamo. Ho letto il primo racconto tutto d'un fiato e ho appena iniziato il secondo. Posso solo dirvi "uno spettacolo".
L'idea di un nuovo profeta, Avraham, che si dichiara ultima tappa di tutte le grandi religioni monoteiste e di come ciò cambia il mondo è il filo conduttore di questi racconti. Bellissimo il primo. D'atmosfera. A tratti mi è sembrato di giocare a Tomb Raider (l'ultimo) o a Resident Evil 5. Mi è sembrato di essere lì con la protagonista.
Ora sto leggendo quello sulle origini di Avraham.
Vi tengo aggiornati.

Tutto questo per dire che sono contento del lavoro che faccio. E sapete che quando devo dire che una cosa è orrenda o scritta male, lo dico. Vero Markus?

ehm, Ja! Genau!


Saludos!

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