Un taxi nero si aggira per le strade di Londra. A guidarlo
non è il tassista, ma un uomo dagli occhi crudeli e profondi come il male. Come
il male, ha labbra piene. Come quelle del diavolo, esse son chiuse in una
smorfia di scherno.
Guida piano e ogni tanto muove il volto lungo, scavato,
aspirando l’aria come farebbe un animale.
Il naso è grosso, forte, dritto: nasce dalla fronte come una
spada per dividere le sopracciglia.
Ora la macchina rallenta, sino a fermarsi.
L’uomo scende e lascia lo sportello aperto, poi
distrattamente, ammira il Big Ben e segue i raggi del tramonto dipingere le
rovine di Westminster.