Visualizzazione post con etichetta Morti Viventi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Morti Viventi. Mostra tutti i post

giovedì 29 maggio 2014

L'anniversario - Tante storie di fantascienza





L’apocalisse zombie iniziò quando uno scienziato in California mischiò il virus della rabbia a un polpettone che aveva da giorni in frigo e diede da mangiare tutto al gorilla del laboratorio. Dopo qualche ora, il gorilla cominciò a piangere sangue, morì e resuscitò zombie. Lo scienziato, invece di tenerlo al sicuro in una cella, fece una cosa idiota, tipo insegnargli la matematica. Il gorilla-zombie di matematica non capì nulla e morse lo scienziato al braccio. «Piango sangue e vorrei mangiare i miei figli.» lo scienziato cercò di ignorare i sintomi per qualche ora, poi andò all’ospedale, e il dottore lo fece sedere su una sedia. «Lei ha poco controllo motorio, interessante.» disse il dottore, compilando un documento a caselline prestampate. «Dunque, apra la bocca e dica “aaaaaaah”» lo zombie aprì la bocca e mangiò l’abbassalingua e il braccio del dottore. Il dottore cominciò a girare per tutto l’ospedale, graffiando, mordendo e vomitando sangue infetto su medici e pazienti.
Qualche giorno dopo, sul Daily Times leggemmo le rassicurazioni del governo. Poi ci fu l’edizione straordinaria e leggemmo “Siete fottuti!”.

martedì 27 maggio 2014

Megzom - Tante storie di fantascienza





Jen spinse il Boston Whaler lontano dalla riva, verso il mare aperto. Si accese una sigaretta e stappò una lattina di birra.
Controllò il riferimento GPS che aveva tracciato ore prima, al passaggio del peschereccio giapponese.
Jen, che si era trovata per caso in mare, aveva visto la grossa barca perdere una delle preziosissime lenze a strascico. I giapponesi le usavano per pescare i tonni. Ma lei aveva un’altra idea. Sorrise e sputacchiò birra, al pensiero di suo marito.
Burt Harrison, australiano, enorme e biondo, l’aveva portata a Mahé nove anni prima. Pescava squali ed era diventato proprietario di un piccolo cutter su cui faceva lavorare un equipaggio di creoli.
C’erano stati anni di abbondanza. Poi erano arrivati i giapponesi con le loro “tonnare volanti” lunghe chilometri. Ed era finito tutto.

lunedì 9 dicembre 2013

U.S. Marshal - un altro tipo di fantasy - 4 - epilogo



Tre scheletri vestiti da frati.
Gli si avvicinarono, protendendo gli artigli. Poi, Burt scorse i loro denti: gocciolavano di veleno nero. Huecuva!, pensò.
Sparò al primo col fucile. La pallottola si conficcò ai piedi dello scheletro e gli innalzò attorno una gabbia di pietra. Il secondo huecuva colpì il Remington con l’artiglio, graffiò l’acciaio brunito della canna.
Il fucile era scarico e per mettere dentro altre due pallottole, ci sarebbe voluto del tempo, tempo che Burt non aveva. Così, fece scivolare il Remington nella tasca e afferrò la croce.
Un huecuva allungò gli artigli. Burt sentì una vibrazione al braccio sinistro. Urlò e fece un passo indietro. Istintivamente, sparò con la Colt. La pallottola, d’acciaio, rimbalzò innocua contro il cranio dello scheletrico frate.
Per quelli ci voleva argento puro.
Burt guardò il braccio, aspettando di vederselo già nero. L’artiglio aveva stracciato il cappotto, ma non aveva toccato la pelle.
Gli huecuva erano fra i pochi morti a essere originari della Terra e non del Mondo Fantastico. Risalivano ai tempi dei conquistador, perciò conoscevano la Croce e il suo potere. La vista del simbolo, costrinse il frate a proteggersi gli occhi morti e a indietreggiare. Il veleno nero gocciolò dalle zanne sul mento d’osso.
Burt vide uno dei sicari di Conroy alzare il fucile e si gettò a terra. La scarica a mitraglia spappolò il cranio dell’huecuva, lasciandolo una figura grottesca, senza testa. Un attimo dopo, la negromanzia che teneva assieme quello scheletro venne meno e lo huecuva finì a terra, in frantumi.
Così, gli uomini di Conroy avevano anche pallottole d’argento. Comprensibile: forse lo sciamano della CIA non si fidava appieno di quelli del Sinodo e, conoscendone il potere di rianimare i morti, s’era premunito.
E gli aveva fatto un favore.
Burt scaricò la Colt sull’uomo col fucile. Il primo colpo gli aprì un fiore di sangue sulla spalla. L’uomo finì a terra urlando.
A Conroy rimaneva un solo sicario. Otho, invece era ancora invisibile e aveva quattro negromanti. Più un huecuva… e un drago d’ossa.
Proprio il drago scattò. Le fauci si avvicinarono a Burt con la velocità di un treno.
E dalla Crown Victoria distrutta, scaturì un fulmine ramificato.
«Ted!» urlò Burt. Allora non era morto… non definitivamente almeno.
Il fulmine distrusse il muso del drago lasciandolo come un’orrida gallina senza becco.
Poi, lo huecuva fece scattare le zanne. D’istinto, Burt gli cacciò in bocca la pistola e ritirò la mano. Poi gli mise la croce sulla fronte. L’argento sfrigolò contro le ossa maledette e dalla bocca del morto uscì un urlo stridulo, mentre esso si contorceva e agitava le braccia.
Burt ritirò la croce e mise la mano in tasca. Le dita si chiusero attorno al bastone magico. Mentre Ted lanciava un altro fulmine, Burt corse verso il cadavere del mago del Sinodo e gli puntò il bastone addosso. Proprio mentre stava per rilasciare la magia, sentì uno strappo e finì a terra. Dalla pancia gli sporgeva l’estremità di una punta di ghiaccio. Qualcuno gli aveva scagliato contro un proiettile incantato!
Burt guardò…

venerdì 6 dicembre 2013

U.S. Marshal - un altro tipo di fantasy - 3



«Ossa uguale morti, caro Ted!»
La Crown Victoria filava a ottanta miglia orarie, sollevando una scia di polvere. I morti si potevano allontanare o anche distruggere: bastavano i lampeggianti modificati sul tettuccio. Il problema era la quantità. Se Capo Destino aveva ospitato un campo di battaglia… beh… i negromanti del Sinodo sarebbero riusciti forse a evocare un bel po’ di scheletri. Ma Burt non avrebbe mollato comunque, non ora che Conroy e Otho stavano lì, a portata di mano.
Eccoli! S’erano accorti di lui. I cinque di Otho indietreggiarono, allontanandosi dall’aereo. Conroy impugnò la pistola.
Ted scelse, dall’arsenale sul cruscotto, una Desert Eagle calibro .44 Magnum le cui pallottole arrivavano a due miglia di gittata.
Ted aveva imparato a sparare da vivo, dopo il Merging. Da morto, il suo cervello ricordava ancora quei movimenti come un buon programma di computer.
Erano a più di metà strada quando dalla terra cominciarono a sorgere i morti. Scheletri antichi, vestiti da frati.
Poi, Burt vide enormi ossa simili a travi, due ali di pipistrello, un enorme collo serpentino.
«Hanno un drago…»
Il marshal alzò la leva dei lampeggianti e una fortissima luce sacra si irradiò dal tettuccio della macchina. I primi scheletri vennero annichiliti. Le ossa si sbriciolarono.
Un fulmine globulare annerì il cofano della Crown Victoria, prima che Burt riuscisse a far partire lo scudo frontale anti-magia. La forza del fulmine si scaricò al suolo.
Ted si sporse e la Desert Eagle tuonò. Un elementale dell’aria spinse la pallottola fuori dalla canna e dentro l’occhio di un mago del Sinodo.
Lo scudo di Burt tremolò all’impatto con una palla di fuoco. La macchina sbandò a sinistra. Burt lottò per mantenere il controllo; mosse lo sterzo a destra, lasciò l’acceleratore. Ted sparò due colpi. Uno fu deflesso dallo scudo di un mago. L’altro uccise un uomo di Conroy.
I fucili mitragliatori spararono, incontrando la resistenza di uno scudo creato da Ted. Uno scheletro fu indebolito a tal punto dalle luci sacre, da esser distrutto dal paraurti dell’auto; un altro si attaccò allo sportello di Burt e appoggiò una mano al finestrino. Burt si girò e aprì la bocca per gridare.
Poi, lo scheletro fece esplodere il vetro con una palla di fuoco. Burt ebbe salva la vita grazie alla prontezza di Ted. L’elfo morto, con la sinistra, aveva creato uno scudo fra lo sportello e il marshal.
Burt era vivo, ma aveva perso il controllo della macchina. La Crown Victoria sbandò e si ribaltò. Il mondo fuori dall’abitacolo fece un mezzo giro a destra.
Poi ci fu lo schianto.

giovedì 5 dicembre 2013

U.S. Marshal - un altro tipo di fantasy - 2



I navajo chiamavano quel posto “capo destino” nella loro lingua. Dicevano che, anticamente, lì c’era un grande mare e che questo mare era stato prosciugato da un potente sciamano.
«Probabilmente Otho l’ha scelto apposta.» mormorò.
L’ottica della Longbow gli mostrò tre uomini di Conroy armati di fucili mitragliatori. Scaricavano borse di tela nere ai piedi dei maghi del Sinodo. Conroy aveva le mani contro i fianchi e sorrideva. Gli occhi erano coperti da un paio di lenti a specchio. Alla cintura aveva una pistola… e un lungo pugnale dalla lama ricurva e dal manico in osso.
Poi, d’un tratto, capì che qualcosa non quadrava.
C’entrano le ombre…, pensò.
Gli uomini del Sinodo erano cinque, ossia, cinque ombre. Gli uomini di Conroy erano tre, più l’agente della CIA, quattro. Quattro ombre.
«Ce ne sono dieci!» mormorò. Davanti a quella di Conroy ce n’era una che agitava le braccia.
Quel bastardo è invisibile!, pensò. Otho c’era, eccome! Solo che s’era reso invisibile con un incantesimo. Conroy sembrava vederlo benissimo. Forse quegli occhiali…
Dovevano avere una magia rivela-invisibile o qualcosa del genere.
Se fosse riuscito a beccarli entrambi… Burt tirò su col naso, poi fece scivolare la Longbow nella tasca.
Strisciò, arretrando, i sassi d’origine vulcanica che gli scricchiolavano sotto le punte degli stivali. Ted, come sempre, lo seguì.
Scese giù dal canyon, saltando di roccia in roccia. La Crown Victoria era lì: un grosso insetto nero, corazzato, sporco di terra.

mercoledì 4 dicembre 2013

U.S. Marshal - un altro tipo di fantasy - 1




L’aereo scodinzolò sulla pista, a cinque miglia dal binocolo militare di Burt Grayson.
«Eccolo!»
Burt era sulla sommità di un canyon. La terra rossa gli sporcava il cappotto. L’uomo aveva tolto la stella di latta degli U.S. Marshal e se l’era messa in tasca. La sua auto, una grossa Crown Victoria modificata, aspettava sul fondo del canyon.
Accanto a lui, Ted l’elfo osservava, silenzioso, il volo di un falco. Burt ne studiò il profilo dal naso e dal mento che quasi si toccavano, come una mezzaluna. Le orecchie avevano i padiglioni appuntiti e gli occhi un taglio obliquo. Ted puzzava di morto perché era morto. Burt aveva dovuto ucciderlo.
Era una vecchia storia.
Il marshal abbassò il binocolo e prese il bastone che aveva posato a terra. Era quello a tenere in vita Ted e a resuscitarlo ogniqualvolta veniva ucciso.
Burt si passò il dorso della mano sulla barba ispida, poi cacciò due dita nella tasca del cappotto. Adagio, fece uscire la carabina T-76 Longbow da cecchino. La teneva in una vera e propria tasca dimensionale, cucita sul cappotto. Quando riponeva lì la Longbow, questa semplicemente scivolava in un’altra dimensione ancorata alla tasca. Dentro, vi teneva i caricatori di scorta per la pistola, una croce d’argento e un coltello Bowie dalla lama affilata.

martedì 26 novembre 2013

Fantasy! - racconto preludio a un articolo



l'immagine si chiama Undead Knight, è di atomhawk e la trovate qui



Re-serpente rinasci! Dea della pace, dolore predici. Dio delle tenebre, dolore predici. Tutti vivranno contenti e felici.

I
Miron tirò un undici ai dadi. «Re-serpente rinasci!» disse. «Perché… perché la reciti?» Ianuas fece un ricciolo in aria con un dito e ammiccò.
«Perché ho vinto! Ho scacciato il serpente!» Miron sferrò un pugno sul tavolo e fece tintinnare i boccali. «Oste! Birra! Offro io!» urlò, girandosi verso il bancone per guardare il taciturno Narnus.
«Perché sempre birra?» domandò Ianuas. «Bere acqua porta malattie.» disse Miron. «La birra, invece, la si bolle.»
«Sei un dottore?» chiese Ianuas. «Un alchimista.» rispose Miron, sogghignando. «Ma quella cosa che reciti… cos’è?» Ianuas aggrottò la fronte e si pulì i baffi grigi sporchi di birra.
«Una vecchia filastrocca.» Miron sogghignò e riprese in pugno i dadi d’osso. Stava per tirare, quando si avvicinò al suo interlocutore e disse: «Una profezia.»
«Maddai!» fece Ianuas, barcollando sulla sedia. «E come fa?»
«Beh… Re-serpente rinasci… uhm, poi dea della pace qualcosa… uhm, poi c’è il dio delle tenebre…»
«E tutti vivranno felici e contenti.» disse una terza voce. Miron si girò e squadrò Narnus. «E tu da quando in qua ti ricordi qualcosa?» domandò. «Beh, compare Ianuas, devi sapere che l’oste è smemorato… non si ricorda chi cavolo sia. Rammenta solo il proprio nome.»
«Già.» affermò Narnus. L’attenzione di Ianuas deviò verso quell’uomo taciturno, impegnato a versare birra con un mestolo nei boccali e a condirla con un sacchettino di spezie.
Miron ebbe una reazione strana. Batté un pugno sul tavolo e si alzò. Andò a sbraitare davanti a Narnus. Urlava così forte che a Ianuas fecero male le orecchie. Un armigero dalla faccia di faina alzò gli occhi dallo stufato e si mise a fissare Miron con i suoi piccoli occhi cattivi.

domenica 28 luglio 2013

Zombie per le vacanze

come cover ho scelto questo bellissimo disegno del gioco Road of the Dead di Evil-Dog. Potete trovare disegno e gioco qui!


Me ne aveva parlato il mio socio Valerio e ancor prima avevo letto almeno il titolo e mi aveva incuriosito. Si tratta del libro "Married with zombie" (se non sbaglio il titolo originale è questo) da noi tradotto come "Finché Zombie non ci separi".
Me lo sono comprato come libro per le vacanze, scegliendo più o meno accuratamente fra pochi, ma bei titoli di zombie.

martedì 2 aprile 2013

Due seduti alla fine del mondo - racconto di fantascienza



Un taxi nero si aggira per le strade di Londra. A guidarlo non è il tassista, ma un uomo dagli occhi crudeli e profondi come il male. Come il male, ha labbra piene. Come quelle del diavolo, esse son chiuse in una smorfia di scherno.
Guida piano e ogni tanto muove il volto lungo, scavato, aspirando l’aria come farebbe un animale.
Il naso è grosso, forte, dritto: nasce dalla fronte come una spada per dividere le sopracciglia.
Ora la macchina rallenta, sino a fermarsi.
L’uomo scende e lascia lo sportello aperto, poi distrattamente, ammira il Big Ben e segue i raggi del tramonto dipingere le rovine di Westminster.

giovedì 21 marzo 2013

Piglia una foto e facci un racconto; tira un dado e compila la scheda



Piglia una foto e facci un racconto!
Specialmente quando fuori c'è il sole.
Sono metereopatico (si scrive così?) e quando il tempo è brutto, c'è neve, grandine, pioggia, nebbia, buio eccetera, mi verrebbe voglia di mettermi in una vasca d'acqua calda e tagliarmi le vene.
Dovrei vivere alla Hawaii - non mi ci farebbero mai entrare - o in Sicilia - e di cosa? non c'è lavoro.

Hawaii: qui sì che la mia creatività andrebbe a mille!
Quando fuori splende il sole, però, mi vengono tante idee e mi torna la voglia di scrivere.
Scrivo ogni giorno, per tenermi in esercizio. Scrivo molte cose che non pubblico e che divengono semplici esercizi, senza i quali il mio stile sarebbe rimasto com'era anni fa.

mercoledì 20 marzo 2013

La strana giustizia del cadavere parlante - racconto fantasy




Aula del tribunale.
Città di Eru.
Regione di Ketaia.
Regno di Targoria.
Giorno 22. Mese di Chet.

Parte della trascrizione del processo a:
Lankh di Porta di Tral,
mercenario,
ex-capitano dell’esercito reale.

Trascrizione eseguita dal segretario Neid Aro,
mago reale, in servizio presso l’aula su richiesta del burgravio d’Eru,
Sua Grazia Ella Erben Jarn dei Jarn d’Eru.

«non ho ucciso Manevo, vostro onore,» disse Lankh, alzandosi in piedi e allargando le braccia.
«perché non hai i polsi legati, ribaldo?» domandò il giudice. Lankh stette bene attento a non sorridere e indicò i carcerieri dai lunghi giachi:
«hanno servito sotto di me in battaglia. Vi prego di perdonarli.» disse.
Il giudice si massaggiò le palpebre:
«Manevo è morto e tu hai l’arma del delitto.» disse, «parlare non serve.»
«Vostro onore, io ho – è vero – l’arma del delitto, eppure non l’ho usata per uccidere Manevo. In effetti, nessuno l’ha usata per ferirlo a morte materialmente.» spiegò Lankh.

martedì 22 gennaio 2013

Missione ad Arcangelo



B-669 Dracul
Licenza Creative Commons
Missione ad Arcangelo by Marcello Nicolini is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.
Based on a work at http://alessandrogirola.me/due-minuti-a-mezzanotte/.
Permissions beyond the scope of this license may be available at http://alessandrogirola.me/due-minuti-a-mezzanotte/.


Nota:
in questo racconto appare un super di nome Drago. Drago è stato creato da Moreno Pavanello per il racconto "I fili del destino" che potete leggere qui.


*


E mi trovo a fissare la canna di una pistola.
L’inglese mi spara un paio di colpi. Li prendo in pieno e scivolo sulla neve. Lui si avvicina e spara di nuovo.
Sobbalzo. Questa volta mi ha fatto male.
Ma andiamo con ordine.

domenica 9 dicembre 2012

Ma i non-morti la pagano l'IMU?

imu ooorti ca tieni
Come si scrive?
Non morto, non-morto o nonomorto?
Io mi sono rotto e ho deciso di scriverlo con l'asterisco, così non*morto!
Ma che m*****a è un non*morto? E perché va tanto di moda oggigiorno?